STUPIDA RAZZA

lunedì 13 dicembre 2021

L’UE CI AUMENTA PURE LE BOLLETTE

 

A trainare l’inflazione non è solo la carenza di materie prime unita ai problemi logistici globali successivi ai lockdown: ci si mette l’Ue in modo diretto. Dopo la «confisca» alle case non abbastanza green, è allo studio una direttiva per i fornitori di gas: dovranno pagare per le emissioni di CO2 e ridurle ogni anno. Scontato l’e f fetto a cascata sulle bollette. E su questo fronte il governo può poco: arrivano fondi scarsi per piccole imprese e famiglie con Isee inferiore a 8.000 euro annui. Dopo il geniale divieto di c o m p rave n d i ta e affitto di abitazioni che non rispondono a precisi requisiti di efficienza energetica, l’Unione europea ha pronto un altro macigno da scagliare sul portafoglio degli italiani: il nuovo sistema di scambio delle quote di emissione di CO2 per le case e i trasporti. Il provvedimento che rischia di mandare alle stelle i costi del riscaldamento e della benzina è una replica del sistema Ets (Emission trading system) che già grava sulla produzione di energia elettrica e sugli utilizzi industriali del gas. La nuova direttiva allo studio prevede che dal 2025 il gas naturale e il gasolio da riscaldamento, nonché benzina e gasolio per autotrazione, vengano gravati del costo delle emissioni di CO2. Il nuovo sistema sarà allargato anche al teleriscaldamento e al trasporto marittimo, mentre quello aereo è già coperto dal vecchio Ets. La direttiva in approvazione a Bruxelles è classificata come Com(2021) 551, a modifica d ella direttiva 2003/87/Ce, in attuazione del pacchetto Fit for 55, lanciato con grande enfasi lo scorso luglio da Ursula von der Leye n e dai commissari Paol o Ge nti lon i, Frans Timmermans e Kadri Simson. La direttiva che riforma l’attu a l e Ets ha lo scopo dichiarato di contribuire in quota parte alla riduzione delle emissioni di CO2 del 55% nel 2030 (rispetto al 1990). Nel nuovo Ets che riguarderà i consumi energetici delle case (esclusa l’energia elettrica, su cui già grava l’attuale sistema) i soggetti direttamente obbligati saranno i fornitori di gas per uso domestico e quelli di gasolio da riscaldamento. Questi dovranno iscriversi a un apposito registro e dichiarare annualmente la quota di emissioni che hanno contribuito a generare. Il calcolo delle emissioni è legato a una formula standard applicata ai volumi di combustibile effettivamente forniti. Non sono possibili errori o scappatoie perché i volumi considerati saranno quelli già utilizzati per il pagamento delle accise, dunque misurati e fiscalmente validati grazie a un sistema che ha decenni di s to r i a . In pratica, il fornitore del gas utilizzato per riscaldamento, cucina e acqua calda delle abitazioni sarà tenuto ogni anno a restituire presso il registro i certificati rappresentativi delle emissioni di CO2 che le sue forniture hanno generato nell’anno. Il soggetto obbligato dovrà approvvigionarsi di tali certificati (o «quote») partecipando alle aste che saranno bandite periodicamente dai singoli Stati membri (in Italia il soggetto deputato dovrebbe essere il Gse). Il sistema Ets disegnato dalla direttiva prevede che il numero di quote messe all’asta decresca annualmente del 5,15%. Restringere l’offerta ha l’e f fetto di far salire il prezzo e rendere sempre più costosi i permessi: è esattamente lo stesso meccanismo che già esiste per la generazione di energia elettrica, che ha un proprio sistema Ets già rodato in cui il prezzo delle emissioni è ormai di 90 euro a tonnellata. Dovrebbe essere consentito anche un mercato secondario di quote Ets, quindi gli operatori potranno scambiarsi tra di loro i permessi acquistati in asta. La direttiva prevede che i proventi delle aste siano ripartiti tra l’Ue e i singoli Stati banditori, che dovrebbero utilizzare i fondi per progetti di riduzione delle emissioni. Ovviamente, in modo analogo a quanto già accade per le forniture di energia elettrica, il costo delle quote CO2 così aggiudicate sarà scaricato a valle dai soggetti obbligati. Dunque, saranno i consumatori finali a pagare. La stessa cosa, identica nelle modalità ma applicata alle compagnie petrolifere, varrà per i consumi di benzina, gasolio, Gpl e metano per autotrazione. La battaglia senza quartiere che l’Ue si è intestata sembra più contro il portafoglio dei cittadini che contro le emissioni di CO2. L’ennesimo balzello in nome del Green deal provocherà un innalzamento dei costi per riscaldare la casa e per usare l’automobile. Una corsa al rialzo dei prezzi che genera anche dinamiche inflazionistiche e che rischia di scatenare reazioni sociali. Con questo sistema, il preciso obiettivo dell’Unione europea non è rendere le fonti rinnovabili meno costose, ma rendere le fonti fossili più costose delle rinnovabili sino a renderle proibitive, così da disincentivarne l’uso. È un titanico (e sconsiderato) sforzo di creare una domanda di energia rinnovabile che non c’è. Come si crea una domanda che non esiste, avendone la facoltà? Innanzitutto, stroncando la domanda dei beni fungibili che possono agire da concorrenti, gravando il loro prezzo di carichi fiscali e oneri vari. Vale la pena ricordare che in Italia già oggi le accise pesano sulla benzina per i due terzi del prezzo alla pompa. Se però nei trasporti qualche alternativa al salasso esisterà, per quanto costosa e foriera di altri problemi come l’aut o elettrica, per il riscaldamento domestico il discorso si fa più difficile. Non basterà rendere più efficienti energeticamente le nostre case, a prezzo di onerose ristrutturazioni. Sarà necessario sostituire gli impianti di riscaldamento con alternative costose e complesse come le pompe di calore alimentate elettricamente. Per capire la difficoltà di questo passaggio basta pensare a un condominio di una cinquantina di appartamenti, magari costruito negli anni Sessanta, con riscaldamento centralizzato. Con più di 9 milioni di abitazioni costruite prima del 1980, sembra che in Italia avremo parecchio da fare. Negli allegati alla proposta di direttiva la Commissione europea stima che per l’Ita l i a il nuovo sistema Ets comporterebbe un aumento dei costi dei combustibili del 10%. La stima sembra alquanto ottimistica, è facile pensare che l’impatto sarà ben superiore. Ipotizzando un prezzo della CO2 di 50 euro a tonnellata, il costo di un metro cubo di gas crescerà di circa 10 centesimi di euro, pari a poco meno del prezzo del gas un anno fa. Non è tutto, naturalmente. Fa parte del pacchetto Fit for 55 anche la revisione della direttiva sulla tassazione degli idrocarburi, che prevede l’abolizione degli sconti fiscali sui combustibili utilizzati per alcune attività come autotrasporto e agricoltura, nonché per alcune categorie di consumatori. Inoltre, incombe la direttiva sul Carbon border adjustment mechanism, un sistema per cui il prezzo dei beni importati sarà gravato da una tassa legata alle emissioni di CO2 generate per produrli. Insomma, l’Unione europea vuole essere la prima della classe e, come ai bei tempi di frau Angela Merkel, ci chiede di fare i compiti a casa. Ancora una volta, è proprio la casa l’oggetto del compi to.

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