STUPIDA RAZZA

giovedì 13 gennaio 2022

Bce: «La transizione crea inflazione»

 

SONO DACCORDO SUL SECONDO PUNTO MA NON SUL PRIMO !

L’assassino è il maggiordomo. Viene alle mente questo cliché letterario, leggendo quanto ha detto sabato scorso Isabel Schnabel, membro del board della Banca centrale europea, ovvero: la transizione energetica causa l’au m e nto dei prezzi dell’energia e porta con sé rischi di inflazione persistente. Partecipando a un panel su Climate and the Financial System all’A m e r ic a n finance association, l’ec on omista ha concluso in sintesi che la Banca centrale dovrà attuare una stretta monetaria nel caso, assai probabile, che la transizione energetica causi la persistenza di prezzi alti dell’energia. Il discorso della S ch n a b el è importante perché contraddice esplicitamente la narrazione fin qui adottata dalla stessa Banca centrale e da gran parte degli analisti mainstream su due punti fondamentali. Il primo è che l’in - flazione sia transitoria: nella sua esposizione, la S ch n a b el riconosce che lo shock dei prezzi energetici cui abbiamo assistito negli ultimi mesi non è temporaneo ma è destinato a permanere, sia pure in forme meno acute di quelle viste nelle scorse settimane. Il secondo assunto che viene demolito è che il rialzo dei prezzi energetici non sia causato dalla transizione energetica. Citiamo testualmente: «La combinazione di insufficiente capacità di produzione di energie rinnovabili nel breve periodo, investimenti modesti nei combustibili fossili e aumento dei prezzi del carbonio significa che rischiamo di affrontare un periodo di transizione forse prolungato durante il quale la bolletta energetica aumenterà » . Quindi, la Bce ammette che il Green deal è una politica economica intrinsecamente inflazionistica. Tuttavia i due elementi citati, secondo la relatrice, non devono spingere ad abbandonare la lotta al cambiamento climatico, considerata bene supremo: «I prezzi dei combustibili fossili ora non solo dovranno rimanere elevati, ma anche continuare a crescere se vogliamo soddisfare gli obiettivi dell’Ac - cordo di Parigi sul clima. […] Sarebbe un grave errore se i governi, di fronte all’au m e nto dei prezzi dell’energia, facessero marcia indietro rispetto al loro impegno a ridurre le emissioni. I governi non dovrebbero inoltre rallentare il ritmo della transizione o ritardare l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili». Un «Whatever it takes» in salsa verde, insomma. Ma come può l’economia europea sostenere il rialzo dei prezzi energetici? Semplice, dice l’economista: con il fondo sociale istituito dalla Commissione europea per il sostegno alle famiglie e con gli acquisti comuni di gas. Come spesso capita su l l ’asse Bruxelles-Francoforte, all’analisi corretta perché tecnica (il Green deal genera inflazione) segue l’azione sbagliata perché politica (diamo qualche spicciolo ai poveri). Le spese energetiche sono anelastiche, in massima parte, e incidono molto sul portafoglio delle famiglie meno abbienti: un aumento dei costi dell’energia ha dunque effetti regressivi. Ma il Fondo sociale per la transizione ecologica ha una dotazione largamente insufficiente per sostenere in concreto i cittadini europei in difficoltà, ed è anzi la dichiarazione esplicita che cittadini e imprese saranno costretti a sostenere i costi della transizione imposta dall’alto. Per quanto riguarda gli acquisti comuni di riserve strategiche di gas, poi, si tratta di una misura molto incerta nella realizzazione e che nella realtà inciderà ben poco sulla formazione dei prezzi di mercato della materia prima. I prezzi dell’energia nel 2021 sono balzati a livelli record spingendo 
l’inflazione al 5% a dicembre 2021, un livello mai visto nella zona euro. La Bce però non ha cambiato la propria previsione di un ritorno al 2% di inflazione entro il 2022 e ha avviato una riduzione del ritmo degli acquisti di titoli di Stato dell’Eurozona, rinviando al 2023 eventuali decisioni in merito a un rialzo dei tassi. Trincerandosi dietro l’asserita transitorietà dell’inflazione, si è dimostrata in realtà consapevole che una stretta monetaria, oggi, avrebbe l’effetto di affossare una ripresa economica che appare sempre più esanime. Ora però il discorso di Isa - bel Schnabel sembra rimettere in discussione l’ap p ro c c io soft scelto da Christine Lagarde nell’ultima riunione della Bce e dare qualche argomento in più ai rigoristi. Tra questi va certamente annoverato il nuovo presidente della Bundesbank Joachim Nagel, succeduto ufficialmente a Je n s Weid m a n n lo scorso venerdì 7 gennaio, il giorno prima dell’intervento pubblico della S ch n a b el . La transizione verso un utilizzo di energia a zero emissioni richiederà molto tempo, se mai si concluderà. L’aumento della imposizione fiscale sui combustibili fossili, l’aumento del prezzo della CO2 (con Ets esteso anche al riscaldamento domestico e alla benzina), la minore offerta di gas sono fattori che, combinati con la sostanziale rigidità della domanda energetica, esercitano una pressione al rialzo sui prezzi al consumo. Dunque, da una parte serviranno interventi fiscali da parte dei governi per attutire l’impatto dei rincari, dall’a l tra la Bce dovrà intervenire per moderare l’i n f l a z io n e. Questo è il quadro disegnato dall’Unione europea: un incubo per Paesi come l’Ita l i a , per cui lo spazio fiscale a disposizione è praticamente nullo e per il quale l’au m e nto dei tassi avrebbe conseguenze serie sull’indebitamento. L’economia del nostro Paese rischia di avvitarsi un’altra volta in una spirale discendente in nome di una transizione che pochi potranno sostenere. Forse, giusto quei pochi che possono permettersi un magg io rd o m o.

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