SONO DACCORDO SUL SECONDO PUNTO MA NON SUL PRIMO !
L’assassino è il maggiordomo. Viene alle mente questo
cliché letterario, leggendo
quanto ha detto sabato scorso
Isabel Schnabel, membro del
board della Banca centrale europea, ovvero: la transizione
energetica causa l’au m e nto
dei prezzi dell’energia e porta
con sé rischi di inflazione persistente. Partecipando a un
panel su Climate and the Financial System all’A m e r ic a n
finance association, l’ec on omista ha concluso in sintesi
che la Banca centrale dovrà attuare una stretta monetaria
nel caso, assai probabile, che
la transizione energetica causi la persistenza di prezzi alti
dell’energia. Il discorso della
S ch n a b el è importante perché
contraddice esplicitamente la
narrazione fin qui adottata
dalla stessa Banca centrale e
da gran parte degli analisti
mainstream su due punti fondamentali. Il primo è che l’in -
flazione sia transitoria: nella
sua esposizione, la S ch n a b el
riconosce che lo shock dei
prezzi energetici cui abbiamo
assistito negli ultimi mesi non
è temporaneo ma è destinato a
permanere, sia pure in forme
meno acute di quelle viste nelle scorse settimane. Il secondo
assunto che viene demolito è
che il rialzo dei prezzi energetici non sia causato dalla transizione energetica. Citiamo
testualmente: «La combinazione di insufficiente capacità
di produzione di energie rinnovabili nel breve periodo, investimenti modesti nei combustibili fossili e aumento dei
prezzi del carbonio significa
che rischiamo di affrontare un
periodo di transizione forse
prolungato durante il quale la
bolletta energetica aumenterà » .
Quindi, la Bce ammette che
il Green deal è una politica
economica intrinsecamente
inflazionistica. Tuttavia i due
elementi citati, secondo la relatrice, non devono spingere
ad abbandonare la lotta al
cambiamento climatico, considerata bene supremo: «I
prezzi dei combustibili fossili
ora non solo dovranno rimanere elevati, ma anche continuare a crescere se vogliamo
soddisfare gli obiettivi dell’Ac -
cordo di Parigi sul clima. […]
Sarebbe un grave errore se i
governi, di fronte all’au m e nto
dei prezzi dell’energia, facessero marcia indietro rispetto
al loro impegno a ridurre le
emissioni. I governi non dovrebbero inoltre rallentare il
ritmo della transizione o ritardare l’eliminazione graduale
dei sussidi ai combustibili fossili». Un «Whatever it takes»
in salsa verde, insomma. Ma
come può l’economia europea
sostenere il rialzo dei prezzi
energetici? Semplice, dice l’economista: con il fondo sociale istituito dalla Commissione
europea per il sostegno alle famiglie e con gli acquisti comuni di gas. Come spesso capita
su l l ’asse Bruxelles-Francoforte, all’analisi corretta perché
tecnica (il Green deal genera
inflazione) segue l’azione sbagliata perché politica (diamo
qualche spicciolo ai poveri).
Le spese energetiche sono
anelastiche, in massima parte, e incidono molto sul portafoglio delle famiglie meno abbienti: un aumento dei costi
dell’energia ha dunque effetti
regressivi. Ma il Fondo sociale
per la transizione ecologica ha
una dotazione largamente insufficiente per sostenere in
concreto i cittadini europei in
difficoltà, ed è anzi la dichiarazione esplicita che cittadini e
imprese saranno costretti a
sostenere i costi della transizione imposta dall’alto. Per
quanto riguarda gli acquisti
comuni di riserve strategiche
di gas, poi, si tratta di una misura molto incerta nella realizzazione e che nella realtà inciderà ben poco sulla formazione dei prezzi di mercato
della materia prima. I prezzi
dell’energia nel 2021 sono balzati a livelli record spingendo
Nessun commento:
Posta un commento