L’INTERVENTO DELL’ESPERTO: «LIMITARSI A CHIUDERE IN CASA GLI INFETTI È UNA POLITICA FALLIMENTARE»

 

Gentilissimo direttore, il nostro Paese ha quasi raggiunto la soglia tragica dei 140.000 morti, un primato in Europa superato solo dal Regno Unito. Questo sembra rendere ragionevole all’intera politica governativa del Paese, per evitare altri morti, le misure draconiane molto controverse che conosciamo e che non solo stanno mettendo in ginocchio la realtà socioeconomica italiana, ma lo stesso tessuto democratico della nazione. Ci si dovrebbe chiedere, tuttavia, se si poteva fare diversam e nte. La comunità scientifica internazionale biomedica in pratica sta quasi esclusivamente studiando il Covid e dunque è verosimile ammettere che dopo due anni di pandemia l’ignoranza in scienza, e per diretta dipendenza in politica, non è più giustificabile. Farò allora un singolo, illuminante esempio tra i tanti che sto studiando. Esso riguarda la politica delle tre T, che in Italia è monca. Difatti, il famigerato criterio delle tre T, testing-tracing-treating, manca del treating. Cosa fa il soggetto diagnosticato come Sars-Cov-2 positivo? Viene chiuso in casa in attesa che negativizzi, senza trattamento, neanche preventivo riguardo all’evoluzione immuno-trombotica dell’infezione. Se comincia ad avere i primi timidi sintomi infiammatori, sappiamo come viene curato dalla medicina di base, tachipirina e vigile attesa. Nella maggior parte dei casi, perché le statistiche sono inequivocabili, a meno che non si tratti di anziani, soprattutto se con comorbidità, la cosa si risolve con assenza di sintomi o con un quadro paucisintomatico. Ma il protocollo emergenziale riporta, per le tre T, solo le prime due, esteso anche a chi è entrato in contatto con il positivo e positivo non è. Tranne l’encomiabile sforzo di alcuni medici che parlano di terapia domiciliare, nessun protocollo terapeutico degno di questo nome completa l’approccio delle 3T in modo serio ed efficace. Ma c’è dell’alt ro. La terza T, il trattamento, è relegato ai pronti soccorso e agli ospedali, mica al medico di base con telemedicina. Il Portogallo ha fatto finora 19.029 morti, la Lombardia 35.403, Portogallo e Lombardia hanno lo stesso numero in quanto a popolazione, intorno ai 10 milioni di abitanti, ma il Portogallo ha una gestione della medicina territoriale molto avanzata che ha ridotto l’afflusso ai pronti soccorso al 5%, per i codici meno urgenti. Migliore gestione territoriale uguale meno morti. La politica perversa del contact tracing, ridotta al solo test di farmacia, molto criticato, serve solo a creare discriminazioni sociali e danni psicologici. Gli italiani che risultano positivi e negativizzano entro una settimanadieci giorni senza sintomi, adesso che c’è la variante Omicron, sono il 14% dei testati totali, a fronte di una quantità di tamponi che è 5 volte più alta del 2020, mentre nel 2020 era del 25%. Le persone negative, dunque, sono ad oggi minimo l’86%, considerando che molta gente si è immunizzata naturalmente e/o si è vaccinata. A che serve ancora stressare gli italiani con la narrazione dei contagi, se manca la terza T? Si risolve la pandemia arrestando e massacrando la vita della gente o trovando una cura rapida ed efficace, che già c’è? Si risolve la pandemia contando i contatti umani e restringendo le libertà individuali o intervenendo terapeuticamente, con protocolli giusti e medicina territoriale adeguata laddove ci siano i primi segnali di i n fez io n e? L’epidemiologia della variante B1.1.529 ci dice che il contatto non ti porta all’ospedale senza se e senza ma, e non si giustifica questo panico per il semplice contatto, perché è semmai l’intera politica delle 3T, eseguita prima dell’o s p e d a l i z za z io - ne, che fa da diga al sovraccarico sulle strutture recettive ospedaliere degli acuti. Finora stiamo solo tracciando la gente e la chiudiamo in casa se positiva. Nient’altro. Non è una buona politica, mi addolora dirl o.