Crolla la fiducia in Germania Indice Zew ai minimi dal 2011
Il barometro Zew segna tempesta.
L’indice Zew che misura la fiducia per
i prossimi sei mesi degli investitori e
degli analisti finanziari ed economici
in Germania è crollato in luglio a quota
-53,8 con un tonfo di 25,8 punti rispetto a giugno, toccando il livello più basso dal dicembre 2011, sprofondando
molto più del -38,3 previsto dal sondaggio Reuters e andando persino
peggio delle aspettative già molto cupe rilevate durante la pandemia. Più di
tutti sono andati male i settori ad alta
intensità energetica e le esportazioni.
I 179 intervistati dal Centro di ricerca economica di Mannheim vedono nero anche per la situazione economica attuale: la fiducia è scesa a
quota -45,8 con un calo di 18,2 punti
rispetto al mese precedente e segnando più pessimismo rispetto all’avvio della crisi Covid-19.
Quando in passato le due rilevazioni, attuali e nei sei mesi, sono risultate
entrambe molto negative, la Germania è entrata in recessione.
Sono tre le principali preoccupazioni che hanno provocato questo
crollo di fiducia: «Il peggioramento
del quadro economico dipende soprattutto dall’approvvigionamento
energetico in Germania, dai rialzi dei
tassi d’interesse della Bce, dal rischio
di ulteriori misure restrittive in Cina
per Covid», ha spiegato l’economista
Achim Wambach che si occupa dell’indice Zew, aggiungendo che le
prospettive si sono deteriorate anche
a causa della maggiore debolezza dei
consumi privati. Analisti e investitori
hanno aspettative moderatamente
positive nel settore banche (10,3),
compagnie di assicurazione (18,7)
servizi (2), telecomunicazioni (15) e
IT (27,5) mentre oscillano tra -29 e
-59 per auto, chimico, acciaio, elettronico, meccanico, beni di consumo, costruzioni.
Anche le aziende tedesche sono
più pessimiste. La nuova indagine
economica dell’Istituto di economia
tedesca (IW) ha mostrato ieri che un
quarto delle 2.300 aziende tedesche
intervistate prevede un calo della
produzione nel 2022 rispetto al 2021,
mentre un terzo prevede un aumento della produzione. Il settore delle
costruzioni rischia la recessione, con
meno investimenti e taglio della forza lavoro. Secondo il sondaggio IW,
uno “shock occupazionale” sarà evitato nonostante la guerra in Ucraina,
l’aumento dei prezzi e i colli di bottiglia nelle forniture.
Il settore metalmeccanico metallugico intanto è in fibrillazione. Lunedì
scorso i vertici del potente sindacato
IG Metall, con 3,9 milioni di aderenti,
hanno deciso di chiedere un aumento
dell’8% dei salari nella contrattazione
collettiva che inizierà a metà settembre. «Le bollette aumenteranno nuovamente nel 2023, l’economia ha bisogno di redditi crescenti e consumi
stabili. Le aziende vanno bene, in termini di utili e di ordini e possono trasferire i costi in aumento», ha detto il
presidente di IG Metall Jörg Hofmann,
ricordando che l’ultimo aumento salariale concordato risale al 2018. L’8%,
che non è il valore più alto tra quelli rilevati nelle consultazioni regionali del
sindacato, ha lo scopo di assorbire
l’aumento dei prezzi di quest’anno e
del prossimo anno: la Bundesbank
prevede un’inflazione in Germania
del 7,75% nel 2022 e del 4,5% nel 2023.
Un aumento dell’8% è stato chiesto a
Volkswagen la scorsa settimana. L’associazione dei datori di lavoro Gesamtmetall ha criticato aspramente la
richiesta come una «perdita del senso
di realtà» e di un sindacato diventato
«cieco» di fronte all’evidenza dell’impennata dei costi per le imprese, alcune delle quali nel settore metalmeccanico stanno producendo il 12% in meno rispetto al 2018. I salari inoltre sarebbero cresciuti dal 2018 grazie ai
premi Corona e ai bonus una tantum.
Il governo guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz, che quest’anno porterà il salario minimo a 12 euro come
promesso in campagna elettorale, ha
avviato nei giorni scorsi un’“Azione
Concertata” coinvolgendo attorno a
un tavolo tutte le parti sociali. Per
Scholz la Germania si trova di fronte a
una «sfida storica». Il pacchetto di
aiuti da 30 miliardi già varato dal governo della coalizione semaforo SpdVerdi-Fdp, per l’emergenza energetica e l’alta inflazione, farà risparmiare
una famiglia media 1.000 euro circa
l’anno. Per IG Metall non basta.
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