STUPIDA RAZZA

giovedì 14 luglio 2022

La Francia dice no al green pass In Italia invece è solo «sospeso»


La Francia blocca emergenza sanitaria e green pass. Da noi, emergenza decaduta, lasciapassare rimasto. La maggioranza di Emmanuel Macron è finita sotto all’assemblea parigina. Martedì sera, Rassemblement National di Marine Le Pen, i comunisti, gli ecologisti e i rappresentanti di France Insoumise si sono uniti per stoppare l’articolo due della legge sanitaria. Con 219 voti contro 195 è stato abolito l’uso del green pass per viaggiare e contestualmente fatto decadere a partire dal primo agosto il regime giuridico dello stato di emergenza sanitaria. In sostanza, come ha ammesso il ministro della Salute Francois Braun, il lasciapassare viene di fatto abolito e se «si renderanno necessarie nuove misure di contenimento» dovrà essere riavviato l’iter e, in ogni caso, limitatamente ai viaggi da e per la Francia. A far scattare l’opposizione è stato anche un dettaglio non da poco. Il partito di M ac ro n avrebbe voluto mantenere il green pass anche per gli spostamenti dalla Corsica e da tutti i territori d’oltremare verso Parigi. Un colpo di coda che è diventato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Esattamente ciò che non è mai accaduto in Italia. Dove il lasciapassare è servito per muoversi da una Regione all’altra fino ai più basilari pilastri della vita sociale. Tipo, l’accesso al proprio posto di lavoro. Vedremo che succederà in Francia. Noi possiamo solo prendere atto delle differenza e augurarci che il Parlamento nostrano giochi d’anticipo rispetto ai rischi di riavvio del circo mediatico e delle limitazioni di libertà che ci attendono dietro l’angolo. Giusto il tempo che ricominci l’au - tunno. Ci sono le premesse tecniche e pure politiche. Nel primo caso, bisogna tornare a marzo scorso. A un anno esatto dal dpcm con cui Mario Draghi dava continuità alla linea C o nte (salvo il fatto di abolire per i ristoranti il divieto di chiudere alle 18), Palazzo Chigi partoriva l’ennesimo dpcm. Il testo finito in Gazzetta ufficiale il 4 marzo rende di fatto perenne la piattaforma del green pass. Il documento, formalmente, serve ad aggiornare le modalità di verifica dell’ob - bligo vaccinale e della carta verde. Nella realtà, e senza tanti giri di parole, all’a rt ic o - lo 1 (comma b) spiega che la blockchain sottostante il lasciapassare, una volta somministrata la dose di richiamo successiva al ciclo vaccinale, deve durare 540 giorni. Al termine dei quali la piattaforma nazionale provvederà in automatico a emettere un secondo green pass, anch’esso valido per altri 540 giorni. In tutto sono quasi tre anni. Se poi l’automatismo non verrà interrotto, si andrà avanti di ulteriori 540 giorni. Nel frattempo e quindi da marzo scorso - si legge sempre nel testo - si diramano periodicamente gli aggiornamenti dei sistemi di lettura in modo che ciascuna categoria venga incasellata correttamente. Bidosati, covidati. Tridosati. Tridosati, covidati e in futuro riquadro apposito per chi ha quattro punture e via dicendo. Il fatto che oggi il green pass sia richiesto solo per l’ingresso nelle strutture Rsa non significa assolutamente che non esista più. Potrà essere riattivato in un istante. A differenza di quanto è accaduto in Francia martedì sera (Parigi, facendolo decadere, blocca il progetto green pass), da noi il perimetro di garanzia dello stato di emergenza è stato già violato. Infatti la dichiarazione dell’alert emergenziale è servita prima per giustificare l’i ntroduzione progressiva della struttura digitale e di tutti i vincoli e poi il governo ha lasciato decadere lo stato di emergenza, mantenendo in vita e poi prorogando l’i nte ra impalcatura digitale che si palesa con il semaforo verde o rosso. Dietro c’è molto di più. Stupisce - lo abbiamo già scritto - che nessuno alzi le antenne, si interroghi e si chiede quali e quante saranno le funzionalità future. Potenzialmente sono infinite e tendono in un certo senso al modello cinese. L’obiettivo dichiarato dall’Ue (febbraio 2020, prima dell’inizio della pandemia) è quello di trasformare i governi in piattaforme e i cittadini in Identità digitali. Per essere più precisi, in portafogli (wallet) digitali certificati da una struttura blockchain. Esattamente la stessa infrastruttura messa in piedi per certificare la carta verde. Infilato dentro a un decreto legge collegato alla manovra, il ministero dell’Economia ha prorogato lo scorso dicembre per tutto il 2022 l’auto - rizzazione a tracciare la salute degli italiani in barba alla privacy. Si tratta di uno schema nato ad aprile del 2020 assieme allo stato di emergenza. Serviva per lanciare le app Immuni e Io. Poi è servito per lanciare il green pass. Grazie al blitz di Dan iele Fra n c o, lo schema è finito in manovra sganciandosi dallo stato di emergenza. E c’è da scommettere sarà rinnovato con la prossima manovra. Va anche ricordato che nel dl Riaperture di ottobre 2021 è stato infilato un articolo che permetterà a tutti gli enti pubblici o i ministeri di scambiarsi i nostri dati senza dichiarare l’uso che ne vogliono fare. In gergo tecnico si chiama interoperabilità dei silos dati. Tradotto, è la possibilità di tracciare i cittadini che a questo punto possono anche essere chiamati utenti digitali. Insomma, il Parlamento ne ha di norme da smontare. Farebbe bene a farlo, prima che il sistema del green pass, da sanitario, si estenda anche al modello economico e venga utilizzato per i prossimi lockdown energetici.


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