STUPIDA RAZZA

venerdì 28 ottobre 2022

Aie: «La guerra in Ucraina sarà un punto di svolta per la transizione verde»

 



La guerra in Ucraina può trasformarsi da fattore di stallo a punto di svolta nella lotta al climate change. Ne è convinto Fatih Birol, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), che ieri ha presentato il suo rapporto annuale. Per la prima volta, si prevede uno stop della crescita di tutte le fonti fossili, gas compreso, che lasceranno sempre più spazio alle rinnovabili. Il calo delle forniture dalla Russia ha spinto l’Europa a riscoprire perfino il carbone e i contraccolpi della crisi hanno messo in ombra lo sviluppo delle fonti alternative. L’Onu denuncia che si è «sprecato un altro anno» e avvisa che i Governi sono molto lontani dall’obiettivo di limitare attorno a 1,5° l’aumento delle temperature globali. Al contrario, il termometro sembra destinato a salire di 2,5-2,8 gradi. Lo scenario dell’Aie offre però spiragli di ottimismo. «I mercati e le politiche energetiche sono cambiati a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, non solo per questa fase, ma per i decenni a venire. Le risposte dei Governi in tutto il mondo promettono di fare di questo un punto di svolta verso un sistema energetico più pulito, conveniente e sicuro», ha detto Birol.Le misure anti-crisi, come l’Inflation Reduction Act negli Usa e il pacchetto REPowerEU, si sommano ai piani già esistenti anche in Giappone, Cina e India, e faranno salire gli investimenti nelle fonti pulite sopra i 2mila miliardi di dollari all’anno entro il 2030, quasi il 50% in più rispetto ai livelli attuali (ma poco rispetto ai 4mila che servirebbero). Al contrario, per la prima volta le previsioni sulla domanda globale di combustibili fossili mostrano un picco alla metà degli anni Venti, seguito da una discesa costante. Stesso tracciato per le emissioni di gas serra. E questo nello scenario basato sulle politiche attuali, senza prendere in considerazione quelle annunciate dagli Stati, ma non ancora applicate. La domanda di carbone comincerà a scendere a breve. Il consumo di petrolio inizierà a ridursi verso la metà degli anni Trenta. Anche «l’età dell’oro del gas» sembra agli sgoccioli: nelle previsioni dell’Aie, il consumo aumenterà di meno del 5% fino al 2030, per poi stabilizzarsi. La quota di combustibili fossili nel mix energetico globale, date le politiche attuali, scenderà da circa l’80% attuale al 60% nel 2050. E la Russia vedrà ridimensionato il proprio ruolo nel mercato globale dell’energia. «Le sue esportazioni di combustibili fossili non torneranno mai ai livelli del 2021», scrive l’Aie. Anche perché, «il riorientamento verso i mercati asiatici è molto problematico, soprattutto per il gas naturale». Di conseguenza, la quota della Russia nello scambio internazionale dell’energia, «che era quasi al 20% nel 2021, crollerà al 13% nel 2030».

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