Otto aziende su 100 in perdita. Altre 22 che stanno chiedendo Cassa Integrazione. Non ancora uno scenario drammatico, quello dell’industria bresciana, uno dei capisaldi della manifattura nazionale. Ma per effetto del caro energia si osserva ora un quadro in progressivo deterioramento, dove l’apparente crescita dei ricavi è legata all’inflazione da costo e vede nel complesso un valore aggiunto in frenata. Dal sondaggio effettuato da Confindustria Brescia, associazione che ieri ha riunito la propria assemblea, emerge inoltre come quasi la metà delle aziende dichiari di poter proseguire l’attività con convenienza economica per un massimo di sei mesi. Ecco perché occorrono azioni rapide, emergenziali. Ed ecco perché “Il senso del tempo” è il claim dell’incontro. La richiesta alla politica è infatti quella di riscrivere l’agenda ad una velocità diversa rispetto al passato. «L’industria ha bisogno di risposte veloci - spiega il presidente di Confindustria Brescia Franco Gussalli Beretta - mentre oggi vediamo una forte discrepanza tra la rapidità di manifestazione di eventi imprevisti come Covid, invasione della Russia in Ucraina, balzo di gas ed energia elettrica e la tempistica della reazione con cui istituzioni e attori economico-sociali riescono a reagire». L’idea di fondo è che un intervento immediato sull’extracosto energetico sia in fondo meno oneroso rispetto ad un corto circuito generalizzato del sistema. «Se perdiamo capacità industriale è l’intero paese a soffrire - spiega - ed è quindi fondamentale che il prossimo Governo comprenda come al centro del programma ci debbano essere il lavoro e l’impresa. Il che richiede interventi urgenti per affrontare il nodo dell’energia, che a questi livelli di prezzo rischia di mettere fuori gioco le aziende anche sul fronte della competitività internazionale, abbattendo l’export». Tenuta produttiva che significa anche garanzia di lavoro, dunque dei consumi, della tenuta delle famiglie e in ultima analisi della sicurezza sociale del Paese. Tenuta produttiva che rappresenta la via maestra per evitare «una spirale disastrosa». A prescindere dall’esito politico, il risultato delle urne è considerato positivo nella direzione della stabilità, il valore più importante per l’industria. «Vogliamo vedere governabilità e competenze - spiega Gussalli Beretta - perché diversamente l’Italia si blocca». Altro nodo per il territorio riguarda la transizione nell’auto, comparto chiave per Brescia (250 aziende e 18mila addetti) che rischia di pagare dazio alla trasformazione, con l’archiviazione delle motorizzazioni tradizionali a rappresentare una minaccia concreta per l’esistenza di molte aziende. «La spinta innovativa non ci manca - spiega - ma oltre ai motori elettrici esistono anche altre soluzioni: ecco perché auspichiamo che l’Europa orienti le proprie politiche verso la neutralità tecnologica. E in generale, servono risorse e tempistiche adeguate per poter gestire senza traumi la trasformazione». «Tempi e modi della transizione imposti dall’Europa - conclude il presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella - sono del tutto velleitari: così rischiamo di rubare il futuro alle nuove generazioni. Le transizioni richiedono decenni, non anni: diversamente si chiamano scommesse».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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