S ono settimane difficili per il sistema finanziario internazionale. Il costante rialzo dei tassi di interesse da parte del 90% delle banche centrali – e soprattutto la rapidità – stanno iniziando a produrre effetti negativi visibili sulla stabilità finanziaria di banche, imprese e governi. Il motore di trasmissione degli effetti restrittivi della crescita dei tassi di interesse USA è dato dal rapido rafforzamento del dollaro sui mercati valutari: da inizio 2022 il biglietto verde si è rivalutato di quasi il 25% rispetto ad una media delle altre principali divise. Specularmente, le valute delle altre principali economie industrializzate hanno subìto svalutazioni del 10%-25%. N egli ultimi giorni si sono moltiplicati gli appelli a moderare i ritmi dell’inasprimento della politica monetaria da parte di primarie istituzioni internazionali quali le Nazioni Unite ed il Fondo Monetario Internazionale. Si temono conseguenze imprevedibili: la risposta negativa del mercato alla proposta di riforma fiscale del governo britannico o la crescita dei rischi di insolvenza di banche ad importanza sistemica in Europa sono segnali di uno stress crescente nel sistema finanziario globale. La fase che stiamo vivendo ci mostra i costi nascosti nell’attuale struttura “dollarocentrica” del sistema monetario internazionale. La valuta USA è coinvolta nel 90% delle transazioni globali in valuta estera. Oltre il 50% della fatturazione globale delle esportazioni, dei crediti bancari transfrontalieri e dei titoli di debito internazionali è denominato in dollari, nonché circa il 60% delle riserve valutarie ufficiali delle banche centrali. Il dollaro gioca nel sistema finanziario globale lo stesso ruolo del petrolio nell'economia reale. Quando una percentuale maggioritaria di assets (ad es. obbligazioni) e liabilities (prestiti bancari e corporate) emessi e negoziati dai loro intermediari finanziari è denominata in dollari, nel sistema finanziario c'è una domanda più elevata e stabile di biglietti verdi. Se il prezzo relativo del dollaro in valuta locale aumenta troppo rapidamente, la domanda non può ridursi altrettanto velocemente. Un indebolimento del tasso di cambio con il dollaro si traduce in una maggiore inflazione perché i beni energetici sono prezzati in dollari insieme a gran parte dei volumi di beni scambiati sui mercati internazionali. Inoltre un aggravamento del costo di servizio del debito può provocare delle crisi di solvibilità generalizzate con default a catena di banche ed imprese, come già successo negli anni '80 in America Latina e negli anni '90 nel Sud-Est asiatico.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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