STUPIDA RAZZA

mercoledì 12 ottobre 2022

Lo spettro dei default sul gas è più lontano, ma per ora la tregua è di appena un mese

 

Lo spettro dell’insolvenza sulle consegne di gas non è scomparso ma si è allontanato. A dieci giorni dall’avvio del nuovo anno termico si può tirare un (relativo) sospiro di sollievo per i grandi consumatori industriali allacciati direttamente alla rete, come le cartiere o i cementifici: non c’è più un pericolo imminente di fermi di produzione legati al mancato rinnovo di contratti di fornitura. Il verdetto rimane invece in sospeso per i rivenditori al dettaglio di energia, che erogano gas (e spesso elettricità) a migliaia di famiglie, esercizi commerciali e imprese: dopo il 1° ottobre si temeva che ne potessero “saltare” in rapida sequenza addirittura un centinaio, perché a corto di combustibile o perché strozzati da nuove condizioni di acquisto troppo pesanti. Anche tra questi operatori c’è però chi è riuscito a guadagnare tempo, mettendosi – almeno per il momento – in salvo. A sbloccare la situazione è stata la possibilità di prorogare di un mese i contratti della passata stagione, che è stata colta – a quanto risulta al Sole 24 Ore – dalla quasi totalità dagli industriali ancora scoperti da accordi per l’anno gas cominciato. Si tratta insomma soltanto di una breve tregua, ma comunque importante perché si spera possa servire alla costruzione di argini più resistenti a difesa del sistema energetico, la cui tenuta è messa a dura prova dalla crisi. Tutta la filiera dell’energia, attraverso le associazioni di settore, è impegnata da settimane in trattative febbrili per uscire dall’impasse: un confronto non sempre dai toni pacati, perché contrappone interessi e vulnerabilità diversi, ma che ha già prodotto qualche compromesso utile e ora va avanti, con la mediazione dell’Autorità dell’energia (Arera) e del ministero della Transizione ecologica. Per avere la sicurezza di aver davvero allontanato il pericolo di default a catena bisognerà attendere qualche giorno, finché si avranno i risultati di un complesso incrocio di dati sul bilanciamento ai City Gate, gli snodi in cui i gasdotti nazionali ad alta pressione si immettono nelle reti locali.. Ma per gli impianti industriali dotati di un proprio Punto di riconsegna del gas (Pdr) il quadro è già abbastanza chiaro: solo pochi cattivi pagatori sono rimasti davvero a rischio, secondo fonti del Sole. E tra questi c’è un unico caso davvero rilevante: un caso “sui generis”, perché riguarda Acciaierie d’Italia. L’ex Ilva non si è ancora assicurata nemmeno un accordo di breve durata per soddisfare il suo fabbisogno di gas, che rimane importante (700-800 milioni di metri cubi l’anno). È probabile che serva un intervento ad hoc da parte dello Stato per sbloccare le trattative, ostacolate da problemi di liquidità che già nei mesi scorsi avevano portato il gigante malato dell’acciaio ad accumulare un forte arretrato nel pagamento delle “bollette” all’Eni: la morosità era di 285 milioni di euro al 30 giugno secondo il bilancio di San Donato.Ma questo è per l’appunto un caso particolare. In generale le tensioni sul fronte delle forniture del gas si sono un po’ attenuate, come conferma anche Dolomiti Energia, operatore finanziariamente solido che era stato però tra i primi a denunciare diffuse difficoltà di approvvigionamento nel settore. «Fino a tutto dicembre il nostro fabbisogno stimato di gas è coperto– spiega l’ad Marco Merler al Sole 24 Ore – Per i mesi successivi andremo avanti cercando di calibrare le forniture in base alle necessità. Non prevediamo di ricorrere ai servizi di default trasporto, ma in questo momento è oggettivamente difficile per chiunque nella filiera capire in anticipo quanto gas ci sarà, quanto ne servirà ai clienti, se i risparmi previsti si faranno davvero». Per consentire al mercato del gas di uscire dallo stallo – o quanto meno per comprare un po’ di tempo utile ad affrontare i problemi – è stata decisiva una delibera dell'Arera, la numero 440 del 23 settembre. Il provvedimento ha modificato le condizioni del Servizio default trasporto, quello che consente di trasferire subito in carico a Snam (sia pure per un periodo limitato) i clienti di società che non riescono a rispettare le consegne di gas. Il “paracadute” è diventato più oneroso, specie sul fronte delle garanzie finanziarie, che sono aumentate e devono essere versate in tempi molto stretti: un aspetto che ha sollevato proteste da parte di Assogas e in generale dai piccoli rivenditori, che sono anche i più fragili. Ma con la stessa delibera Arera ha anche introdotto elementi di flessibilità, che hanno permesso di prorogare (per ora solo fino al 31 ottobre) i vecchi contratti di approvvigionamento di gas.Il prossimo passo – su cui sembra propensa a convergere anche Confindustria – potrebbe essere quello di replicare lo stesso meccanismo: stabilizzare fino a primavera il sistema della navigazione a vista, con una serie contratti di durata mensile invece che per l’intero anno termico. Forse non è il rimedio ideale, perché offre una sicurezza sempre provvisoria, ma è una soluzione pragmatica e forse l’unica strada davvero praticabile per superare un inverno denso di incertezze, sia sul fronte della disponibilità di gas sia in relazione all’effettivo livello dei consumi, per non parlare della volatilità dei prezzi e delle pressioni sulla liquidità delle imprese. Del resto sono gli stessi industriali a non avere un quadro preciso del proprio fabbisogno di energia, perché non si conosce ancora (anche se è atteso a breve) il Piano emergenza gas, che stabilisce i criteri per ripartire il peso di volontari e razionamenti obbligatori. A caldeggiare il ricorso a contratti brevi è soprattutto Proxigas, associazione di cui fanno parte i grandi importatori di gas, come Eni, Edison ed Enel. «Già la possibilità di prorogare per il mese di ottobre i contratti di fornitura esistenti è stata efficacemente sfruttata per ridurre il numero dei clienti rimasti senza contratto», spiega la direttrice generale Marta Bucci al Sole 24 Ore. Proxigas suggerisce dunque di proseguire sulla stessa linea, magari «permettendo a chi lo desidera di siglare nuovi contratti di fornitura mensili e non solo di rinnovare contratti già esistenti». Tale soluzione, conclude Bucci, «potrebbe peraltro essere vantaggiosa anche per gli acquirenti, perché sarebbero tenuti a presentare garanzie economiche inferiori, essendo commisurate a un periodo di fornitura più breve».

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