STUPIDA RAZZA

martedì 18 ottobre 2022

Il piano di Berlino per le forniture: sostituire la Russia con il Dragone

 



Messo alle strette dagli avvenimenti degli ultimi mesi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz è alla ricerca di un sentiero nuovo per la politica estera del suo Paese, un sentiero che sembra però assai accidentato e che rischia di portare l’i nte ra Unione europea sull’orlo di un altro precipizio. La guerra in Ucraina ha obbligato Berlino a congelare i profondi legami del blocco finanziario e industriale tedesco con la Russia, sulle forti pressioni degli Stati Uniti. La guerra del gas, con i due gasdotti Nord Stream distrutti, è sostanzialmente persa e la Germania sembra rassegnata a fare a meno del gas russo attraversando un inverno difficile. Ma se, pragmaticamente, il governo semaforo (socialisti-liberali-verdi) sembra accettare questa limitazione nell’Europa dell’E st, non sembra disposta a fare altrettanto nei suoi rapporti con l’Estremo oriente. Martedì scorso, durante un appuntamento che riuniva gli esponenti dell’in gegn er ia meccanica tedesca, S ch ol z ha confermato il valore e l’impor - tanza della globalizzazione per la Germania, opponendosi frontalmente al disaccoppiamento da Paesi come la Cina: «Il decoupling economico dalla Cina sarebbe sbagliato», ha spiegato il cancelliere. Nella stessa occasione, il commissario europeo per il Commercio, Valdis Dombrovskis, ha rafforzato il concetto: «L’Ue deve continuare a impegnarsi con la Cina con pragmatismo, con maggiore bilanciamento e reciprocità». Parlando dei rapporti commerciali con gli Usa, D o m b rovs k i s ha espresso preoccupazione per l’Infla - tion reduction act, pacchetto varato da Joe Biden la scorsa primavera che assicura una serie di grandi vantaggi fiscali alle aziende americane sulle energie rinnovabili, sulle batterie e sul settore delle auto e l ettr ic h e. Sempre a proposito di rapporti con gli Usa, non è sfuggita a Washington la presa di posizione del ministro tedesco all ’economia Robert Habeck in merito ai prezzi «stellari» cui gli Stati Uniti vendono gas liquido all’Europa. A contorno delle dichiarazioni, alcuni fatti. La Bmw ha annunciato che entro la fine dell’anno sposterà in Cina la produzione della storica automobile Mini in versione elettrica, lasciando presso lo storico stabilimento di Oxford, in Gran Bretagna, soltanto alcune produzioni. In secondo luogo, trova conferme la notizia che lo stesso S ch ol z si recherà in visita in Cina assieme a un gruppo di imprenditori tedeschi il 3 e 4 novembre prossimi. Sarebbe la prima visita a Pechino di un leader del G7 dall’inizio della vicenda Covid. A raffreddare un po’ l’entusiasmo tedesco è arrivata ieri la notizia secondo cui il governo di Pechino avrebbe chiesto agli operatori statali che operano nel gas (i giganti PetroChina, Sinopec e Cnooc) di fermare la vendita di Lng fuori dalla Cina onde garantire i livelli di fornitura nazionali in vista della stagione invernale e delle relative necessità di riscaldamento delle famiglie. Una mossa che diminuisce l’offerta di gas in Eu ro pa . Se sulla scena internazionale la Germania si pone in maniera spavalda verso gli Usa, in Europa non si sforza più nemmeno di nascondere la propria egemonia. Il governo S ch ol z ha presentato un pacchetto da 200 miliardi di euro per sollevare l’economia tedesca dal peso delle bollette e imporre una sorta di tetto ai prezzi dell’energia pagati dai consumatori. Di fronte alle timide proteste di qualche Stato membro dell’Unione per il massiccio atto unilaterale, il governo tedesco ha reagito spiegando che l’effetto sarà positivo anche per il resto d’Europa e sostenendo che l’intervento non viola i parametri europei. Ma il richiamo alle regole fiscali secondo i trattati, che dovrebbero riprendere l’anno prossimo, stringe all’angolo gli Stati che nel paradigma europeo non si possono permettere l’uso di capacità di bilancio nazionale, ponendo seri problemi di differenziali di inflazione e di competitività all’interno dell’area euro. La Germania, poi, ha fatto il pieno al Consiglio dei ministri europei dell’energia la scorsa settimana, ove ha presentato un elenco di richieste che il Consiglio ha accolto quasi integralmente, a partire dall’ac - quisto comune di gas e dalla solidarietà, che diventerà obb l i gato r i a . Insomma, Germania piglia tutto. Difficile dire come Washington stia vivendo questo «S ch ol z moment», ma è immaginabile che le reazioni non tarderanno. L’i nte n z io n e degli Stati Uniti nei confronti della Germania è di ridurne la spinta verso Oriente. Anche all’interno della coalizione semaforo che sostiene il governo, la componente dei Verdi, che copre due ministeri importanti come gli Esteri e l’Economia, è molto impegnata a frenare derive cinesi. È una lotta colpo su colpo, anche se in superficie traspare ben poco. «L’unica area in cui Stati Uniti e Cina sembrano essere d’accordo è che entrambi sono completamente stufi dei messaggi contrastanti che arrivano da Berlino», ha affermato un anonimo alto funzionario tedesco. C’è chi non vede bene il viaggio in solitaria di Scholz in Cina e chiede una partecipazione allargata a rappresentanti della Commissione europea. Ma S ch ol z sembra intenzionato a procedere da solo, anche sfidando i malumori interni alla coalizione, con il ministro degli Esteri Annale - na Baerbock che non sarebbe neppure coinvolta nell’o rganizzazione del viaggio. Berlino sta, forse, trascurando un aspetto che Washington invece conosce molto bene, esemplificato dalle parole del ministro britannico lord H ol d e r n e s s nel 1757: «Dobbiamo essere commercianti mentre siamo soldati, giacché il nostro commercio dipende da un adeguato esercizio della nostra forza marittima».

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