STUPIDA RAZZA

mercoledì 12 ottobre 2022

Bankitalia vede il rallentamento: «Aziende, prevale il pessimismo»

 


Prevale il pessimismo. A causa «dell’incertezza imputabile a fattori economici e politici e l’andamento dei prezzi delle materie prime» le aziende italiane hanno una visione dell'economia più fosca, rileva l’indagine condotta dalla Banca d’Italia. «Per quasi un terzo delle aziende, le difficoltà legate al costo dell’energia sono state maggiori che nel trimestre precedente. L’impulso della domanda, che aveva sostenuto l’attività negli ultimi trimestri, è venuto meno e le attese delle imprese non ne prefigurano una ripresa nei prossimi mesi». Segnalata anche una moderata revisione al ribasso dei piani di investimento per il 2022. In questo quadro la Banca d’Italia si attende «un lieve rallentamento» dell’economia nel terzo trimestre e «un impatto negativo più pesante», nel quarto, dagli «alti prezzi dell’energia e il rallentamento mondiale», afferma il direttore generale, Luigi Federico Signorini, intervenuto all'Insurance Summit. Basandosi sui dati disponibili il Pil del terzo trimestre Bankitalia vede una riduzione della manifattura mentre «i servizi continuano a crescere grazie alla buona stagione turistica». Inoltre prevede ancora un Pil positivo nel 2023 sebbene «significativamente ridotto» rispetto alla precedente   previsione. Le stime ufficiali di Via Nazionale saranno diffuse il 13 ottobre, ma già ora si può dire che «l’incertezza resta alta»: per il 2022 «le previsioni di crescita non cambieranno di molto» mentre nella seconda parte del 2023 si prevede una ripresa e un Pil annuale complessivo positivo. Nello scenario avverso di «un impatto prolungato della guerra sui prezzi e le forniture energetiche e sul commercio mondiale», il Pil 2023 sarà invece negativo. Le banche italiane – aggiunge Singorini - presentano un situazione di maggior forza «rispetto alle precedenti crisi», una percentuale di crediti deteriorati che resta bassa e una capitalizzazione in lieve riduzione ma «più alta di prima della pandemia». E tuttavia «restano molto esposte ai rischi» del ciclo economico e dovrebbero esercitare «cautela quando prenderanno le loro decisioni di gestione del rischio e del capitale».L’indagine – condotta presso imprese dell'industria e dei servizi con almeno 50 addetti - rivela che le aziende italiane si attendono un rialzo dei prezzi che durerà anche nei prossimi anni: nel terzo trimestre «le attese sull’inflazione al consumo sono ulteriormente aumentate, superando il 6% sui 12 mesi e attestandosi su valori intorno al 5% anche sugli orizzonti più distanti (a 2 anni e tra 3-5 anni). Anche la dinamica dei prezzi praticati dalle imprese si è rafforzata e rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi, sospinta dai rincari degli input produttivi e dalle più elevate attese di inflazione» Le prospettive dell’occupazione nel quarto trimestre rimangono nel complesso favorevoli. «La quota di imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi che prevedono di espandere il numero di addetti è risultata superiore di 5,6 punti percentuali a quella di chi ne prevede una riduzione, un divario più contenuto rispetto alla rilevazione precedente (15,7)». Le attese - sottolinea l’indagine di Via Nazionale - sono più favorevoli nel comparto delle costruzioni, dove il saldo è aumentato lievemente a 11,7 punti percentuali (10,8). Infine Signorini si dice d’accordo sulle misure di molti governi «per mitigare l’impatto immediato dei rialzi eccezionali dei prezzi energetici» ma va ricordato «come tali prezzi devono crescere per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine nella transizione climatica, obiettivi che l’attuale transizione rende ancora più vitali». Per il dg i «relativi segnali di prezzo dovrebbero, in linea di massima, essere mantenuti, anche per bilanciare la domanda e l’offerta nelle attuali circostanze».

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