STUPIDA RAZZA

mercoledì 5 ottobre 2022

La Germania del rigore fa debito con il maxi scudo da 200 miliardi

 

S erve una speciale abilità politica nell’annunciare un maxi scudo da 200 miliardi, per gestire questa crisi energetica, e nello scontentare tutti allo stesso tempo. Questo capolavoro di crisis management spetta al trio più popolare della coalizione semaforo del governo tedesco: il socialdemocratico cancelliere Olaf Scholz, il ministro verde dell’Economia Robert Habeck e il liberale ministro delle Finanze Christian Lindner. Lo scudo ha sollevato un fiume in piena di reazioni negative non solo nella Ue, anche in Germania è già stato ampiamente criticato: non piace ai tedeschi contrari all’alto debito pubblico, è sgradito ai presidenti dei Länder perché temono di doverlo cofinanziare, è visto con sospetto da imprese e famiglie che avrebbero preferito sussidi chiari e diretti o un semplice tetto sul prezzo e che invece dovranno vedersela con un ennesimo intervento “bastone-carota”, dove lo Stato contribuirà al caro bollette in cambio di un maggiore impegno al risparmio di energia. Dello scudo da 200 miliardi si sa ben poco, perché è stato concepito in fretta e in affanno, per sostituire all’ultimo momento l’introduzione del sovrapprezzo Gasumlage che dal primo ottobre avrebbe scaricato sul consumatore finale parte dei  buchi dei fornitori e distributori come Uniper. Si sa per certo che aumenterà il debito pubblico e che funzionerà tramite il Fondo di stabilizzazione dell’economia (Wsf), ma non sarà uguale al Fondo speciale per la Difesa che il Parlamento ha messo fuori bilancio modificando la Costituzione. Lo scudo anti bolletta è come una cassaforte piena di soldi senza ancora la combinazione per aprirla. Prima che entri in vigore potrebbero passare due mesi. Una “gas-commissione” di esperti ad hoc, guidata dall’economista Veronika Grimm, dovrà stabilire in due settimane il metodo di calcolo tra prezzo calmierato e consumi, partendo da un costo che potrebbe essere pari al doppio della bolletta pre crisi e lasciando intatti i costi quadruplicati o quintuplicati sui consumi oltre una certa soglia: meccanismo per incentivare il risparmio di energia, voluto da Habeck. I socialdemocratici più a sinistra intanto mirano a proteggere le fasce deboli, i meno abbienti, e anche di questo si occuperà il Fondo. In quanto al liberale Lindner, la sua più grande preoccupazione è che questi 200 miliardi non mandino a gambe all’aria la reintroduzione del freno sul debito Schuldenbremse dal 2023. Per far quadrare i conti, il governo ha deciso di legiferare sul Fondo di stabilizzazione per il caro bollette quest’anno, in modo da far rientrare i 200 miliardi (stanziati ma non spesi) nei conti pubblici 2022 esenti dalla tagliola dello zero nero, Schwarze Null ovvero pareggio di bilancio. Il fondo sarà amministrato dall’agenzia del debito Finanzagentur che si occuperà di raccogliere i fondi sui mercati, via via che serviranno: forse 100 miliardi l’anno. La gestione del Fondo potrebbe andare a KfW, la Cdp tedesca. Il Fondo è alla sua seconda edizione: è stato concepito per la pandemia, con una dote fino a 600 miliardi, che però è stata usata per 250 miliardi di cui 100 in garanzie pubbliche. Nel fondo pandemico erano rimasti 60 miliardi dal 2021 che Lindner ha usato nel 2022 per creare un Fondo per il Clima, anch’esso fuori bilancio perché già contabilizzato. Nel 2023, il ministro del Tesoro potrà tornare ad applicare il freno sul debito, che prevede un disavanzo massimo dello 0,35%. Altra cosa sarà la raccolta 2023 sul mercato dei capitali con nuovo debito, per coprire parte dei 200 miliardi messi in conto nel 2022. A questi si aggiungeranno il Fondo per la Difesa da 100 miliardi, il Fondo per il clima da 60 miliardi e tre pacchetti di aiuti da 95 miliardi, tutti decisi quest’anno.

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