Il drastico cambio di rotta della politica monetaria che ha posto fine a più di un decennio di tassi bassi, se non a zero, non ha solo azzoppato le Borse di tutto il mondo e il valore dei bond a tasso fisso, ma sta facendo molto male anche ai bilanci delle banche centrali. Sembra un paradosso vista così, ma il forte rialzo dei tassi d’interesse voluto proprio dalla Fed, dalla Boe inglese e dalla Bce, minaccia anche il loro portafoglio in titoli che svalutandosi rischia di aprire una stagione inedita di perdite per i gli stessi decisori della politica m o n eta r i a . D’altronde come compratori di ultima istanza le banche centrali di tutto il mondo hanno affrontato la crisi globale finanziaria post L eh ma n, comprando a dismisura bond e titoli governativi e corporate per evitare il collasso del sistema. Basti pensare che la stessa Fed con i suoi programmi di acquisto titoli di varia natura ha portato il suo bilancio a un valore degli asset di 9mila miliardi di dollari, dieci volte di più dei 900 milioni di dollari del bilancio del 2017 pre-crollo di Lehman. L’ABBUFFATA Una vera e propria abbuffata che ora rischia di ritorcersi contro alle stesse istituzioni monetarie. Non solo ma anche via tassi d’interesse il panorama è cambiato anche nel conto economico dei sovrani della politica monetaria. E qui c’è davvero un cambio di paradigma: di solito per consuetudine storica le banche centrali fanno profitti e li girano in buona parte al Tesoro. Ora potrebbe accadere il contrario. E cioè che a fronte della nuova stagione sotto il segno delle perdite, siano i Governi a dover rispristinare i capitali delle banche centrali, con un aggravio sui conti pubblici già stremato dalle politiche fiscali in deficit prima per la pandemia e ora per la crisi e n e rget ic a . Lo spiega bene un report di F i tch che per prima ha lanciato l’allarme sul cambio di rotta delle prospettive delle istituzioni monetarie. In genere, spiega Fitch, le banche centrali rappresentano una fonte di guadagno per i governi. I tassi che pagano sulle passività tendono a essere inferiori rispetto a quelli collegati alle loro attività. Il meccanismo, però, sta iniziando a incepparsi. O meglio, a invertirsi. «L’inc remento dei tassi di interesse nella maggior parte dei mercati sviluppati – spiega Fitch - porterà alcune banche centrali a pagare, per le passività verso le istituzioni finanziarie, più di quanto guadagna dai propri titoli». Non solo ma alcune banche centrali contabilizzano i titoli in portafoglio a mark to market cioè ai valori correnti di mercato. È il caso della Banca Nazionale Svizzera (Bns) e della banca centrale australiana (Rba) che hanno già riportato ingenti perdite, con la seconda che ha visto il patrimonio netto andare in ro s s o. La gran parte delle banche centrali tiene i titoli in portafoglio a costo ammortizzato e quindi le perdite non si manifestano immediatamente sul conto economico. È il caso della Fed e della Bce. Se però con la fine dei programmi di Qe e l’i nte n z io n e di far dimagrire il loro portafoglio, gonfio di titoli di Stato e obbligazioni corporate, le banche centrali dovessero vendere i titoli allora le perdite da latenti diventerebbe rea l i . IL PRIMO PASSIVO La Fed ha già messo le mani avanti comunicando di recente che il bilancio potrebbe finire in perdita nei prossimi mesi. E come racconta Morgan Stanley in una nota la rimessa degli utili al Tesoro Usa è diventata negativa per 2,5 miliardi nel solo mese di settembre. E quanto al portafoglio titoli a giugno di que st’anno le svalutazioni latenti sui titoli del Te s o ro e sui titoli legati ai mutui ammontano a oltre 870 miliardi di dollari. Rispetto al giugno del 2021 quando erano di 185 miliardi la crescita delle perdite potenziali è salita su quasi 700 miliardi. Ovviamente le banche centrali hanno riserve che consentono di fronteggiare i primi bilanci in perdita e nessuna banca centrale finirà in bancarotta per l’eros ione del capitale che verrà comunque ripristinato dai Governi. Ma di certo la situazione ha visto un drastico cambio di rotta del tutto ined i to. Anche la Bce non naviga in acque troppo tranquille. Anche la Banca centrale europea tiene i suoi asset in titoli a bilancio a costo ammortizzato e quindi non è costretta a svalutare come nel caso delle Banca nazionale svizzera e di quella australiana. Ma come scrive Morgan Stan l ey in una nota recente, con Christine Lagarde, presidente della Bce un tasso sui depositi stimato al 2,5% il prossimo marzo la Bce avrebbe un impatto di 40 miliardi di perdite nel suo conto economico. E per la Boe inglese, spiega sempre Morgan Stanley, un aumento di un punto percentuale dei tassi abbatte le rimesse al Governo di sua Maestà di 10 miliardi di sterline l’ann o. ALTRO SCENARIO Come si vede è un cambio totale di scenario. Per anni le banche centrali con i loro profitti hanno rimpolpato le finanze pubbliche, ora con la nuova stagione di probabili perdite quel flusso si interromperà. In una fase di cui le casse pubbliche sono già sotto tensione per i deficit crescenti, una nuova zavorra si profila all’orizzonte. Nell’ipotesi più estrema di ricapitalizzazione sarà quasi surreale vedere Powell e Lagarde con il cappello in mano a chiedere aiuto.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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