STUPIDA RAZZA

giovedì 6 ottobre 2022

IL TETTO NON ESISTE MEGLIO INDEBITATI CHE MORTI

 



Fino a ieri erano tutti virologi e adesso sono diventati tutti gassologi. La battuta non è mia, però mi pare rappresenti alla perfezione l’evo lu z io - ne della specie di politici e giornalisti di pronto intervento. Senza aver mai letto un rigo in materia di mercato dell’energia e senza mai aver interpellato un esperto che abbia competenze nel settore, onorevoli e opinionisti sfornano commenti quotidiani, il più delle volte esilaranti. Quelli che ho ascoltato ne ll’arco degli ultimi dieci giorni danno la misura di quanta confusione regni sotto i cieli e come non si vada oltre le chiacchiere da bar sport. Da almeno sette mesi si sapeva che i prezzi di gas e luce stavano schizzando alle stelle. A causa dell’au m e nto della domanda, per la ripresa produttiva di Cina e Paesi del Far East, e della diminuzione dell’offerta, in conseguenza della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia, il costo del metano e dell’energia elettrica non poteva che salire. Dunque, sentir dire - come ho sentito dire in tv da un parlamentare di cui già ho dimenticato il nome - che non c’è ragione che spieghi l’aumento del prezzo del gas, in quanto di gas ce n’è in abbondanza, è una scemenza. Se fosse vero che tutto ha origine da una speculazione finanziaria, come si è lasciato intendere, mezza Europa non rischierebbe di restare al freddo e l’amministratore delegato dell’Eni non direbbe al Quirinale che per l’inverno è difficile essere fiduciosi. La realtà è che dare la colpa a presunti avvoltoi è comodo e serve a nascondere errori e ritardi di governo, quando invece questi sono all’origine dei problemi con cui abbiamo a che fare, e pensare di risolvere la crisi energetica immaginando che sia tutta una questione di finanza significa non aver capito niente. Di metano non ne abbiamo in abbondanza, prova ne sia che appena Vladimir Putinha chiuso il rubinetto in risposta alle sanzioni che l’Europa aveva varato dopo l’invasione dell’Ucraina, nel Vecchio continente, cioè in una realtà economica avanzata che conta 450 milioni di abitanti, è scattato l’allarme. Se la questione del prezzo e delle forniture fosse stato solo un problema regolatorio per smussare gli eccessi del mercato, l’i nte rvento sarebbe stato facile, nel senso che sarebbe bastato mettere un freno alle manovre che contribuiscono a far salire il prezzo e avremmo poi potuto continuare a tenere il riscaldamento al livello che ci pareva. In realtà non è un problema di speculazione, di vendite al ribasso o allo scoperto, come avviene in Borsa. Bensì una faccenda di domanda e offerta. All’improvviso, per le note vicende, è sparito dal mercato il 25 per cento delle forniture di gas, mentre dopo il Covid la Cina e i Paesi asiatici sono in ripresa e dunque decisi a comprare tutto il gas di cui hanno bisogno. E non solo l’offerta è venuta a mancare a causa della guerra, ma fino a ieri l’Europa si riforniva di metano via tubo. Mentre l’Asia comprava via nave, avendo attrezzato una struttura di stoccaggi con i rigassificatori, noi europei, per comodità ma anche per assecondare i desideri dei Verdi e dei comitati Nimby, acronimo di Not in my back yard, ossia non nel mio cortile, usavamo i gasdotti. Ma questo ha comportato che il giorno in cui Puti n ha chiuso il rubinetto, per l’Europa sono cominciati i guai, in quanto non c’era alternativa se non quella di restare al freddo e al buio. Sappiamo tutti quanta difficoltà si fa a convincere le comunità locali ad accettare di vivere accanto a un bombolone pieno di gas: Piombino ne è un esempio. Vi chiedete perché noi europei siamo stati così stupidi? Perché ci conveniva, in quanto il gas via tubo costava di meno rispetto a quello che deve attraversare l’oceano. La Russia in fondo era vicina e Puti n era ritenuto un autocrate più equilibrato di certi dittatorelli del Medioriente. Dunque, ci siamo infilati nella tana dell’orso, il quale, appena abbiamo aiutato la preda a fuggire dalle sue grinfie, ci ha restituito il favore togliendoci il gas. Così, come accade con il grano, anche con il metano se manca l’offerta il prezzo aumenta. Chiaro fin qui anche ai nostri gassologi di pronto intervento? Sì, ma non è finita, perché da quando è scattato l’allarme, tutti si sono dati da fare per comprare gas a qualunque prezzo pur di non rimanere senza, dover fermare la produzione e vivere in abitazioni ghiacciate. La Germania, come sempre, si è fatta gli affari suoi e avendo soldi da investire non ha badato a spese. Risultato, il prezzo del gas è salito alle stelle e ora costa più in Europa che in Asia, nonostante in quei Paesi si compri quello liquido. Quando si dice che abbiamo gas in abbondanza e a far lievitare le tariffe è la speculazione non si tiene neppure in conto che la portata dei tubi è definita e il flusso non può aumentare a piacimento. Se un gasdotto viene fatto saltare, non risolvi il problema domani mattina pompando gas da un altro tubo. Chiaro? Ultima nota per i competenti della domenica: il tetto al prezzo del gas non lo può fissare chi compra, a meno di immaginare che l’ac qu i re nte sia in grado di dire al venditore che se non gli fa le condizioni da lui desiderate si rivolge ad altri fornitori. Come abbiamo visto, l’Europa non ha u n’alternativa e quindi il p ric e c ap è la parolina magica che politici e opinionisti a corto di argomenti pronunciano quando qualcuno chiede come fermare il rincaro delle bollette. Dunque, in assenza di una soluzione in fatto di forniture che calmierino il mercato o di un intervento dall’al - to per limitare il prezzo, l’uni - ca possibilità che resta per evitare il razionamento del riscaldamento o il fallimento delle aziende, è un provvedimento dello Stato a favore di famiglie e imprese. Non so se con lo sforamento di bilancio o il taglio di qualche spesa, ma non mi pare che ci sia altra via d’uscita. Lo so che lo sforamento significa fare altri debiti oltre ai tanti che già abbiamo. Tuttavia, meglio indebitati che morti. O, se preferite, meglio indebitati che professionisti in gassologia, ovvero del niente.

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