IL TETTO NON ESISTE MEGLIO INDEBITATI CHE MORTI
Fino a ieri
erano tutti virologi e adesso sono diventati tutti gassologi. La
battuta non è
mia, però mi pare rappresenti alla perfezione l’evo lu z io -
ne della specie di politici e
giornalisti di pronto intervento. Senza aver mai letto
un rigo in materia di mercato
dell’energia e senza mai aver
interpellato un esperto che
abbia competenze nel settore, onorevoli e opinionisti
sfornano commenti quotidiani, il più delle volte esilaranti. Quelli che ho ascoltato
ne ll’arco degli ultimi dieci
giorni danno la misura di
quanta confusione regni sotto i cieli e come non si vada
oltre le chiacchiere da bar
sport. Da almeno sette mesi
si sapeva che i prezzi di gas e
luce stavano schizzando alle
stelle. A causa dell’au m e nto
della domanda, per la ripresa produttiva di Cina e Paesi
del Far East, e della diminuzione dell’offerta, in conseguenza della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia, il costo del metano e dell’energia elettrica
non poteva che salire. Dunque, sentir dire - come ho sentito dire in tv da un parlamentare di cui già ho dimenticato
il nome - che non c’è ragione
che spieghi l’aumento del
prezzo del gas, in quanto di
gas ce n’è in abbondanza, è
una scemenza. Se fosse vero
che tutto ha origine da una
speculazione finanziaria, come si è lasciato intendere,
mezza Europa non rischierebbe di restare al freddo e
l’amministratore delegato
dell’Eni non direbbe al Quirinale che per l’inverno è difficile essere fiduciosi. La realtà è
che dare la colpa a presunti
avvoltoi è comodo e serve a
nascondere errori e ritardi di
governo, quando invece questi sono all’origine dei problemi con cui abbiamo a che fare,
e pensare di risolvere la crisi
energetica immaginando che
sia tutta una questione di finanza significa non aver capito niente.
Di metano non ne abbiamo
in abbondanza, prova ne sia
che appena Vladimir Putinha
chiuso il rubinetto in risposta
alle sanzioni che l’Europa aveva varato dopo l’invasione dell’Ucraina, nel Vecchio continente, cioè in una realtà economica avanzata che conta
450 milioni di abitanti, è scattato l’allarme. Se la questione
del prezzo e delle forniture
fosse stato solo un problema
regolatorio per smussare gli
eccessi del mercato, l’i nte rvento sarebbe stato facile, nel
senso che sarebbe bastato
mettere un freno alle manovre che contribuiscono a far
salire il prezzo e avremmo poi
potuto continuare a tenere il
riscaldamento al livello che ci
pareva. In realtà non è un problema di speculazione, di vendite al ribasso o allo scoperto,
come avviene in Borsa. Bensì
una faccenda di domanda e offerta. All’improvviso, per le
note vicende, è sparito dal
mercato il 25 per cento delle
forniture di gas, mentre dopo
il Covid la Cina e i Paesi asiatici
sono in ripresa e dunque decisi a comprare tutto il gas di cui
hanno bisogno. E non solo
l’offerta è venuta a mancare a
causa della guerra, ma fino a
ieri l’Europa si riforniva di
metano via tubo. Mentre l’Asia comprava via nave, avendo
attrezzato una struttura di
stoccaggi con i rigassificatori,
noi europei, per comodità ma
anche per assecondare i desideri dei Verdi e dei comitati
Nimby, acronimo di Not in my
back yard, ossia non nel mio
cortile, usavamo i gasdotti.
Ma questo ha comportato che
il giorno in cui Puti n ha chiuso
il rubinetto, per l’Europa sono
cominciati i guai, in quanto
non c’era alternativa se non
quella di restare al freddo e al
buio. Sappiamo tutti quanta
difficoltà si fa a convincere le
comunità locali ad accettare
di vivere accanto a un bombolone pieno di gas: Piombino
ne è un esempio. Vi chiedete
perché noi europei siamo stati così stupidi? Perché ci conveniva, in quanto il gas via tubo costava di meno rispetto a
quello che deve attraversare
l’oceano. La Russia in fondo
era vicina e Puti n era ritenuto
un autocrate più equilibrato
di certi dittatorelli del Medioriente. Dunque, ci siamo infilati nella tana dell’orso, il quale, appena abbiamo aiutato la
preda a fuggire dalle sue grinfie, ci ha restituito il favore togliendoci il gas. Così, come accade con il grano, anche con il
metano se manca l’offerta il
prezzo aumenta. Chiaro fin
qui anche ai nostri gassologi
di pronto intervento? Sì, ma
non è finita, perché da quando
è scattato l’allarme, tutti si sono dati da fare per comprare
gas a qualunque prezzo pur di
non rimanere senza, dover
fermare la produzione e vivere in abitazioni ghiacciate. La
Germania, come sempre, si è
fatta gli affari suoi e avendo
soldi da investire non ha badato a spese. Risultato, il prezzo
del gas è salito alle stelle e ora
costa più in Europa che in
Asia, nonostante in quei Paesi
si compri quello liquido.
Quando si dice che abbiamo gas in abbondanza e a far
lievitare le tariffe è la speculazione non si tiene neppure in
conto che la portata dei tubi è
definita e il flusso non può aumentare a piacimento. Se un
gasdotto viene fatto saltare,
non risolvi il problema domani mattina pompando gas da
un altro tubo. Chiaro?
Ultima nota per i competenti della domenica: il tetto al
prezzo del gas non lo può fissare chi compra, a meno di
immaginare che l’ac qu i re nte
sia in grado di dire al venditore che se non gli fa le condizioni da lui desiderate si rivolge
ad altri fornitori. Come abbiamo visto, l’Europa non ha
u n’alternativa e quindi il p ric e
c ap è la parolina magica che
politici e opinionisti a corto di
argomenti pronunciano
quando qualcuno chiede come fermare il rincaro delle
bollette. Dunque, in assenza
di una soluzione in fatto di forniture che calmierino il mercato o di un intervento dall’al -
to per limitare il prezzo, l’uni -
ca possibilità che resta per
evitare il razionamento del riscaldamento o il fallimento
delle aziende, è un provvedimento dello Stato a favore di
famiglie e imprese. Non so se
con lo sforamento di bilancio
o il taglio di qualche spesa, ma
non mi pare che ci sia altra via
d’uscita. Lo so che lo sforamento significa fare altri debiti oltre ai tanti che già abbiamo. Tuttavia, meglio indebitati che morti. O, se preferite,
meglio indebitati che professionisti in gassologia, ovvero
del niente.
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