STUPIDA RAZZA

lunedì 24 ottobre 2022

«Ora la Cina è più pericolosa L’ordine mondiale è a rischio»

 

Sicura, nazionalista, meno cauta in ambito diplomatico, anche a costo di aumentare le tensioni con il grande rivale: gli Stati Uniti. Il ventesimo congresso del Partito comunista cinese tratteggia i contorni della strategia che a Pechino intendono attuare nei prossimi anni, sia sul fronte interno che nello scacchiere internazionale. «Nuovi miracoli che stupiranno il mondo», promette Xi Jinping, eletto per un terzo e inedito mandato da segretario: capo di Stato, capo dell’e s e rc i to e vero «nucleo» dell’intero partito, come vuole la nuova Carta del Pcc, appena modificata. «Senza nascondersi più, la dirigenza cinese contesta l’o rd i n e internazionale costituito in questi anni, che in parte hanno contribuito a definire», spiega alla Verità G i ul io Terzi di Sant’A gata, ex ministro degli Esteri, già ambasciatore italiano in Israele e negli Stati Uniti, che oggi siede in Parlamento eletto in Senato con Fratelli d’Italia. «A Pechino è in atto una crescente campagna antioccidentale, condotta attraverso l’id e o l ogizzazione della politica estera, della politica commerciale e degli aiuti allo sviluppo. La narrativa deformata di Pechino è piuttosto semplice: i cinesi si muovono per il progresso dell’umanità, contro gli occidentali colonialisti». Senatore, Xi Jinping parla senza mezzi termini di «tempeste pericolose e di scenari negativi nei confronti dei quali la Cina deve essere preparata». Che cosa dobbiamo aspettarci dalla svolta autoritaria impressa al Partito? «La postura della Repubblica popolare cinese nelle relazioni internazionali e l’i n d i f fe re n za , se non addirittura il contrasto, rispetto alle norme di diritto internazionale definite negli ultimi anni evidenziano la volontà di allontanarsi da tutti gli impegni presi finora nel tentativo di aprirsi al mondo. Ricordo che nel 2013 tanti osservatori hanno interpretato le riforme interne come un possibile viatico verso la democrazia, nella forma comunemente intesa dalle nostre parti. E invece, i principali impegni presi per entrare nel Wto (Organizzazione mondiale del commercio) sono stati disattesi, prima di tramontare in maniera definitiva e assolutamente unilaterale. A ciò si aggiunga la militarizzazione del mar Cinese meridionale: Pechino ha imboccato una traiettoria chiara, che si allontana da tutti i tentativi di cooperazione i nte r n a z io n a l e » . Per arrivare dove, secondo l ei ? «Per arrivare a contrastare apertamente “l’Occidente colon i a l i s ta”, a cui contrapporre un benessere che solo la Cina può garantire, con le sue forme di finanziamento e i progetti infrastrutturali da diffondere in tutto il mondo. Anche uno sguardo superficiale noterebbe la falsità di questa propaganda: Pechino pone condizioni vessatorie, soprattutto nei confronti dei Paesi più in difficoltà in termini di sviluppo economico e sociale, che si stanno indebitando in maniera quasi insostenibile. Il Congresso che si è appena concluso ha segnato un avanzamento ulteriore in questa direzione e l’enfasi su Taiwan ne è una conferma». Secondo la risoluzione approvata al termine del congresso, il Partito comunista cinese sancisce in Costituzione la sua opposizione all’in dipe nden za di Taiwan. « L’obiettivo è chiaro e Pechino non fa nulla per nasconderlo: vogliono l’integrazione di Taiwan alla Repubblica popolare cinese, senza escludere l’ut ilizzo della forza». L’ammiraglio Mike Gilday, capo delle operazioni navali Usa, mette in guardia sulla possibilità che la Cina possa muoversi in tempi relativamente brevi. Addirittura, c’è chi ipotizza un’invasione prima del 2024. Lo ritiene uno scenario pl au s i bi l e? «Per almeno sei mesi, il governo americano ha insistito sulla possibilità di un’i nva s io n e russa in Ucraina, un’eve ntu a l i tà a cui in Europa non hanno dato molto peso: “I soliti americani g ue rrafon da i”, erano i commenti più gettonati. In Asia le voci allarmate dei comandi militari americani, dell’i nte l l i ge nce e delle cariche istituzionali sono prese piuttosto seriamente. L’attenzione cinese su Taiwan preoccupa a tal punto che gli Stati Uniti sono usciti ripetutamente con delle dichiarazioni a sostegno dell’isola». La Cina entra in rotta di collisione con l’Occidente per fare blocco con la Russia? «Si era partiti con il patto dei Giochi olimpici tra Russia e Cina, lo scorso febbraio. Un patto di natura aggressiva, non soltanto difensiva. Questo blocco con la Russia è un’ipotesi, certo, anche se mi sembra molto meno definita dopo l’ultima riunione di settembre tra Xi e Vladimir Putin, in occasione del meeting dell’Orga n iz za zion e per la cooperazione di Shanghai». Xi Jinping ha dato enorme enfasi alla «sicurezza del regime», citata per ben 91 volte nel discorso di apertura del ventesimo Congresso. Che significato attribuisce a questa scelta? « Ne l l ’ideologia maoista-leninista, che Xi rivendica in contrapposizione alla decadenza del mondo esterno, fatto di corruzione e depravazione, la sicurezza è interpretata secondo uno sguardo d’insieme. È la fusione del sistema civile con quello militare. Per il Partito comunista cinese, l’uso della forza è un elemento di affermazione politica, che coinvolge tutta la società e deve coinvolgere l’intero popolo. Il civile è militare e viceversa. Prima di Xi, questo aspetto è rimasto piuttosto sottotono: preminente era l’idea della crescita tranquilla, di Deng Xiaoping; oggi, la dimensione militare è diventata manifesta. C’è una sorta di aliGIULIO TERZI DI SANT’A GATA mentazione reciproca tra la crescita economica, scientifica e tecnologica del Paese, integrate nello sviluppo militare. Xi ha costruito il suo discorso puntando sull’autoglorificazione, in preparazione del terzo mandato. Ha citato quelli che ritiene essere dei successi a tutto campo: Taiwan, la pandemia». A proposito di pandemia, la strategia zero Covid ha generato più di un malumore nella popolazione: l’apertura del ventesimo congresso è stata preceduta da proteste piuttosto insolite, come gli striscioni esposti sui cavalcavia che davano a Xi del «traditore». «Acquistare vaccini occidentali non rientra nella visione del mondo del presidente Xi. Sarebbe una sorta di umiliazione, per lui. Il sistema è diventato sempre più repressivo: per esempio, la presenza dei grandi capitalisti cinesi al congresso si è dimezzata. Ogni azienda pubblica o privata deve rispondere alla legge sull’intelligence. C’è dello scontento, e a volte qualche punta di iceberg emerge, ma il sistema non si indebolisce, anzi accresce il proprio c o ntro l l o » . Come ci si pone di fronte alla Cina dei prossimi anni? «Dobbiamo essere ben consapevoli di chi abbiamo davanti. Se Xi Jinping ha l’obiettivo di dominare le tecnologie più avanzate, non possiamo pensare di impedirglielo con la forza » . In che modo, allora? «Dobbiamo renderci competitivi. Le politiche industriali devono essere incentrate sulla tecnologia, sulla scienza. Dobbiamo essere competitivi sul piano diplomatico, dove si giocano le partite più importanti per il nostro futuro. I tavoli li conosciamo: l’Unione internazionale delle comunicazioni, per esempio, la Fao per l’a l imentazione, l’Orga ni z za zion e mondiale della sanità per quel che riguarda la salute, il Wto per il commercio. Non possiamo lasciare campo libero ai cinesi e ai loro strettissimi alleati e non possiamo presentarci in maniera disunita. Siamo noi occidentali che diamo alla Cina la possibilità di sedersi ai tavoli in una posizione di forza». Agli inizi di novembre, il cancelliere tedesco Olaf Scholz volerà in Cina, accompagnato da una delegazione di imprenditori cinesi. È una fuga in avanti, secondo lei? «Senza coordinarsi con nessun altro Paese europeo, Scholz sta cadendo nella trappola merkeliana del Comprehensive agreement on investment, un accordo tra l’Unione Europea e la Cina che era stato bocciato ripetutamente dal Parlamento europeo e che non prevede praticamente niente sul piano della reciprocità, ancora meno se guardiamo al rispetto della proprietà intellettuale, sostanzialmente zero per quel che riguarda i diritti umani. È possibile avere queste fughe solitarie soltanto perché il 40% dell’e s p o rtazione europea verso la Cina è te d e s c a? » . Lei è una voce diplomatica molto ascoltata all’interno di Fratelli d’Italia. Come dovrebbe porsi il governo Meloni nei confronti della Cina? «La posizione della coalizione di centrodestra e del partito al quale appartengo sono chiare: se vogliamo tutelare la nostra economia, i nostri imprenditori e la nostra sicurezza, dobbiamo puntare ad avere un ruolo più incisivo quando si parla di relazioni multilaterali. Il governo può iniziare da subito, già da questa settimana».

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