L’inflazione, la risposta delle Banche centrali, ma anche la dinamica dei profitti delle società quotate. Quando ci si chiede se il rimbalzo in atto da due giorni possa rappresentare il vero punto di svolta o sia piuttosto un nuovo episodio di bear market rally come quello visto in estate, Mike Roberge non ha molti dubbi: «Le aspettative del mercato sugli utili – spiega a Il Sole 24 Ore l’amministratore delegato di Mfs, una delle principali società di investimento a livello globale con una presenza anche in Italia – sono ancora eccessive, perché molte aziende affermano di poter mantenere margini di profitto storicamente elevati come quelli registrati dopo le misure di stimolo, ma non crediamo che questo sia possibile perché stiamo andando invece incontro a una recessione che ridurrà i ricavi mentre al tempo stesso i costi fissi difficilmente scenderanno proprio a causa dell’inflazione». Anche per questo motivo sarà cruciale l’andamento della stagione degli utili che a Wall Street per quanto riguarda il terzo trimestre 2022 muoverà i primi passi la prossima settimana. I dati di consenso raccolti da I/B/E/S indicano ancora per il periodo in questione una crescita media del 3,5% su base annua, ma soprattutto proiettano per il 2023 il rapporto prezzi/utili dell’indice S&P 500 a un livello di 15 che è sì inferiore alla media storica, ma che non convince del tutto gli esperti. «Non è affidabile in questo momento - conferma Roberge - proprio perché le aspettative sui profitti sono ancora troppo ottimistiche: non tengono conto del fatto che la Federal Reserve sta cercando di provocare un rallentamento della domanda che sta già esercitando conseguenze sul mercato immobiliare e sul settore auto e presto le avrà anche sui consumi di ogni giorno». I veri conti si faranno insomma soprattutto a partire dai primi mesi del 2023 ed è per questa ragione che fra qualche settimana occorrerà prestare più alle indicazioni future delle società (la cosiddetta guidance) che a i conti veri e propri del trimestre estivo. «L’aggiustamento non sarà immediato e potrebbe anzi richiedere alcuni trimestri, ma finché non lo vedremo non potremo parlare di capitolazione dei mercati», avverte il numero uno di Mfs, che mette sullo stesso piano l’Europa, dove «le valutazioni sono al momento più convenienti, ma per le aziende vi sono anche maggiori rischi legati alla situazione economica». La risposta, dal punto di vista dell’investitore, resta in ogni caso la stessa: «Selezionare società che garantiscono maggior stabilità sui margini e abbiano al tempo ancora prezzi attraenti». Una ricetta buona per tutte le stagioni, insomma, e a maggior ragione per quella difficile che stiamo attraversando.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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