STUPIDA RAZZA

venerdì 28 ottobre 2022

Plastica, produzione giù del 15% per arginare i costi dell’energia

 

Nell’industria della produzione e trasformazione della gomma e della plastica serpeggia una forte preoccupazione per le conseguenze del caro energia. «L’incidenza dell’energia sui costi di produzione può variare dal 25% fino al 30-35% anche in funzione del materiale che si trasforma e del prodotto finito - dice il presidente di Unionplast, Marco Bergaglio -. Il peso sul prodotto finito oggi è raddoppiato e la situazione è molto complicata. I segnali che abbiamo, ci portano a fare previsioni non positive». L’impatto potrebbe così arrivare fino all’occupazione, se si ripeterà quanto accaduto tra la fine dello scorso anno e l’inizio di questo. I cali produttivi «Quando c’è stata la prima fiammata, alla fine del 2021, ci siamo fermati per alcuni giorni – ricorda Bergaglio -. Il problema adesso è che giocoforza tutti abbiamo scaricato gli aumenti a valle e quando il livello dei prezzi sale così tanto la domanda si riduce. Già da tempo cominciamo a vederlo». Il Corepla, il consorzio che si occupa della raccolta e del riciclo di imballaggi di plastica ha misurato una riduzione dell’immesso al consumo stimato intorno al 2%. Davanti a un’inflazione così alta le aziende si aspettano una riduzione dei volumi prodotti, in linea con quanto accade negli altri settori. «In media, negli ultimi 2 trimestri, c’è stata una diminuzione del consumo di gas del 15% e questo vuol dire che l’industria sta tagliando produzioni. Nel nostro settore ci aspettiamo cali di produzione a doppia cifra», continua Bergaglio. Il tavolo sull’energia La situazione così critica che si sta determinando ha spinto la Federazione gommaplastica che rappresenta imprese che hanno un giro d’affari complessivo di 30 miliardi (di cui 10 realizzati dall’industria plastica) a istituire un tavolo di lavoro federativo sull’energia per informare gli associati sugli scenari, sulle normative, sulla contrattualistica. Il tavolo, coordinato da Bergaglio che è anche vicepresidente della Federazione gommaplastica, dovrà fare da trait d’union tra il gruppo tecnico energia di Confindustria e gli associati della Federazione. Per gli imprenditori l’aumento è stato del tutto inaspettato, non si prevedeva una tale virulenza nel periodo post covid. «Sicuramente negli anni passati è mancata la visione, perché se nel 2020, 2021 ci fosse stata più analisi dello scenario geopolitico complessivo, forse si potevano trovare soluzioni in grado di ammortizzare parzialmente la situazione in cui ci troviamo», interpreta Bergaglio. La competitività internazionale Guardando allo scenario internazionale, oggi si pone con forza il tema della competitività, perché «le nostre aziende hanno importanti quote di export e operiamo in un contesto dove i concorrenti europei hanno una frazione del nostro problema», sostiene Bergaglio. Il riferimento è, in particolare alla Spagna, alla Francia e alla Germania. «In Spagna, grazie all’introduzione di un price cap sul gas, il costo è la metà rispetto all’Italia, mentre in Francia – continua Bergaglio – sono stati messi a disposizione dell’industria 125 terawattora a un prezzo politico di 42 euro al megawattora, grazie alla compensazione dello Stato che ha deciso di nazionalizzare Edf. In Italia il prezzo al megawattora è arrivato a 500 euro e non era di 42 nemmeno nel 2019». Il problema, infatti, si trascina da anni, senza che si siano mai trovate soluzioni strutturali. Sempre guardando oltreconfine, «in Germania, la scelta è stata di mantenere in attività le centrali a carbone e le centrali nucleari, che dovevano essere dismesse, ancora per qualche mese. Oltre a prevedere un budget di consistenza inimmaginabile per il nostro paese a sostegno delle bollette dell’industria, pari a 200 miliardi di euro. Però andare in ordine sparso non rimanda solo a una questione di poca solidarietà tra i paesi, ma significa alterare  gli equilibri della competizione ad armi pari che la comunità europea ha cercato di costruire», dice Bergaglio. La via dell’autoproduzione Il tema energia per le aziende del settore comprende sia il gas che l’energia elettrica, perché ci sono aziende che utilizzano l’una e altre che utilizzano soprattutto l’altra. Poi ci sono le aziende che cogenerano. Oltre alla scelta di istituire un tavolo sull’energia, all’interno della Federazione gommaplastica le imprese hanno iniziato a chiedersi cosa fare per il futuro. «Per la parte che riguarda la plastica, in particolare, abbiamo di recente siglato un protocollo con Anie per lo sviluppo delle produzioni di rinnovabili – spiega Bergaglio -. Si tratta di un percorso lungo: un impianto fotovoltaico è un investimento importante e di lungo periodo e non è risolutivo perché le nostre aziende producono anche di notte e quando non c’è il sole. L’obiettivo è comunque aumentare la quota di autoproduzione che potrebbe portare anche a un abbattimento del prezzo fino a 60 euro al megawattora, quando in settembre il prezzo alla borsa elettrica italiana oscillava tra 300 e 350 euro. Questo consentirebbe anche di fare passi avanti sulla decarbonizzazione del settore».

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