STUPIDA RAZZA

venerdì 14 ottobre 2022

Gas, scorte per il 30% dei consumi

 

Non sono caverne vuote. Gli stoccaggi sono vecchi giacimenti di gas, roccia compatta, come arenaria, imbevuta di idrocarburi. Dopo essere stati sfruttati per estrarvi il metano impregnato che le rocce avevano serbato per migliaia di anni, i giacimenti vuoti vengono riutilizzati per riniettarvi e riestrarne il gas secondo bisogno e mercato. Una cassaforte sotterranea da 17 miliardi di metri cubi di metano, anzi 13 casseforti di cui la più grande, Fiume Treste alle spalle di Vasto (Chieti), racchiude circa 3,5 miliardi di metri cubi di metano. Insieme, questi serbatoi invisibili sepolti a migliaia di metri di profondità possono assicurare un terzo del fabbisogno invernale italiano di gas. Ma i 13 stoccaggi italiani, secondo Paese europeo dopo la Germania, non bastano; lo hanno confermato nei giorni scorsi Roberto Cingolani, ministro uscente della Transizione ecologica, Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’Eni, e Stefano Venier, amministratore delegato della Snam. Se non bastano, bisogna farne nuovi, come ad Alfonsine in Romagna, che potrebbe ospitare 1,9 miliardi di metri cubi, o come in un livello nuovo dello stoccaggio abruzzese Fiume Treste, che è multistrato come una torta millefoglie. I 13 stoccaggi italiani In Italia sono operativi 13 stoccaggi di gas. Nove della Snam attraverso la controllata Stogit, tre sono dell’Edison e uno della società indipendente Ital Gas Storage del gruppo F2i. L’attività è in conto terzi perché queste società non posseggono il gas che immagazzinano; svolgono un servizio secondo le tariffe regolate dall’autorità dell’energia Arera. La Snam è prima in Europa con il 15% della capacità (il 3,5% di quella mondiale). Queste riserve hanno un ruolo chiave per la sicurezza energetica perché consentono di bilanciare il mercato tra domanda e offerta, soprattutto d’inverno quando si brucia metano 3 o 4 volte più che d’estate, e garantiscono l’approvvigionamento. In questi giorni il grado di riempimento del sistema italiano di stoccaggi è pari al 93%. Nella capacità italiana di circa 17 miliardi di metri cubi c’è anche lo stoccaggio cosiddetto strategico conservato dallo Stato per le emergenze, pari a circa 4,5 miliardi di metri cubi di metano. In teoria, questi serbatoi potrebbero offrire oltre un terzo del consumo invernale, ma in genere si ricorre a loro per non più del 25-28% del fabbisogno. La maggior parte di queste riserve è sotto la pianura padana. In Lombardia (il 40% della capacità) ci sono gli impianti di Brugherio e Settala in provincia di Milano; e poi Bordolano, Sergnano e Ripalta in provincia di Cremona. Nel basso lodigiano, a Cornegliano, c’è il nuovo impianto di Ital Gas Storage. Sono di rilievo anche l’Emilia e la Romagna, con il serbatoio piacentino di Cortemaggiore, con San Potito-Cotignola nel Ravennate (Edison) e soprattutto con Minerbio, tra Bologna e Ferrara nelle profondità sotto Altedo e sotto al castello di Bentivoglio. Minerbio, quasi 3 miliardi di metri cubi di capacità, è lo snodo in cui confluiscono i diversi metanodotti internazionali che alimentano di energia l’Italia e si mescolano il gas algerino con quello azero con quello olandese con quello siberiano. In Veneto, sotto la collina del Montello e sotto a Soligo, l’Edison ha il piccolo ma prezioso stoccaggio di Collalto. I progetti allo studio Per trasformare un giacimento vecchio in uno stoccaggio servono investimenti ingenti in impianti e in nuove perforazioni. La Snam studia la possibilità di attivare Alfonsine, a 1.500 metri di profondità verso Lugo e Argenta. Potrebbe essere adattato a stoccaggio anche un altro livello del sottosuolo multistrato di Fiume Treste. Fermi i progetti in Basilicata per Cugno Le Macine (sotto le colline di Salandra e Ferrandina) e Serra Pizzuta (sotto Pisticci), ed è tutto fermo da anni anche per Rivara in Emilia. Ma la Gas Plus potrebbe riavviare con ricorsi al Tar i progetti, che erano stati fermati dai veti amministrativi, a Poggio Fiorito (sotto le alture di Ortona), a San Benedetto del Tronto e a Sinarca nelle profondità fra Termoli e Montenero di Bisaccia.

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