STUPIDA RAZZA

mercoledì 12 ottobre 2022

Le banche nella crisi: così Bernanke approda a Stoccolma

 

I l Nobel per l’Economia a Ben Bernanke, Douglas Diamond e Philip Dybvig conferma molte caratteristiche del premio: quella di onorare quasi esclusivamente maschi, di andare a economisti americani innanzitutto, di premiare in ogni caso l’accademia di oltreoceno, di assegnarlo a più di uno specialista. E di riconoscere il valore della ricerca dei giovani: i paper fondamentali dei tre studiosi sono stati pubblicati 39 anni fa, quando due erano trentenni, mentre Dybvig ne aveva 28. Ma soprattutto interessa di cosa si occupano gli insigniti. La motivazione del riconoscimento è che il loro lavoro ha migliorato significativamente la nostra comprensione del ruolo del sistema bancario nell’economia, in particolar modo durante le crisi finanziarie. L’implicazione pratica, per così dire, può apparire banale e ovvia, ma non lo è. Nel dimostrare che evitare il fallimento degli istituti di credito è vitale, Bernanke, Diamond e Dybvig forniscono le munizioni teoriche per giustificarne il salvataggio, rispetto al laisser faire. Si possono distinguere tre contributi fondamentali. Il primo attiene all’esistenza stessa delle banche. Il funzionamento dell’economia dipende dalla capacità di incanalare i risparmi verso gli investimenti. Una sfida non banale: la teoria sviluppata da Diamond e Dybvig mostra come le banche siano gli intermediari ottimali per risolvere questo problema, trasformando le maturità: visto che raccolgono depositi da molti risparmiatori, sono in grado di garantire sia i depositanti, sia i mutuatari. In più, le banche sono attrezzate per valutare il merito creditizio dei mutuatari e orientare i prestiti verso buoni investimenti. Il secondo contributo riguarda la riduzione della vulnerabilità delle banche nelle crisi. Proprio perché combinano due funzioni per le quali sussiste un rischio di conflitto d’interesse, le banche sono esposte alla diffusione di voci sul loro imminente collasso. Se queste sono ritenute credibili e un gran numero di risparmiatori si precipita in banca per ritirare contemporaneamente i propri soldi, le voci, anche quelle false, potrebbe convertirsi in una profezia che si autoavvera. Per prevenire che una corsa agli sportelli si trasformi nel crollo di una banca, il governo deve fornire un’assicurazione sui depositi e agire come prestatore di ultima istanza per le banche. Ben Bernanke ha studiato le conseguenze delle crisi bancarie, analizzando in particolare la Grande Depressione del 1930, che resta a tutt’oggi la peggiore crisi economica della storia moderna. Ha mostrato come le corse agli sportelli siano state un fattore decisivo nel consentire alla crisi di diventare tanto profonda, prolungata e costosa. Quando le banche sono crollate, preziose informazioni sui mutuatari sono andate perse e non hanno potuto essere ricostituite rapidamente. La capacità della società di incanalare i risparmi verso investimenti produttivi è stata quindi gravemente ridotta. Manca un controfattuale per dimostrare che il costo dei salvataggi bancari sarebbe stato ancora più ingente senza le ricerche dei vincitori di quest’anno, ma l’esperienza di Bernanke alla testa della Fed è una prova quantomeno indiretta. 

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