STUPIDA RAZZA

venerdì 14 ottobre 2022

Per l’Onu il green val bene una guerra

 

A suscitare rabbia non è soltanto ciò che dicono, è piuttosto il modo in cui pronunciano certe frasi, l’atteggiamento che assumono, la totale noncuranza nei riguardi della vita altrui di cui ogni volta fanno mostra. Come quella che ha esibito Petter Taalas, segretario generale dell’O rganizzazione meteorologica mondiale, agenzia delle Nazioni unite che si occupa appunto di meteorologia e di clima. Costui ha presentato un nuovo rapporto (intitolato Sta to dei servizi climatici) in cui si afferma – lo riporta Associated Press - «che la fornitura di elettricità da fonti di energia più pulite deve raddoppiare entro i prossimi otto anni per frenare l’au - mento delle temperature globali». Cose a cui siamo più che abituati: ormai da anni tutte le strutture sovranazionali coltivano l’hobby del catastrofismo climatico, e al loro confronto Greta Thunberg ap pa re ragionevole e moderata. Taalas però non si è accontentato di annunciare l’apocalisse prossima ventura. No, ha deciso di spingersi in territori più impervi e di lasciarsi andare a considerazioni più ampie sulla situazione globale, in particolare sul conflitto in Ucraina. L’argomento, va detto, in parte rientra nel suo specifico campo di competenze, poiché sappiamo che si sta combattendo una guerra del gas, ed è anche abbastanza normale che un esperto di clima se ne interessi. Il nostro simpaticone, per giunta, si è perfino espresso con onestà, articolando un concetto che altri sicuramente condividono, ma non si azzardano a ripetere in pubblico. Ebbene, Taalas ha affermato che la guerra in Ucraina è stata uno «shock per il settore energetico europeo» e – cosa risaputa – ha provocato una ripresa nell’us o delle energie fossili. Fin qui, tutto tranquillo. Ma ecco il colpo di genio: «È chiaro che questa guerra in Ucraina [...] sta accelerando la transizione verde», ha proseguito il caro Pette r. «Quindi investiremo molto di più in energie rinnovabili e soluzioni di risparmio energetico». Conclusione: «Quindi dal punto di vista climatico, la guerra in Ucraina può essere vista come una benedizione». Tutto chiaro? Poiché ci costringe ad avanzare a grandi passi lungo la strada della transizione energetica, la guerra è un toccasana, una benedizione, una grande opportunità. Certo, a tutti capita di farsi prendere la mano e di proferire castronerie. Non dovrebbe, ma capita. Persino a chi ricopre un incarico di responsabilità e dovrebbe prestare attenzione estrema alle parole che utilizza. Però qui il punto non è tanto che Taalas si sia espresso male o sia uscito dal seminato. Tutt’altro: l’aspetto preoccupante della faccenda sta proprio nel fatto che il genio della Wmo si è limitato a riportare un pensiero che circola fra le élite internazionali. Lo ha fatto persino con ingenuità, come talvolta capita agli alti papaveri abituati a confrontarsi soltanto con i loro pari. Probabilmente, egli nemmeno si è reso conto dell’enormità di ciò che ha dichiarato. Anche perché, va detto, alcuni suoi autorevoli colleghi si sono espressi esattamente nello stesso m o d o. La Ap ha riportato anche le dichiarazioni di Ste ph a n e Dujarric, portavoce delle Nazioni unite, secondo cui «oltre ai tragici impatti umani, il conflitto sottolinea i costi crescenti della dipendenza mondiale dai combustibili fossili e l’u rgente necessità di accelerare il passaggio a rinnovabili, per proteggere le persone e il pianeta». Come potete vedere, vanno tutti a battere lì, sullo stesso tasto. Lo fanno all’estero e lo fanno pure in Italia: giusto un paio di giorni fa Maurizio Belpietro ha citato le uscite pubbliche di Luigi Federico Signorini, direttore generale di Bankitalia, il quale nel corso di un convegno ha candidamente scandito che i prezzi energetici «devono crescere per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine nella transizione climatica, obiettivi che l’attuale transizione rende ancora più vitali». Non è un caso che in tutti gli ambienti popolati da «tecnici» e presunti «competenti» circolino i medesimi concetti. Ci troviamo al cospetto di una ideologia, di un culto perverso dell’e c ologia (Giulio Meotti lo ha chiamato «il dio verde») del tutto funzionale a un più ampio programma economico-sociale. Queste sono le idee espresse in un concentrato di idiozie come Il Grande Reset di K l au s Schwab, sono i mantra che risuonano ovunque nel circo politico-mediatico, sono le parole d’ordine che – così è stato deciso – devono regolare la nostra vita. Non si tratta di gridare al complotto, non c’è nessun complotto: è tutto alla luce del sole, tutto scritto nero su bianco. Le dichiarazioni dei burocrati transnazionali e nazionali sulla transizione ecologica non sono semplicemente l’ultima versione del politicamente corretto: se così fosse, pur con fastidio, potremmo anche soprassedere. Qui abbiamo a che fare con qualcosa di molto peggiore, con una ideologia che è già stata messa in pratica e che è la causa prima dell’au me nto dei prezzi dell’energia. Se il conflitto in Ucraina è iniziato e non finisce, di certo non dipende soltanto dalla riconversione energetica. Ma è sicuro che lo scontro in atto – come ha affermato Taalas – giovi alla rivoluzione green in cui l’O c c id e nte si è impegnato (per altro senza che le popolazioni siano state interpellate in p ro p o s i to ) . Pur di portare a termine questa rivoluzione, le élite transnazionali sono disposte a tutto. Non a danneggiare sé stesse, ovviamente, ma sicuramente ad affamare le classi medie e popolari, a distruggere il tessuto industriale e produttivo delle nazioni, a far morire letteralmente migliaia di persone, come sta avvenendo in Ucraina. La guerra è una benedizione, dice il capo d el l ’agenzia meteorologica Onu. La guerra è la sola igiene degli ecologisti.

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