STUPIDA RAZZA

lunedì 10 ottobre 2022

che piccolezza gli esseri umani!

 

L a natura è più grande di noi perché ci circonda, ci avvolge, ci accompagna insieme a tutto ciò che vive sulla Terra. Più grande di noi perché siamo come «bambini» presenti su questo pianeta da duecento millenni o poco più, mentre molte altre specie animali sono i «grandi» che ci hanno preceduto e ci accompagnano. La natura è più grande di noi perché ci costringe a tornare sui nostri passi dopo aver cambiato la geo-fisiologia della Terra forzando il clima verso il caldo. Da quando è iniziata l’infame guerra di aggressione contro l’Ucraina il consumo crescente di energie di origine fossile destabilizza intere regioni facendoci pagare caro il trentennale ritardo nella transizione verso le energie rinnovabili. Se le cose si aggraveranno, la natura, indifferente alle nostre sorti, farà a meno di noi mentre noi non possiamo fare a meno di lei. La natura non è una persona, non è maschio né femmina, non ci premia né ci punisce perché non ha intenzioni né scopi e non è un’entità superiore o divina come hanno pensato molti filosofi del passato. Solo gli scienziati la capiscono bene perché i suoi tempi sono troppo grandi rispetto alle nostre abituali scale di misura. La natura procede in modi non lineari e ai più appare guidata dal Caso che diventa Destino quando ci tocca da vicino. La natura contiene tutto ciò che ci appare meraviglioso e stupefacente, ma porta con sé anche terribili guai. Non sappiamo quando, come e dove si scatenerà uno specifico disastro ambientale: un evento atmosferico estremo, una tempesta, un’inondazione, un terremoto o il crollo di un ghiacciaio. Il passato però ci insegna in quali luoghi e in quali tempi saranno più probabili. Possiamo così calcolare i rischi che costellano il nostro futuro. L’evoluzione ha costruito l’uomo per orizzonti corti e gli ha insegnato la paura per quello che può accadergli qui ed ora. Difficile temere i pericoli che ci appaiono lontani nello spazio e nel tempo dato che si presentano sotto forma di livelli di probabilità e non di eventi singoli. Questi sono i temi che Telmo Pievani, professore di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova, sviluppa nel suo ultimo libro intitolato, appunto, La natura è più grande di noi. Alcuni capitoli erano già stati pubblicati, ma anch’essi traggono nuova luce dall’inserimento in un libro che è più della somma delle parti. Tra gli inediti mi sembra cruciale quello che si ispira alla corsa della Regina Rossa, una storia tratta dal secondo capitolo di Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis Carroll. Alice osserva che la Regina Rossa e lei hanno già corso un bel po’ ma non sono arrivate da nessuna parte. «Nel nostro paese - osserva Alice - dovresti arrivare da qualche parte se corri molto veloce per molto tempo, come abbiamo fatto. “Una ben lenta specie di paese! – disse la Regina. Qui come vedi, correndo fin che puoi, resti nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche parte, devi correre almeno due volte più veloce di così». Nel mondo di Attraverso lo specchio, conclude Pievani, chi rimane fermo indietreggia, chi corre rimane fermo e avanza solo chi corre il doppio. La storia della Regina Rossa cattura un concetto cruciale. Due specie  viventi, poniamo una pianta e l’insetto impollinatore, tendono a co-evolvere per mantenere la propria posizione, sviluppando co-adattamenti reciproci. Questo equilibrio lo ritroviamo anche nelle specie antagoniste, come l’antilope e il leone in Africa. Nella prima si seleziona la grande velocità necessaria per sfuggire al leone, ma anche quest’ultimo evolve la stessa capacità e il bilancio preda-predatore resta stabile. Se cambia, gli equilibri si rompono, come ha mostrato la vicenda del Covid. I pipistrelli corrono da 64 milioni di anni contro i virus e quindi si sono adattati alla corsa parallela di questi ultimi. Al contrario Homo Sapiens, la nostra specie, si è moltiplicato per quattro volte soltanto in un secolo, da quando ci ha colpito l’ultima grande pandemia, quella dell’influenza spagnola. Non solo più numerosi e quindi più vicini: la globalizzazione ha moltiplicato scambi e viaggi. Homo Sapiens è diventato l’ospite ideale per i virus. Distruggendo in modo miope l’ambiente contribuiamo al riscaldamento globale e alziamo il rischio di nuove pandemie. Il libro termina con una commovente nota personale in cui Pievani ricorda la morte del padre in un momento storico: a Bergamo, al culmine della pandemia. Niente funerale, nessun estremo saluto, la madre vede al telegiornale le file di camion dell’esercito e solo molto tempo dopo riceve le ceneri del marito. L’ultima pagina di questo libro avvincente e istruttivo (andrebbe letto in tutte le scuole) si chiude raccontando come il padre ritenesse fondamentale L’uomo senza qualità di Robert Musil. Pievani dice che ora per lui è arrivato il momento di leggerlo. Scoprirà così che il romanzo-saggio inizia proprio con una vicenda che cattura il senso profondo di problemi che lui ha così bene descritto. Si narra di un incidente automobilistico e il protagonista de L’uomo senza qualità osserva: «Secondo le statistiche americane negli Stati Uniti centonovantamila persone all’anno rimangono uccise in incidenti automobilistici … “Crede che sia morto? – chiede la sua compagna, e aveva ancor sempre l’ingiustificata sensazione di aver vissuto una vicenda eccezionale». Statistiche e tempi lunghi contro l’eccezionalità delle esperienze singole, dirette e personali.

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