S uperare il prossimo inverno non basta: la grande crisi energetica si farà sentire ancora più acuta nel 2023 e poi l’inverno successivo, prima che Europa e Russia riescano a risolvere il problema dai rispettivi fronti: forniture e mercati insufficienti. Secondo Konstantin Simonov, direttore del Fondo nazionale russo per la sicurezza energetica, le esplosioni che hanno messo fuori gioco i due gasdotti Nord Stream hanno accelerato i tempi: «In ogni caso – spiega nel suo studio presso l’Università Finanziaria di Mosca – l’inverno sarà senza gas russo. L’unico passaggio rimasto attraverso l’Ucraina potrebbe saltare in ogni momento. A quel punto resterà solo Turkish Stream». Un ritorno sul Mar Nero? Intervenuto sull’argomento, il presidente Vladimir Putin è apparso rassegnato alla perdita di Nord Stream, ma non del mercato europeo: riportando l’attenzione sul quadrante meridionale, ha lanciato l’idea di un hub centrato sulla Turchia, e rivolto all’Europa. Per il momento, osserva Simonov, «chi esce avvantaggiato dal caso Nord Stream sono gli Stati Uniti, con il loro messaggio alla UE: non vi conviene neppure pensare di ricreare un legame energetico con la Russia». Eppure in Occidente molti sono convinti della responsabilità di Mosca nell’incidente ai gasdotti. Sì, si è detto che la Russia lo avrebbe voluto per alzare i prezzi del gas in Europa; creare delle fratture tra i Paesi della Ue; lanciare un avvertimento per altre infrastrutture cruciali. Si è anche ipotizzato che Gazprom, dando ormai Nord Stream per perso, abbia pensato di recuperare coperture assicurative. O mettersi nella condizione di appellarsi a una “forza maggiore” nei contenziosi con i clienti europei. Ma per ciascuna di queste ipotesi c’è una contro argomentazione. Per aumentare i prezzi la Russia avrebbe potuto più semplicemente far leva sulla restante dipendenza dell'Europa dalle sue risorse energetiche. E se avessero voluto lanciare un avvertimento, i russi avrebbero potuto prendere di mira un impianto altrui, non il proprio. Così invece si sono giocati l'ultimo margine di manovra rimasto, il “controllo sul rubinetto”. Che ora è saltato, e la Russia ha sempre meno opzioni. Quanto agli arbitrati e alle assicurazioni, il legame è ormai talmente compromesso che per Gazprom sarebbe comunque molto difficile farsi ascoltare. È una crisi irreversibile? A mio parere la situazione è molto seria: i politici europei danno già per preso la decisione che la Russia non fornirà mai più energia all’Europa. Penso che la vera domanda non sia come passare l’inverno, ma chiedersi se c’è la possibilità di mantenere un legame: sia l’Europa che la Russia stanno facendo un errore. In Europa molti sono sicuri che le sanzioni assesteranno un colpo mortale all’economia russa, che crollerà assieme al regime di Putin. E in Russia c’è chi crede che l’Europa non sopravviverà all’inverno, si disgregherà. Ma io faccio fatica a capire come questo possa avvenire. Chi pagherà il prezzo più alto? Ci stiamo danneggiando a vicenda. Le sanzioni europee hanno un impatto sull'economia russa, è stupido negarlo. Ma a Mosca non fanno la fame perché mancano i prodotti europei. Così come l’Europa ha grandi riserve. Le conseguenze per la Russia saranno serie, e aumenteranno. Ma lo stesso sarà per l’Europa. Chi vince, in questa situazione? Tutti gli altri giocatori. Gli Stati Uniti, che cercano di cacciarci dal mercato europeo da 50 anni, per prendere il nostro posto. Che cosa significa questo cambio per l’Europa in costi aggiuntivi? Che ricadute avrà per Mosca l’embargo europeo sul petrolio? Nel caso del petrolio la situazione è più flessibile, perché lo puoi trasportare via mare. Avverrà quello che chiamo “il trasferimento planetario del greggio”. L’Europa lo comprerà dall’Arabia Saudita, l’Arabia libererà i mercati asiatici e noi aumenteremo le forniture a India e Cina. Succede già, non c’è da aspettare il 5 dicembre. E sul fronte del gas? È tutta un’altra cosa. Perché noi l’anno scorso abbiamo fornito all’Europa 150 miliardi di metri cubi. Via gasdotti. Ora non possiamo prendere questi tubi e voltarli verso la Cina, questo lo capisce chiunque abbia buon senso. Ma anche l’Europa non troverà questi 150 miliardi di metri cubi altrove sul mercato: semplicemente, fisicamente non ci sono. L’Europa dice: ridurremo i consumi, la società dell’abbondanza è finita. Io so che l’Europa supererà l’inverno. Ma viene da chiedersi, perché? Ci spiegano: bisogna punire la Russia, a costo di stare al freddo. Non devono più vendere. Ma chi verrà punito più di tutti? A me sembra che Russia e Unione Europea siano come due pugili che si prendono a pugni per il divertimento di Stati Uniti e Cina, che in questa situazione ci guadagnano. Ma questa è una situazione nata con l’invasione dell’Ucraina. Una soluzione non la troviamo minacciandoci a vicenda, approfondendo le distanze… Se non ci saranno più legami commerciali tra noi, saremo condannati a combatterci. Una nuova cortina di ferro provocherà conflitti ancora più seri, una spaccatura che non c’era neppure ai tempi sovietici. Tutto questo non ci aiuterà a portare la pace in Ucraina.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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