Più che un tetto al gas, un tettuccio cabrio. Al momento ci sarà al massimo una soglia valida per alcuni esportatori e per soli tre mesi. Di concreto, c’è invece la centralizzazione degli acquisti di gas da parte dell’Ue. Da domani varrà per il 15% degli stoccaggi, ma lo schema funziona come con i vaccini. C’è da averne paura.Dopo un mese di discussioni i 27 Paesi membri dell’Ue hanno redatto una bozza del documento che dovrebbe, se approvato, avviare modifiche al mercato della Borsa energetica di Amsterdam e al tempo stesso trovare una sorta di tetto al prezzo gas. Oggi potrebbero esserci novità. Il condizionale è d’obbligo. Innanzitutto, le divergenze sono molto forti. Per un motivo. Il tetto al prezzo non è riferito a tutto il gas utilizzato per la produzione di elettricità, ma a quello proveniente da singoli Paesi. Il price cap - o meglio, i price cap - che Bruxelles sta promettendo sono diversi: c’è un primo tetto da negoziare con i fornitori «amici», Norvegia e Usa in testa. Un secondo cap è quello applicabile al prezzo del gas che concorre a formare il prezzo dell’e l ettr ic i - tà. C’è, infine, l’obiettivo di «limitare il prezzo del gas in modo da portare i picchi e la speculazione fuori dal prezzo a livello del Ttf», aveva spiegato già la scorsa settimana la Commissione. Inutile ribadire che Bruxelles partirà dal fondo e forse riuscirà a convincere la Norvegia a fare un po’ di sconto. Difficile riesca a convincere gli Usa. Per quanto riguarda gli altri produttori, è chiaro che la strada è impossibile da percorre. In sostanza, la Commissione finirà con chiamare tetto al gas la riforma del mercato del Ttf e per il resto si chiuderà un accordo con alcuni Stati per avere uno sconto in determinati momenti di picco. Questo sarebbe il price cap temporaneo. Nulla più che un tettuccio apribile di una vettura utilitaria. Al contrario, leggendo la bozza del documento si comprende che la strategia dei tagli ai consumi sarà messa a terra anche con interventi normativi che permetteranno all’Ue di essere più incisiva nei confronti dei singoli Paesi. E al tempo con una politica di centralizzazione degli acquisti, gestiti direttamente dall’Ue . Dovrebbe quindi nascere una piattaforma comune «per l’acquisto congiunto di gas» con la previsione di «una partecipazione obbligatoria degli Stati membri a ll ’aggregazione della domanda per almeno il 15% del volume di riempimento dello stoccaggio». A questa prima proposta la Commissione europea dovrebbe affiancare le sole altre misure che hanno raccolto un’a mpi a adesione tra i Paesi membri: la riduzione della domanda per evitare il rischio di razionamenti e un indice alternativo (e volontario) al Ttf di Amsterdam. Non ci soffermiamo sul tema del taglio dei consumi. Abbiamo scritto all’infinito su tale aspetto. Ribadiamo che per l’Ue è l’unico modo di congelare i prezzi delle materie prime. Solo che non ammette quali siano gli effetti collaterali. Cioè la desertificazione del Pil e l’i m p o s s i bi l i - tà per le aziende di stare sul mercato globale della produzione di beni di prima necessità. Quindi di concreto, come scriviamo sopra, resta esclusivamente l’a l tro punto in agenda in relazione al quale la proposta della Commissione Ue dovrebbe riguardare un nuovo indice di prezzo complementare per il Gnl. Nella bozza di comunicazione è stata indicata l’Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione tra i regolatori energetici (Acer) per «raccogliere le informazioni necessarie per creare questo nuovo benchmark entro la fine del 2022» e «l’indice dovrebbe essere disponibile in tempo per la prossima stagione di riempimento» degli stoccaggi «all’inizio del 2023». Di fronte a tale fuffa tecnica, vale la pena soffermarsi sul dato politico. Vale anche la pena valutare l’u n ic o passaggio concreto previsto per oggi. Cioè la centralizzazione degli acquisti. Significa che, come già accaduto per i vaccini, la Commissione si presenterà come compratore unico per ottenere le condizioni migliori. Non per la totalità, in questo caso, ma per una quota significativa. Si tratta di uno stock tra i 13 e i 14 miliardi di metri cubi. Come? Attraverso la creazione di una centrale acquisti comune per «coordinare il riempimento» dei depositi, e che preveda «una partecipazione obbligatoria degli Stati membri all’a g g re - gazione di una percentuale minima», la cui soglia potrebbe anche cambiare il prossimo anno. Al netto degli scambi dentro il continente che potranno avvenire soltanto in caso di scelta temporanea, la gestione unica degli acquisti apre la strada a un problema enorm e. La sovranità energetica vale quanto quella monetaria. È vero che si comincia con un 15% degli stoccaggi, ma non si sa dove si va a finire. Di certo saranno applicate le stesse logiche del Pnrr. Se non applichi politiche green, non avrai il gas che tu stesso hai pagato. Le scelte sui vaccini sono il peggiore esempio possibile. Niente trasparenza, sprechi e decisioni prese a Bruxelles per conto del Pil tedesco. Figuriamoci che cosa succederà con il gas e quanto potrà andare male.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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