STUPIDA RAZZA

lunedì 10 ottobre 2022

«È una crisi peggiore del Covid: a rischio 370.000 lavoratori»

 



« L’urgenza primaria è la pace. L’impatto della crisi sarà durissimo, peggio della pandemia. Da qui alla fine dell’anno rischiamo di perdere 370.000 posti di lavoro. Ed è solo l’inizio». Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, non nasconde che l’inverno del nostro scontento sarà lungo e costellato di tensioni economiche e sociali. «Sull’energia il nuovo governo dovrà incalzare l’Europa, mentre sul Pnrr non basta rispettare i tempi: serve la sostanza. E le tasse sono ancora troppo alte: chiediamo un piano di legislatura». Possiamo dire che è il periodo più buio per la nostra economia dalla seconda guerra mond i a l e? «È certo tra i più difficili. Perché viviamo un tempo in cui la pace torna ad essere l’u rge nza primaria. L’emergenza energia e la ripresa dell’i n f l a z io n e annunciano un crescente rischio recessione». Ha lanciato l’allarme sulla prossima chiusura di imprese per via della crisi energetica. Quanto è profonda la crisi, a livello di a z ie n d e e posti di lavoro, e quanto tempo abbiamo per inter venire? «Già in occasione della nostra assemblea pubblica dello scorso mese di giugno, avevamo segnalato l’impatto durissimo della crisi energetica. Ciò che non ha fatto la pandemia al commercio ed ai servizi, rischiano ora di farlo costi energetici insopportabili». Ci fornisce qualche cifra? «Da qui al primo semestre del 2023, sono a rischio chiusura circa 120.000 imprese con un rischio occupazione nell’o rd i n e di 370.000 unità. E la situazione, se non si trova urgentemente una soluzione soprattutto a livello europeo, potrebbe anche p eg g io ra re » . Quali sono i settori più c ol piti? «Per la distribuzione alimentare, per i bar e i ristoranti, per gli alberghi, i costi energetici sono aumentati vertiginosamente: dal 300% al 600%. E il caro carburanti colpisce duramente tutta la filiera del trasporto. Sono solo alcuni esempi di un problema gravissimo che attraversa trasversalmente tutto il sistema imprenditoriale». A Praga i grandi d’Eu ro pa ancora non trovano l’ac c o rd o per affrontare l’e me rge n za .Quali pensa possano essere i provvedimenti più urgenti a livello europeo? «Energy recovery fund per rispondere alla “pan d e mi a” energetica. Tetto al prezzo del gas con corridoio dinamico e acquisti congiunti, riforma dei meccanismi e delle regole di formazione del prezzo dell’e l ettricità per contrastare l’i m p e nnata dei prezzi energetici e, in particolare, l’utilizzo “b e l l ic o” del prezzo dell’energia e la spec u l a z io n e » . Più in prospettiva, qual è l’obiettivo finale? «Una compiuta e comune politica energetica europea. Non è facile, non sarà facile, ma non ci sono alternative credibili. Le conclusioni del Consiglio europeo di Praga lo confermano: la rotta è tracciata. I prossimi summit sull’energia dovranno accelerarla. E dal prossimo Consiglio europeo di ottobre dovrà arrivare l’avanti tutta». La Germania si muove però in solitaria e vara un piano da 200 miliardi per aiutare le imprese. Teme la maggiore competitività delle imprese tedesche a danno delle italiane? «Mi ritrovo nelle considerazioni del Presidente Draghi: la crisi richiede una risposta europea e non ci si deve dividere in ragione di differenti spazi nei bilanci nazionali. Quanto alla competitività delle imprese tedesche, certo uno “s c ud o” da 200 miliardi di euro la sosterrà. Tuttavia, non dimentichiamo che, soprattutto sul versante manifatturiero, i sistemi produttivi di Germania ed Italia sono fortemente integrati. E un sistema Italia troppo indebolito non giova neppure all’e c o n omia tedesca». Sul piano interno, gli spazi di manovra per calmierare le bollette sono molto stretti. Le sue p ro p o s te? «Anzitutto, mi aspetto che il credito d’imposta del 30% per i cosiddetti “non energivori”, destinato a contenere l’i m patto delle bollette elettriche, venga esteso nel tempo. Al momento, le disposizioni del decreto “a i uti Ter” si riferiscono al bimestre ottobre-novembre. Occorre renderle applicabili anche al trimestre luglio-settembre ed al prossimo dicembre». E in seconda battuta? «Andrebbe previsto un più forte ristoro per quelle bollette con incrementi dei costi dei consumi elettrici superiori al 100%. Ristori, ma non solo. Tra le misure necessarie per supportare esigenze di liquidità e per contenere gli impatti finanziari a carico delle imprese, d ev ’esserci il rafforzamento degli strumenti di garanzia, la ristrutturazione dei prestiti, l’allungamento della durata dei prestiti garantiti, e infine il rinnovo delle moratorie creditizie. E, ancora, sul versante societario, andranno riproposte e prorogate le norme emergenziali del periodo pandemico in materia di riduzione del capitale e di sospensione temporanea degli ammortamenti. Mentre, in deroga temporanea ai principi contabili, andrebbe consentito un ammortamento pluriennale dei costi energet ic i » . Ha chiesto da tempo una riforma della fiscalità e n e rgetica . Si riferisce alle voci « su p pl e me nta ri » che pesano in boll etta? «Gli oneri generali di sistema sono stati “s te r i l i z zat i” sino alla fine dell’anno. Ma, in via ordinaria, pesano sulla bolletta elettrica tra il 20% ed il 25% ed incidono sul gas nella misura del 5% circa. Bisogna riesaminare e ridurre queste componenti di cos to » . Le riduzioni varate da Draghi sui carburanti non sono su f f ic ie nti ? «Sono in vigore riduzioni “e m e rge n z i a l i” delle accise. Ma, in via ordinaria, accise e Iva incidono ancora per oltre il 54% sul prezzo di un litro di benzina e per oltre il 47% sul prezzo di un litro di gasolio. Insomma, ci sono ancora troppe tasse e troppo alte. Bisogna prevedere misure urgenti su questo punto. Ma serve un piano di legislatura. E lo sottolineiamo proprio perché a giorni inizierà quella nuova » . Questa volta alla recessione si aggiunge l’impennata dell’i nflazione. Quali sono le ricadut e su imprese e famiglie? «Crescono repentinamente i costi d’esercizio delle imprese e viene tagliato il potere d’ac qu isto dei consumatori. In media d’anno, stimiamo, per il 2022, u n’inflazione del 7,5%. Risultato: nel 2022, crescita dei consumi attorno al 4%, quindi circa 1 punto al di sopra del Pil. Attenzione, però: a fine 2022 e rispetto al 2019, mancheranno ancora circa 35 miliardi di euro di consumi. In altri termini, una riduzione di spesa pro-capite di oltre 300 euro. Nel 2023, crescita dei consumi in linea con il Pil, cioè non più di qualche decimo di punto. Questo nello scenario migliore. Ma cresce il rischio di prospettive ben pegg io r i » . Dopo una stagione estiva molto positiva, si aspetta contraccolpi anche sul turismo? «Il sistema turismo è colpito dal caro trasporti, dall’i m p e nnata dei costi d’esercizio, dall’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto dei turisti. Si rischia non solo di annullare i risultati di un’estate positiva, ma anche di compromettere la prossima stagione invernale: decisiva dopo due anni di panCARLO SANGALLI demia». Mentre prosegue la trattativa sotterranea sui ministeri, cosa si aspetta dal governo in a r r ivo? «La priorità assoluta è affrontare il caro energia, incalzando soprattutto l’Europa. Ma la sfida dei prossimi mesi è quella di affrontare un’e qu a z ione complicatissima: meno crescita e più inflazione. Tenendo presente che bisogna tenere sotto controllo un debito pubblico largamente superiore ai 2.700 miliardi di euro in un contesto di tassi d’interesse in risalita. Per il resto, vale sempre la ricetta di rilanciare la produttività per costruire più crescita, più occupazione, più c o e s io n e » . Sul cantiere del Pn r r i giudizi sono contrastanti: siamo in rita rd o? «Servono riforme ed investimenti a partire dal Pnrr, rispetto al quale bisogna assicurare una rendicontazione qualitativa, non solo quantitativa. In altre parole, non basta spendere nei tempi giusti ma occorre conseguire anche risultati sostanziali. Senza dimenticare, naturalmente, l’urgenza di azioni straordinarie di rafforzamento amministrativo, a partire dagli Enti locali del Mezzog io r n o » .

Nessun commento:

Posta un commento