STUPIDA RAZZA

martedì 18 gennaio 2022

«Consenso obbligato? Atto non valido»

«E sì che mi sottraggo invece. Mi sottraggo eccome». Giovanni Guzzetta, costituzionalista, insegna diritto pubblico all’Università Tor Vergata di Roma. È da sempre convinto sostenitore dell’elezione diretta del presidente della Repubblica. «Perplesso», talvolta critico sull’estensione progressiva di vincoli ed obblighi - vaccinali o di green pass - soprattutto sui minorenni. La persona giusta per parlarci di pandemia e Quirinale. Argomenti che si sovrappongono in maniera quasi surreale in tempi di Covid ora che si avvicinano le elezioni del capo dello Stato. Parla e guarda le cose con la voce e gli occhi del giurista. Abito che non toglie neppure per dirci chi sarebbe il suo presidente ideale. Neppure ora che Matteo Renzi sembra aprire a un candidato di centrodestra diverso da Berlusconi. «Non seguo i rumors. La Costituzione prescrive che i parlamentari votino a scrutinio segreto proprio perché i padri costituenti volevano sganciare il più possibile il momento dell’elezione dalle indicazioni di partito. Ovviamente sempre presenti. Quindi nulla impedisce che vi siano ma non dovremmo sapere chi ha votato cosa». Tante le convulsioni. E lei da giurista ne ha individuata una. Chiedere il consenso informato al paziente obbligato a vaccinarsi. «Chiamiamole incoerenze. Andrebbero risolte. Il paziente che si sottopone a un trattamento sanitario manifesta la propria scelta libera e consapevole firmando il cosiddetto modulo di “consenso inform ato”. Due gli elementi. L’informa - zione che il medico dà al paziente prima della prestazione e il consenso da lui dato prima di ricevere la prestazione. Qui vi è una contraddizione. Che senso ha chiedere il consenso a chi è obbligato per legge a quella prestazione? Vi è un problema di genuinità della volontà » . Le chiedo allora da avvocato -più che da giurista - quale valore legale abbia il consenso informato prestato dal paziente in questo caso. «Vi è un vizio della libera volontà. Mina alla radice la validità del documento. Ma vi è di più. Senza la firma del consenso informato ovviamente la prestazione non può essere erogata. Ma come faccio a considerare inadempiente una persona che non presta il consenso ma si presta a vaccinarsi in quanto obb l i gata? » . Molti suoi colleghi giuristi difendono però questa incoerenza. «Con argomentazioni quanto meno paradossali. Sostengono che vi sia sempre libertà di scelta. Perché il cittadino può sempre decidere di sopportare le sanzioni connesse al mancato rispetto dell’ob - b l i go » . Sanzione che coincide con l’az - zeramento dello stipendio… «Ma seguendo questo ragionamento finiremmo per sostenere che nel nostro ordinamento vi è libertà di omicidio (ride - ndr)p e rc h é io potrei comunque scegliere di uccidere una persona salvo accettare il rischio di andare in galera». In materia di obbligo vaccinale lei sostiene che non è in discussione il «se» ma il «come». Quindi se ho ben capito si può imporre un obbligo ma a certe condizioni. Qua l i ? «La Corte costituzionale si è espressa in più sentenze. Ne ricordo una. La numero 5 del 2008. La scelta dello Stato di consigliare piuttosto che raccomandare se non addirittura imporre la vaccinazione dipende dalle circostanze. Le condizioni sono ragionevolezza e proporzionalità della misura. Una valutazione tecnico-sanitaria prima che giuridica che però deve essere esplicita e sottoposta a dibatt i to » . Ci sono queste condizioni nell’attuale disciplina introdotta col dl 1/2021? «La sede dove questo dibattito deve essere esplicito non può che essere il Parlamento». Ma il decreto legge è già in vigor e. «Pienamente legittimo che l’att o avente forza di legge possa essere un decreto del governo. È un atto primario pure questo. Deve comunque arrivare il momento della conversione parlamentare in legge mere critiche. «Perplessità che confermo con riferimento a specifici casi. Uno di questi è l’obbligo per i minorenni che però non scelgono liberamente, ma sono soggetti alla potestà genitoriale. La conseguenza è che possono essere costretti a pagare le conseguenze per il rifiuto di vaccinazione stabilita dai genitori, senza averne responsabilità». Super green pass che addirittura impedirebbe ai parlamentari non vaccinati residenti in Sicilia e Sardegna di poter lasciare l’i s ol a per recarsi al Parlamento e votare il presidente della Repubblica. «Scelta sbagliatissima che dimostra tutta la debolezza della politica. Il terrore di apparire casta. Il parlamentare non ha semplicemente il diritto di recarsi in Parlamento a votare, ma soprattutto un dovere. Dovere nei confronti dell’elettore. Se mi consente una battuta un po’ demagogica, li paghiamo proprio per questo». Lei è un presidenzialista convinto se non erro. E sempre se non erro lei ha scritto una proposta organica di riforma della Costituzione in senso presidenzialista. Che siano gli elettori ad eleggere l’in - quilino del Quirinale. «A dire la verità ne ho scritte più di una…». Momento domanda: «Oste è buono il vino?». Ritiene la sua proposta ancora attuale? «Ovviamente sì. Tema da affrontare nell’ambito di una riforma più organica della forma di governo. Il modello semipresidenziale è il mio preferito. Deriva dalla analisi dell’evoluzione del nostro sistema politico. Ne constato l’instabilità e la crisi negli ultimi trent’anni. Ciò ha di fatto reso necessario che il presidente della Repubblica svolga spesso un ruolo di supplenza. Legittimo da un punto di vista costituzionale. Però, una volta constatata la crisi in cui versa il sistema politico e la dissoluzione dei partiti, la legittimazione popolare del capo dello Stato conferirebbe stabilità al sistema e rafforzerebbe il ruolo decisionale dei cittadini». Il modello è la Francia? «Con il sistema a doppio turno per l’elezione del presidente. Lo ritengo il più adatto. Del resto, l’at - tuale loro sistema repubblicano deriva da una precedente crisi politica. La nostra attuale instabilità ricorda quella francese di allora». Lei si è molto occupato in passato di legge elettorale. Già ai tempi del dl. La Costituzione non lascia dubbi in proposito». Ci spiega il secondo comma dell’articolo 32 della Costituzione? «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Cosa avevano in testa i padri costituenti con questa espressione? « L’articolo va letto per intero. Il primo comma tutela la salute e la libertà di scelta dell’individuo. Libertà che trova un limite nell’inte - resse collettivo che può portare a campagne vaccinali di massa. Limite non assoluto. Le pratiche sanitarie non devono essere degradanti per chi le subisce. Il Costituente aveva in testa il delirio eugenetico che animava la propaganda n a z i s ta » . Non le chiedo un’opinione da giurista ma da intellettuale liberale, se posso permettermi di definirla così. Lei è favorevole all’ob - bl i go? «Non mi spoglio mai dei panni del giurista. E quindi non posso non rilevare che l’obbligo è in astratto consentito dalla nostra C o s t i tu z io n e » . Su ll ’introduzione del green pass lei non ha mancato di esprimere critiche. «Perplessità che confermo con riferimento a specifici casi. Uno di questi è l’obbligo per i minorenni che però non scelgono liberamente, ma sono soggetti alla potestà genitoriale. La conseguenza è che possono essere costretti a pagare le conseguenze per il rifiuto di vaccinazione stabilita dai genitori, senza averne responsabilità». Super green pass che addirittura impedirebbe ai parlamentari non vaccinati residenti in Sicilia e Sardegna di poter lasciare l’i s ol a per recarsi al Parlamento e votare il presidente della Repubblica. «Scelta sbagliatissima che dimostra tutta la debolezza della politica. Il terrore di apparire casta. Il parlamentare non ha semplicemente il diritto di recarsi in Parlamento a votare, ma soprattutto un dovere. Dovere nei confronti dell’elettore. Se mi consente una battuta un po’ demagogica, li paghiamo proprio per questo». Lei è un presidenzialista convinto se non erro. E sempre se non erro lei ha scritto una proposta organica di riforma della Costituzione in senso presidenzialista. Che siano gli elettori ad eleggere l’in - quilino del Quirinale. «A dire la verità ne ho scritte più di una…». Momento domanda: «Oste è buono il vino?». Ritiene la sua proposta ancora attuale? «Ovviamente sì. Tema da affrontare nell’ambito di una riforma più organica della forma di governo. Il modello semipresidenziale è il mio preferito. Deriva dalla analisi dell’evoluzione del nostro sistema politico. Ne constato l’instabilità e la crisi negli ultimi trent’anni. Ciò ha di fatto reso necessario che il presidente della Repubblica svolga spesso un ruolo di supplenza. Legittimo da un punto di vista costituzionale. Però, una volta constatata la crisi in cui versa il sistema politico e la dissoluzione dei partiti, la legittimazione popolare del capo dello Stato conferirebbe stabilità al sistema e rafforzerebbe il ruolo decisionale dei cittadini». Il modello è la Francia? «Con il sistema a doppio turno per l’elezione del presidente. Lo ritengo il più adatto. Del resto, l’at - tuale loro sistema repubblicano deriva da una precedente crisi politica. La nostra attuale instabilità ricorda quella francese di allora». Lei si è molto occupato in passato di legge elettorale. Già ai tempi del referendum Segni. Da noi deve cambiare in qualsiasi legislatura. Nel Regno Unito è la stessa da secoli. «La legge elettorale è sicuramente un tassello. Necessario, ma non è sufficiente. Non si risolvono i vizi del sistema. Oggi ho un atteggiamento scettico. Quasi disincantato. Il maggioritario fu introdotto in Italia per raggiungere un effetto. La stabilità. Uno schieramento vince e governa. L’altro sta all’opposi - zione. Inizialmente ha anche funzionato. Peccato che è mancata la copertura costituzionale. Meccanismi per assicurarsi contro le crisi parlamentari. Se certi principi base non si mettono in Costituzione, l’instabilità si autoalimenta». Secondo qualche editorialista si potrebbe rimandare l’elezione del presidente della Repubblica a momenti migliori causa pandemia. «Assolutamente ingiustificato. Primo perché siamo circondati da Paesi che votano. Secondo perché come previsto dalla Costituzione - nel caso dell’elezione del presidente - il Parlamento è un seggio elettorale. Nessun dibattito. Nessun assembramento. Le dimensioni dell’edificio nel suo complesso consentono una votazione in sicurezza. Infatti, i questori hanno già stabilito regole per limitare la presenza in aula a non oltre duecento membri». Sulla rielezione del capo dello Stato, abbiamo avuto una conferma del presidente Napolitano. E non si può escludere quella di Mattarella. Ha ragione chi sostiene che questa previsione non risponda alla volontà dei costituenti? «Se avessero voluto escludere la rielezione lo avrebbero scritto esplicitamente. Diciamo che questa è consentita. Certo proprio per l’evoluzione del ruolo del presidente, 14 anni di mandato sono un periodo molto lungo». Il Partito democratico minaccia di non restare in aula qualora fosse candidato Silvio Berlusconi. Teme che qualcuno dei suoi parlamentari possa votarlo di nascosto. È legittimo un tale ordine di scuder i a? «Tecnicamente si. Sostanzialmente ci troviamo di fronte a un aggiramento del principio stabilito dai padri costituenti: evitare il controllo delle segreterie dei partiti e proteggere con il voto segreto la volontà dei singoli parlamentari. Sia chiaro. Non mi meraviglio né scandalizzo se i partiti mettono in atto le solite consolidate strategie di controllo dei voti dei gruppi parlamentari. Un gruppo vota scrivendo solo il cognome. L’altro il nome e il cognome. Anche questo, un aggiramento del principio costituzionale. Inconcepibile e illegale addirittura che si fotografi il voto con il telefonino per dare prova di aver votato secondo le indicazioni del g r up p o » .



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