NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
martedì 18 gennaio 2022
«Consenso obbligato? Atto non valido»
«E sì che mi sottraggo invece. Mi sottraggo eccome». Giovanni Guzzetta, costituzionalista, insegna
diritto pubblico all’Università Tor Vergata di Roma. È da
sempre convinto sostenitore dell’elezione diretta del presidente
della Repubblica. «Perplesso», talvolta critico sull’estensione progressiva di vincoli ed obblighi - vaccinali o di green pass - soprattutto
sui minorenni. La persona giusta
per parlarci di pandemia e Quirinale. Argomenti che si sovrappongono in maniera quasi surreale in
tempi di Covid ora che si avvicinano le elezioni del capo dello Stato.
Parla e guarda le cose con la voce e
gli occhi del giurista. Abito che non
toglie neppure per dirci chi sarebbe il suo presidente ideale. Neppure ora che Matteo Renzi sembra
aprire a un candidato di centrodestra diverso da Berlusconi. «Non
seguo i rumors. La Costituzione
prescrive che i parlamentari votino a scrutinio segreto proprio perché i padri costituenti volevano
sganciare il più possibile il momento dell’elezione dalle indicazioni di partito. Ovviamente sempre presenti. Quindi nulla impedisce che vi siano ma non dovremmo
sapere chi ha votato cosa».
Tante le convulsioni. E lei da giurista ne ha individuata una. Chiedere il consenso informato al paziente obbligato a vaccinarsi.
«Chiamiamole incoerenze. Andrebbero risolte. Il paziente che si
sottopone a un trattamento sanitario manifesta la propria scelta libera e consapevole firmando il cosiddetto modulo di “consenso inform ato”. Due gli elementi. L’informa -
zione che il medico dà al paziente
prima della prestazione e il consenso da lui dato prima di ricevere
la prestazione. Qui vi è una contraddizione. Che senso ha chiedere
il consenso a chi è obbligato per
legge a quella prestazione? Vi è un
problema di genuinità della volontà » .
Le chiedo allora da avvocato -più
che da giurista - quale valore legale
abbia il consenso informato prestato dal paziente in questo caso.
«Vi è un vizio della libera volontà. Mina alla radice la validità del
documento. Ma vi è di più. Senza la
firma del consenso informato ovviamente la prestazione non può
essere erogata. Ma come faccio a
considerare inadempiente una
persona che non presta il consenso
ma si presta a vaccinarsi in quanto
obb l i gata? » .
Molti suoi colleghi giuristi difendono però questa incoerenza.
«Con argomentazioni quanto
meno paradossali. Sostengono che
vi sia sempre libertà di scelta. Perché il cittadino può sempre decidere di sopportare le sanzioni connesse al mancato rispetto dell’ob -
b l i go » .
Sanzione che coincide con l’az -
zeramento dello stipendio…
«Ma seguendo questo ragionamento finiremmo per sostenere
che nel nostro ordinamento vi è libertà di omicidio (ride - ndr)p e rc h é io potrei comunque scegliere di uccidere una persona salvo accettare
il rischio di andare in galera».
In materia di obbligo vaccinale
lei sostiene che non è in discussione il «se» ma il «come». Quindi se
ho ben capito si può imporre un
obbligo ma a certe condizioni.
Qua l i ?
«La Corte costituzionale si è
espressa in più sentenze. Ne ricordo una. La numero 5 del 2008. La
scelta dello Stato di consigliare
piuttosto che raccomandare se
non addirittura imporre la vaccinazione dipende dalle circostanze.
Le condizioni sono ragionevolezza
e proporzionalità della misura.
Una valutazione tecnico-sanitaria
prima che giuridica che però deve
essere esplicita e sottoposta a dibatt i to » .
Ci sono queste condizioni nell’attuale disciplina introdotta col
dl 1/2021?
«La sede dove questo dibattito
deve essere esplicito non può che
essere il Parlamento».
Ma il decreto legge è già in vigor e.
«Pienamente legittimo che l’att o
avente forza di legge possa essere
un decreto del governo. È un atto
primario pure questo. Deve comunque arrivare il momento della
conversione parlamentare in legge
mere critiche.
«Perplessità che confermo con
riferimento a specifici casi. Uno di
questi è l’obbligo per i minorenni
che però non scelgono liberamente, ma sono soggetti alla potestà genitoriale. La conseguenza è che
possono essere costretti a pagare le
conseguenze per il rifiuto di vaccinazione stabilita dai genitori, senza averne responsabilità».
Super green pass che addirittura impedirebbe ai parlamentari
non vaccinati residenti in Sicilia e
Sardegna di poter lasciare l’i s ol a
per recarsi al Parlamento e votare
il presidente della Repubblica.
«Scelta sbagliatissima che dimostra tutta la debolezza della politica. Il terrore di apparire casta. Il
parlamentare non ha semplicemente il diritto di recarsi in Parlamento a votare, ma soprattutto un
dovere. Dovere nei confronti dell’elettore. Se mi consente una battuta
un po’ demagogica, li paghiamo
proprio per questo».
Lei è un presidenzialista convinto se non erro. E sempre se non
erro lei ha scritto una proposta organica di riforma della Costituzione in senso presidenzialista. Che
siano gli elettori ad eleggere l’in -
quilino del Quirinale.
«A dire la verità ne ho scritte più
di una…».
Momento domanda: «Oste è
buono il vino?». Ritiene la sua proposta ancora attuale?
«Ovviamente sì. Tema da affrontare nell’ambito di una riforma più
organica della forma di governo. Il
modello semipresidenziale è il mio
preferito. Deriva dalla analisi dell’evoluzione del nostro sistema politico. Ne constato l’instabilità e la
crisi negli ultimi trent’anni. Ciò ha
di fatto reso necessario che il presidente della Repubblica svolga
spesso un ruolo di supplenza. Legittimo da un punto di vista costituzionale. Però, una volta constatata la crisi in cui versa il sistema
politico e la dissoluzione dei partiti, la legittimazione popolare del
capo dello Stato conferirebbe stabilità al sistema e rafforzerebbe il
ruolo decisionale dei cittadini».
Il modello è la Francia?
«Con il sistema a doppio turno
per l’elezione del presidente. Lo ritengo il più adatto. Del resto, l’at -
tuale loro sistema repubblicano
deriva da una precedente crisi politica. La nostra attuale instabilità
ricorda quella francese di allora».
Lei si è molto occupato in passato di legge elettorale. Già ai tempi
del dl. La Costituzione non lascia
dubbi in proposito».
Ci spiega il secondo comma dell’articolo 32 della Costituzione?
«Nessuno può essere obbligato a
un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di
legge. La legge non può in nessun
caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Cosa
avevano in testa i padri costituenti
con questa espressione?
« L’articolo va letto per intero. Il
primo comma tutela la salute e la
libertà di scelta dell’individuo. Libertà che trova un limite nell’inte -
resse collettivo che può portare a
campagne vaccinali di massa. Limite non assoluto. Le pratiche sanitarie non devono essere degradanti per chi le subisce. Il Costituente aveva in testa il delirio eugenetico che animava la propaganda
n a z i s ta » .
Non le chiedo un’opinione da
giurista ma da intellettuale liberale, se posso permettermi di definirla così. Lei è favorevole all’ob -
bl i go?
«Non mi spoglio mai dei panni
del giurista. E quindi non posso
non rilevare che l’obbligo è in
astratto consentito dalla nostra
C o s t i tu z io n e » .
Su ll ’introduzione del green
pass lei non ha mancato di esprimere critiche.
«Perplessità che confermo con
riferimento a specifici casi. Uno di
questi è l’obbligo per i minorenni
che però non scelgono liberamente, ma sono soggetti alla potestà genitoriale. La conseguenza è che
possono essere costretti a pagare le
conseguenze per il rifiuto di vaccinazione stabilita dai genitori, senza averne responsabilità».
Super green pass che addirittura impedirebbe ai parlamentari
non vaccinati residenti in Sicilia e
Sardegna di poter lasciare l’i s ol a
per recarsi al Parlamento e votare
il presidente della Repubblica.
«Scelta sbagliatissima che dimostra tutta la debolezza della politica. Il terrore di apparire casta. Il
parlamentare non ha semplicemente il diritto di recarsi in Parlamento a votare, ma soprattutto un
dovere. Dovere nei confronti dell’elettore. Se mi consente una battuta
un po’ demagogica, li paghiamo
proprio per questo».
Lei è un presidenzialista convinto se non erro. E sempre se non
erro lei ha scritto una proposta organica di riforma della Costituzione in senso presidenzialista. Che
siano gli elettori ad eleggere l’in -
quilino del Quirinale.
«A dire la verità ne ho scritte più
di una…».
Momento domanda: «Oste è
buono il vino?». Ritiene la sua proposta ancora attuale?
«Ovviamente sì. Tema da affrontare nell’ambito di una riforma più
organica della forma di governo. Il
modello semipresidenziale è il mio
preferito. Deriva dalla analisi dell’evoluzione del nostro sistema politico. Ne constato l’instabilità e la
crisi negli ultimi trent’anni. Ciò ha
di fatto reso necessario che il presidente della Repubblica svolga
spesso un ruolo di supplenza. Legittimo da un punto di vista costituzionale. Però, una volta constatata la crisi in cui versa il sistema
politico e la dissoluzione dei partiti, la legittimazione popolare del
capo dello Stato conferirebbe stabilità al sistema e rafforzerebbe il
ruolo decisionale dei cittadini».
Il modello è la Francia?
«Con il sistema a doppio turno
per l’elezione del presidente. Lo ritengo il più adatto. Del resto, l’at -
tuale loro sistema repubblicano
deriva da una precedente crisi politica. La nostra attuale instabilità
ricorda quella francese di allora».
Lei si è molto occupato in passato di legge elettorale. Già ai tempi del referendum Segni. Da noi deve
cambiare in qualsiasi legislatura.
Nel Regno Unito è la stessa da secoli.
«La legge elettorale è sicuramente un tassello. Necessario, ma
non è sufficiente. Non si risolvono i
vizi del sistema. Oggi ho un atteggiamento scettico. Quasi disincantato. Il maggioritario fu introdotto
in Italia per raggiungere un effetto.
La stabilità. Uno schieramento vince e governa. L’altro sta all’opposi -
zione. Inizialmente ha anche funzionato. Peccato che è mancata la
copertura costituzionale. Meccanismi per assicurarsi contro le crisi parlamentari. Se certi principi
base non si mettono in Costituzione, l’instabilità si autoalimenta».
Secondo qualche editorialista si
potrebbe rimandare l’elezione del
presidente della Repubblica a momenti migliori causa pandemia.
«Assolutamente ingiustificato.
Primo perché siamo circondati da
Paesi che votano. Secondo perché
come previsto dalla Costituzione -
nel caso dell’elezione del presidente - il Parlamento è un seggio elettorale. Nessun dibattito. Nessun assembramento. Le dimensioni dell’edificio nel suo complesso consentono una votazione in sicurezza. Infatti, i questori hanno già stabilito regole per limitare la presenza in aula a non oltre
duecento membri».
Sulla rielezione
del capo dello Stato,
abbiamo avuto una
conferma del presidente Napolitano. E
non si può escludere
quella di Mattarella.
Ha ragione chi sostiene che questa
previsione non risponda alla volontà
dei costituenti?
«Se avessero voluto escludere la rielezione lo avrebbero
scritto esplicitamente. Diciamo che
questa è consentita. Certo proprio
per l’evoluzione del ruolo del presidente, 14 anni di mandato sono un
periodo molto lungo».
Il Partito democratico minaccia
di non restare in aula qualora fosse candidato Silvio Berlusconi. Teme che qualcuno dei suoi parlamentari possa votarlo di nascosto.
È legittimo un tale ordine di scuder i a?
«Tecnicamente si. Sostanzialmente ci troviamo di fronte a un
aggiramento del principio stabilito
dai padri costituenti: evitare il controllo delle segreterie dei partiti e
proteggere con il voto segreto la volontà dei singoli parlamentari. Sia
chiaro. Non mi meraviglio né scandalizzo se i partiti mettono in atto
le solite consolidate strategie di
controllo dei voti dei gruppi parlamentari. Un gruppo vota scrivendo
solo il cognome. L’altro il nome e il
cognome. Anche questo, un aggiramento del principio costituzionale. Inconcepibile e illegale addirittura che si fotografi il voto con il
telefonino per dare prova di aver
votato secondo le indicazioni del
g r up p o » .
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento