STUPIDA RAZZA

giovedì 20 gennaio 2022

E dal 2023 in poi previsti nuovi tagli

 

Un sistema sanitario che regga e il suo regolare funzionamento dovrebbero essere l’ossessione di chi siede al ministero della Salute. Purtroppo però la convinzione che il vaccino bastasse a risolvere tutto, ha fatto sì che si tralasciassero le altre cose fondamentali. A cominciare dai posti letto negli ospedali. Nel decreto rilancio di luglio 2020 furono stanziati 1,5 miliardi per raddoppiare i posti letto in terapia intensiva, l’obiettivo era quello di arrivare a 11.091 Icu (intensive care unit) ma oggi, secondo Agenas, siamo ancora fermi a quota 9.535. Ben lontani dagli standard prefissati più di un anno fa. Oggi sappiamo che gran numero dei morti in Italia si sarebbero potuti evitare con un’adeguata dotazione delle terapie intensive. Si disse mai più. La Corte dei conti a fine aprile 2021 denunciava che, nonostante l’app rovaz io ne del ministero della Salute, il «potenziamento strutturale delle dotazioni di terapia intensiva risultava compiuto solo al 25,7%». Non solo i posti letto ma anche gli infermieri sono stati dimenticati. Nonostante le promesse infatti, non sono arrivati gli aumenti attesi e neanche le assunzioni previste. Nel 2020 era prevista l’as - sunzione di 9.600 infermieri, ma solo in 3.000 alla fine hanno avuto il posto. La penuria di infermieri è un problema che si ricollega a tutto il sistema, infatti, uno dei motivi per cui alcuni letti nelle terapie intensive non si attivano è proprio legato alla mancanza di personale. Come nel caso dell’ospedale di Lecce dove il primario di Anestesia e rianimazione Giuseppe Pulito c h ie d e aiuto perché pur avendo il posto per attivare altri 8 posti letto, non ha personale per poterli utilizzare. Insomma i soldi per i posti letto ci sono ma non ci sono per i sanitari. Nella legge di bilancio 2022 esisteva un emendamento poi scomparso, che prevedeva la possibilità di aumentare il numero di docenti infermieri, pari oggi a 1 ogni 1350 studenti, quando per le altre discipline il rapporto è di 1 a 6. «I professori con l’abilitazione ci sono ma non possono insegnare perché non sono stati stanziati i 2 milioni previsti per il 2022 e i 6 milioni l’anno dal 2023», denuncia Fnopi. In Italia, secondo il report State of health in the Eu del 2021, sono impiegati 6,2 infermieri ogni 1000 abitanti. Questo dato, inferiore del 25% rispetto alla media Ue, visti gli investimenti in formazione praticamente nulli, è destinato a peggiorare. All’indomani dello scoppio della pandemia furono in molti a denunciare il progressivo taglio della spesa sanitaria negli ultimi 10 anni. Parliamo di un totale di 37 miliardi suddivisi in diversi governi. Dal governo M o nti al governo C o nte, passando per il governo L etta . Ma il presidente del Consiglio che tagliò la spesa più di tutti fu Matteo Renzi con 16,6 miliardi di tagli alla spesa sanitaria nelle finanziarie 2015, 2016 e 2017. Non si salva però neanche il governo D ra gh i, che nonostante abbia contezza dei danni provocati da una non sufficiente spesa sanitaria, nel Nadef ha deciso comunque di prevedere un progressivo taglio dal 2023 in poi. Secondo l’Ocse la spesa sanitaria italiana è passata dall’8,7% del Pil nel 2019 al 9,7% nel 2020. Un piccolo incremento che comunque non è ba s tato. L’Italia ha registrato un calo d el l ’aspettativa di vita della popolazione di 1,2 anni, passando da 83,6 anni nel 2019 a 82,4 anni nel 2020, rispetto a una riduzione media di 0,6 anni nei Paesi dell’Ocse. Questo naturalmente non dipende dal Covid, ma dalle politiche applicate. Inoltre la mortalità di tutte le cause nel 2020 e nei primi sei mesi del 2021 è aumentato del 12,9% rispetto alla media 2015-2019. Per non dimenticare i ritardi nelle cure e nella prevenzione che hanno registrato un calo del 38% dello screening del cancro al seno nel 2020 rispetto al 2019. E gli effetti di tutto questo li scopriremo solo fra qualche anno.

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