STUPIDA RAZZA

domenica 9 gennaio 2022

La Cina arraffa il 51% del grano mondiale e affama l’O c c i d e nt e

 

Gira sui social questo meme che dice più o meno così: i cinesi vestono italiano, mangiano italiano e noi compriamo dai cinesi perché l’Italia non ce la possiamo permettere. Xi Jin - pi n g ha lanciato l’offensiva alimentare, la Cina si accaparra tutto e sta affamando il mondo; i prezzi agroalimentari sono fuori controllo. Da quando è scoppiata la pandemia a Wuhan - sarebbe questa un’ot - tima ragione per andare a darci un’occhiata - sta facendo incetta di generi alimentari. Il dittatore cinese deve aver sentito Rita Pavone cantare Viv a la pappa col pomodoro: «Un popolo affamato fa la rivoluzion». Oltre metà del grano disponibile nel mondo è stoccato da Cofco (è la più grande azienda alimentare di Pechino) nel porto di Dalian. Ad ammettere che stanno facendo scorte è Qin Yuy u n , responsabile dell’ap p rov v i g io n a m e nto di cereali, che confessa: «Stiamo facendo stoccaggi insolitamente alti, abbiamo a disposizione scorte per almeno un anno e mezzo». La stima fatta dagli Usa rivela che Pechino ha immagazzinato il 69% del mais, il 60% del riso e il 51% del grano disponibile quest’anno. I cinesi si sono mossi con particolare anticipo sui mercati del Sud del mondo e questo ha determinato una fiammata dei prezzi agricoli come non si vedeva da almeno dieci anni. Peraltro all’iper attivismo della Cina fa riscontro una totale passività dell’Europa. Lo ha implicitamente dichiarato Ursula von der L eye n nel suo discorso sullo stato dell’Unio - ne a fine settembre: in 40 minuti non ha mai pronunciato la parola agricoltura. Del resto il programma Farm to Forkche impone nuovi modelli alimentari come gli estratti di legumi, i vermi e la carne di coccodrillo dichiara guerra all’agricol - tura convenzionale e gli attacchi continui al made in Italy - dal vino ai salumi passando per la famigerata etichetta a semaforo Nutriscore che piace tanto alle multinazionali della nutrizione ma mette sul lastrico i nostri agricoltori - nascono da una volontà liquidatoria della politica agricola. Chi guarda con (giusta) preoccupazione all’espansio - ne della Cina sono gli Stati Uniti. Pechino ha ormai colonizzato la produzione agricola africana e sta diventando il primo cliente del Brasile per quel che riguarda carne e soia (va a Pechino circa il 40% della produzione), mentre la Germania trova convenientissimo - anche con i Verdi al governo - vendere migliaia di tonnellate di carne di maiale (di cui i cinesi sono i primi consumatori al mondo) in estremo o r ie nte. La campagna di conquista alimentare cinese è orchestrata direttamente da Xi Jin - pi n g . Teme che un’eve ntu a l e scarsità alimenti il malcontento della popolazione sottoposta nell’anno e mezzo della pandemia a restrizioni durissime. A Xian, città di 13 milioni di abitanti chiusa per virus in questi giorni, si moltiplicano di appelli di migliaia di persone che chiedono aiuto perché stanno morendo di fame non potendo fare la spesa. Il regime teme che quest’eco deflagri perciò impingua le sue dispense. Su 650 milioni di tonnellate prodotte nel 2021 la Cina nei primi dieci mesi dell’anno ne ha importati altri 130 milioni di tonnellate. I cinesi per incrementare la produzione interna di suini stanno usando i cereali come mangimi. Così facendo sfamano i loro maiali, ma affamano il resto del mondo. Negli ultimi cinque anni le importazioni di cereali e di soia da parte di Pechino sono cresciute di 12 volte, quelle di carne e di frutta di cinque volte, nel 2020 la Cina ha fatto uno spesa pari a 98,1 miliardi di dollari (quattro volte in più dell’anno precedente) e in nove mesi di quest’an - no ha importato più cibo di quanto non avesse fatto nell’intero 2016 (primo anno in cui esistono statistiche). In più i cinesi si stanno lanciando nella conquista diretta dei colossi del settore: la Wh group, primo operatore di carni, si è comprata aziende in Olanda, Germania e Polonia, la Mongolia yil (formaggi) ha acquisito il 30% della produzione di latte neozelandese e la joint venture tra la cinese Zhongding dairy farming e l’azienda russa Severny bur che vale 161 milioni di dollari ha costruito a Mudanjiang una stalla da 100.000 vacche che serve alla Russa per dribblare le sanzioni europee e alla Cina per accrescere la propria produzione. La zootecnia è per Xi Ji npin g il primo asset della campagna per la «sicurezza» alimentare; non è puntare alla qualità, ma non avere problemi sulle quantità. La prova sta nell’andamen - to dei prezzi agricoli. Secondo l’Onu in un anno sono cresciuti del 30%. Ma a casa nostra sappiamo che soia e mais hanno fatto più 50%, il grano è andato oltre il 60. Mentre le scorte cinesi aumentano, le nostre calano drasticamente. Mancheranno il prossimo anno grano e frumento. Da gennaio vedremo su pane, pasta, cereali trasformati aumenti che vanno da 80 centesimi per la pasta a 3 euro al chilo per il pane. Senza contare i rincari sulla carne per mancanza di mangimi, sul latte (già aumentato di 4 centesimi al litro), sull’ortofrutta (aumenti attorno al 15%). Xi J i n pi n g con tanto panem e nessun circenses tiene a bada il popolo. E il resto del mondo? S’a r ra n g i .



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