L’Arera ha diffuso ieri l’a gg io r n am e nto delle tariffe per il primo trimestre 2022 per il gas e l’energia elettrica. Come ci si attendeva, si tratta di un ulteriore, drastico aumento rispetto al trimestre precedente, che a sua volta aveva fatto registrare un incremento spropositato. Le nuove tariffe, che si applicano al mercato tutelato, aumenteranno del 55% per l’energia elettrica e del 41,8% per il gas rispetto al trimestre attuale. Valori molto alti, che già tengono conto dei 3,8 miliardi di euro di sgravi inseriti dal governo nella legge di bilancio per il 2022. Senza la toppa governativa le tariffe di elettricità e gas sarebbero aumentate rispettivamente del 65% e del 59,2%. Complessivamente, le tariffe sono aumentate di circa tre volte e mezzo in un anno: in vista un altro rialzo dell’inflazione e un’altra sonora martellata alla produzione industriale. I consumatori che hanno scelto il mercato libero con un contratto a prezzo fisso non vedranno cambiare le proprie condizioni di fornitura a gennaio e continueranno alle condizioni in essere. Chi invece ha un contratto a prezzo indicizzato al Prezzo unico nazionale (energia elettrica) o al Ttf (gas) pagherà la media dei prezzi orari o giornalieri che si saranno registrati tra il primo e il 31 gennaio, sempre secondo le condizioni del contratto in essere. I contratti di fornitura alle aziende, di solito, sono relativi a una fornitura sull’anno solare e vengono siglati normalmente a novembre. Ciò significa che i clienti che hanno scelto il prezzo fisso hanno già incorporato nei propri costi un prezzo alto, che peserà per tutto il 2022. Chi invece ha sottoscritto un contratto a prezzo variabile rimane aperto all’opportunità di un calo dei prezzi, ma anche, come è stato quest’anno, al rischio di un aumento. In questo periodo festivo, con la domanda in calo e le temperature ancora mediamente alte, i prezzi in tutta Europa si sono raffreddati e il prezzo dell’e n e rg i a elettrica spot per oggi in Germania è sceso addirittura a 12euro/Mwh, mentre in Francia è dieci volte tanto (120 euro/Mwh) e in Italia ancora superiore, 167 euro/Mwh. Prezzi decisamente più bassi rispetto ai record visti nelle scorse settimane, ma l’e s tre - ma volatilità e la disparità di livello tra Paesi segnalano una situazione ancora lontana dall’equilibrio. In Italia il Pun medio di dicembre è stato 281,24 euro/Mwh, il valore più alto di sempre, che porta il Pun medio dell’anno 2021 a 125,46 euro/Mwh, altro record storico. Il Pun medio del 2020 fu 38,91 euro/Mwh. Mentre l’Unione europea tace, nei giorni scorsi si sono riuniti a Torbole (Brescia) gli industriali energivori (acciaio, carta, cemento, ceramica, chimica, fonderie, vetro e calce) che hanno chiesto con urgenza al governo di intervenire sul caro prezzi con provvedimenti mirati, lamentando di non essere certi di poter riaprire le aziende a gennaio. Il leader della Lega, M atte o Salvi ni , presente all’in co ntro, ha affermato che entro qualche giorno «arriveranno delle proposte della Lega al governo». Quasi certamente farà parte delle proposte l’idea di un revamping dell’estrazione di gas dai giacimenti sul territorio nazionale. In Italia esistono circa 90 miliardi di metri cubi di gas già scoperti e disponibili per l’estrazione. L’apporto di 8-10 miliardi di metri cubi l’anno di produzione nazionale ridurrebbe le importazioni dall’estero e potrebbe contribuire a una mitigazione dei prezzi. A condizione però che tale gas riesca a influire anche sul prezzo europeo al Ttf, da cui dipende tutto il mercato europeo. Per fare ciò occorrerebbe diminuire, se non azzerare, l’import italiano dal Mare del Nord (dal Passo Gries) e magari esportare modesti quantitativi verso il Nord Europa, in modo da influire sulla curva di offerta al Ttf. Un impatto concreto sui prezzi si può avere cioè solo a fronte di quantitativi nazionali importa nt i . Su questo punto però pare difficile superare l’o p p o s i z io - ne del Movimento 5 stelle, da sempre contrario allo sfruttamento di idrocarburi sul territorio italiano. Più difficile si presenta il cammino dell’altra possibile proposta, cui Mario Draghi ha accennato e di cui La Verità ha già parlato. Ossia la richiesta di un contributo da parte dei produttori di energia da fonte rinnovabile, in base all’idea che questi godano di margini alti per via del sistema di prezzo marginale con cui il prezzo dell’energia elettrica è formato. Nel frattempo, Vladimir Putin, in conferenza stampa, ha affermato nei giorni scorsi che il gasdotto Nord stream 2 è già pieno del gas tecnico necessario e pronto a partire. Il gasdotto però è ancora sottoposto a un processo di verifica e accreditamento europeo, sospeso un mese fa dal regolatore tedesco e che dalle ultime indiscrezioni potrebbe terminare non prima di giugno, salvo sorprese. «Ora sta ai nostri partner europei attivare Nord stream 2 e venire inondati da miliardi di metri cubi di gas russo a basso costo, che farebbe crollare i prezzi per imprese e famiglie, con vantaggio per tutti, anche per gli ucraini», ha proseguito sornione il presidente russo. La palla è nel campo di Berlino, o ra .
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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