Slitta dal 12 al 21 gennaio la chiusura
della fase di consultazione degli stati
membri sull’atto delegato della Commissione europea che deve decidere
se e fino a che punto il gas e nucleare
possono essere considerate fonti
energetiche “verdi” e dunque possono rientrare nella tassonomia, la
classificazione, che Bruxelles sta
mettendo a punto per mobilitare gli
investimenti privati sulle fonti più
sostenibili per l’ambiente e dunque
necessarie per raggiungere la neutralità climatica al 2050.
Il rinvio - di cui si parlava da qualche
giorno - è stato motivato con l’esigenza di dare più tempo ai governi per valutare la proposta di tassonomia presentata alle capitali il 31 dicembre, poche ore prima dello scoccare della
mezzanotte in modo da rispettare anche formalmente l’impegno che Ursula von der Leyen aveva preso con gli
Stati membri. Il rinvio della deadline
riguarda solo la consultazione con la
Piattaforma sulla finanza sostenibile
e con i 27, mentre resta invariata - per
ora - la scadenza di fine mese per
l’adozione dell’atto che per sua natura
non è modificabile: Consiglio e Parlamento hanno quattro mesi di tempo
per approvarlo così com’è o bocciarlo
con una maggioranza qualificata. Secondo il calendario dei lavori del collegio, la data per l’adozione del controverso provvedimento dovrebbe essere
il 26 gennaio, ma è plausibile che venga
posticipata anche questa.
L’intervento della Commissione dal
punto di vista degli equilibri politici tra
gli Stati membri è di una delicatezza
estrema, come dimostrano le fibrillazioni crescenti delle ultime settimane.
Bruxelles da tempo ritiene che il gas
naturale e il nucleare hanno un ruolo
come fonti per la transizione verso un
futuro basato prevalentemente sulle
rinnovabili. La loro classificazione nella bozza del provvedimento perciò è
subordinata a condizioni molto rigorose che stanno facendo molto discutere, e ha creato diversi fronti. Il primo,
guidato dalla Francia, è a favore del
nucleare. Per il presidente Macron si
tratta di una questione esistenziale:
con 58 centrali (molte di vecchia generazione) il Paese è il primo produttore
di energia nucleare della Ue (37%) e
con essa copre il 75% del proprio fabbisogno energetico. «Un compromesso è un compromesso. Per noi l’essenziale
è che il nucleare figuri nella tassonomia Ue» ha detto il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, dopo
aver incontrato il vicepresidente della
Commissione, Valdis Dombrovskis.
«Se vogliamo ridurre le emissioni di
Co2, servono le rinnovabili, ma anche
il nucleare». Posizione identica a quella del commissario al Mercato unico, il
francese Thierry Breton: «Non c’è modo per l’Europa di raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette nel 2050
senza l’energia nucleare» che richiede
investimenti per «500 miliardi di euro
per le centrali di nuova generazione».
La Germania, che dopo il disastro di
Fukushima ha deciso si smantellare il
nucleare entro quest’anno e che riceve
il gas russo con i due gasdotti NordStream, conferma la contrarietà all’energia dall’atomo (si legga l’articolo
in pagina) ma Bruxelles spera che non
arrivi ad aprire uno scontro con la
Francia che ha la presidenza di turno
della Ue e con la quale deve discutere
altri delicati dossier, a cominciare dalla
riforma del Patto di stabilità. Il governo di Berlino, con dentro i Verdi, dovrebbe dunque astenersi e non seguire
il fronte antinuclearista duro e puro
guidato dall’Austria che per opporsi al
provvedimento si è detta disposta ad impugnarlo davanti alla Corte di giustizia. Contrario al nucleare è anche il
Lussemburgo ma non basta a cambiare gli equilibri in Consiglio dove Spagna e Portogallo sono contrari sia al
gas che al nucleare e spingono per una
scelta più netta sulle rinnovabili.
C’è poi il fronte a Est, dove è ancora
forte la dipendenza dal carbone e non
ci sono preclusioni al nucleare. Da
quelle parti i paletti in termini di riduzione delle emissioni previste dalla
bozza di Capodanno non piacciono,
vorrebbero quanto meno allentarle se
non proprio un “liberi tutti”. E l’Italia?
Il governo non si è ancora espresso
apertamente. Il sistema energetico nazionale ha bandito da decenni il nucleare ed è basato sul gas, il che spinge a
pensare che il governo possa assumere
una posizione molto vicina a quella tedesca che permetterebbe di non mettersi contro la Francia e nello stesso
tempo - come ha spesso ricordato il ministro della Transizione ecologica, Cingolani - lascia aperta la porta per la ricerca sui reattori di IV generazione. Le
prossime settimane saranno segnate
ancora da incontri, colloqui e trattative,
alla ricerca dell’inevitabile «compromesso politico» richiamato da Dombrovskis dopo l’incontro con Le Maire.
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