Bollette sempre più pesanti non solo per le famiglie, che nonostante le misure adottate dal Governo oggi pagano gas e luce il doppio rispetto a un anno fa, ma anche per le imprese che nel 2022 rischiano di sopportare un fardello di costi energetici da 126 miliardi di euro: 90 miliardi in più – in pratica il triplo del valore dell’ultima manovra finanziaria – rispetto a quanto spendevano prima del Covid. È questo il bilancio, purtroppo quasi certamente ancora parziale, del caro energia, che emerge per gli utenti domestici dall’analisi degli adeguamenti trimestrali dell’Arera e per le imprese dallo studio più recente in circolazione, appena presentato dalla Cgia di Mestre. I rincari energetici – salvo colpi di scena sui mercati o interventi ancora più incisivi da parte delle istituzioni – minacciano di pesare ancora a lungo sulle spalle degli italiani e più in generale degli europei, che negli ultimi mesi hanno assistito a una straordinaria accelerazione della corsa dei prezzi all’ingrosso. Il gas solo tra giugno e dicembre è addirittura quintuplicato di valore, spingendosi a superare 180 euro per Megawattora (oggi vale circa 85 euro). I certificati Ue per l’emissione di CO2 nel corso del 2021 sono quasi triplicati di prezzo e ormai scambiano stabilmente sopra 80 euro per tonnellata. L’elettricità ha seguito a ruota, raggiungendo anch’essa livelli mai visti nella storia. Il Pun (Prezzo unico nazionale), usato come riferimento in Italia, valeva 52 euro/MWh nel 2019: l’ultimo anno di ”normalità”, prima che la pandemia sconvolgesse il mondo e i consumi di energia. A dicembre 2021 è arrivato a valere 281,2 euro in media mensile, con punte ben oltre 400 euro. Il mercato in seguito ha tirato il fiato, ma tuttora siamo intorno a 250 €/MWh: il quadruplo rispetto a dodici mesi fa. La bolletta delle imprese grosso modo ricalca lo stesso andamento dei prezzi energetici, anche se non la riflette in modo perfetto: «Solo una parte del costo della materia prima si trasferisce in bolletta – ricorda Daniele Nicolai, ricercatore dell’Ufficio studi Cgia Mestre – Dal 2019, l’anno pre Covid che abbiamo scelto come base di confronto, il Pun è quasi triplicato salendo a una media di 125,5 euro nel 2021, quando i prezzi sono decollati davvero solo nella seconda metà dell’anno. Nello stesso periodo invece la bolletta delle imprese è “solo” raddoppiata». Ipotizzando che il Pun medio scenda a 150 €/MWh nel 2022, come dicono i principali scenari previsionali, la Cgia stima costi extra di 36 miliardi di euro per le imprese italiane. Se invece avremo un Pun medio di 200 €/MWh – come la stessa Cgia non si sente di escludere – l’impatto supererebbe 90 miliardi. Ovviamente non tutte le imprese sono nelle stesse condizioni. L’associazione di artigiani e piccole imprese di Mestre ha realizzato il suo studio servendosi della banca dati Eurostat, tenendo conto dei prezzi medi ponderati dell’energia per classe di consumo. Ma dietro il risultato, come per il famoso pollo di Trilussa, si celano situazioni di sofferenza più o meno gravi. La manifattura in generale è più esposta dei servizi. E ci sono settori in cui il caro energia sta pesando così tanto da mettere a rischio la produzione e migliaia di posti di lavoro: in primo luogo la metallurgia e a seguire l’alimentare, la chimica, le filiere di ceramica, vetro, cemento, plastica e gomma, carta. A parte il diverso fabbisogno di energia, conta la dimensione delle imprese: le società più grandi e solide dal punto di vista finanziario hanno un maggior potere contrattuale con i fornitori e spesso si tutelano dai salassi in bolletta con operazioni di copertura finanziaria. Grazie a impianti di cogenerazione industriale ci sono anche imprese in grado di cedere elettricità alla rete. C’è anche chi autoproduce energia rinnovabile. Infine esistono – anche se purtroppo ancora rari in Italia – i Ppa (Power Purchase Agreement), accordi di lungo termine che consentono di definire in anticipo i prezzi dell’energia, difendendosi da eccessi di volatilità. Anche quando si parla di utenze domestiche bisogna tenere conto che non tutti i consumatori e non tutte le bollette sono uguali, a maggior ragione in regime di mercato libero. Qualcuno – vale per le famiglie come per le imprese – è stato abbastanza previdente (o forse solo fortunato) da bloccare il costo delle bollette scansando, almeno per ora, i rincari. Gli adeguamenti dell’Arera sono riferiti alle famiglie “tipo” in regime di tutela: per l’energia elettrica quelle con consumi medi di 2.700 kWh l’anno e una potenza impegnata di 3 kW, per il gas quelle con consumi di 1.400 metri cubi annui. Sono utenti per cui il Governo ha previsto forme di protezione dai rincari. Eppure, anche tenuto conto degli interventi, hanno visto salire il prezzo del kilowattora (tasse comprese) a 46,06 centesimi dai 20,06 del primo trimestre 2021. Per il gas sono invece passati in un anno da 70,66 a 137,32 centesimi per metro cubo.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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