STUPIDA RAZZA

lunedì 10 gennaio 2022

Una strategia condivisa per il Mediterraneo, culla e futuro di civiltà

 

È da apprezzare l’iniziativa dei Dialoghi Mediterranei promossa da Mae ed Ispi, nei giorni scorsi. Nell'epoca delle grandi sfide di transizione (digitale, ambientale, socio-economica, demografica e democratica) si parla molto di Europa, di Africa e di Medio Oriente. Ma pochissimo (o forse non quanto sarebbe necessario) di Mediterraneo. Eppure rappresenta la cornice unificante delle diverse questioni in campo nella Eumena Region. Questioni che difficilmente potranno essere risolte se trattate separatamente. Affrontare disgiuntamente i temi della riconversione digitale, verde ed economica dell’Europa, dell’Africa e del Medio Oriente (e si potrebbe osare dell'Occidente stesso), rischia di essere metodologicamente insufficiente. Europa, Africa e Medio Oriente sono i lembi della stessa ferita che esige, al più presto, suture e terapie esperte a vantaggio dell’intero corpo mondiale. È necessaria una strategia unificante e di lungo periodo capace, come ha più volte ricordato il Presidente Mattarella, di far emergere maieuticamente una nuova agenda trans-continentale che sappia competere globalmente sul piano dimensionale, integrando i fabbisogni di crescita sostenibile dei Continenti, degli Stati, dei territori, delle comunità e delle imprese dell'’ “ombelico del mondo”. Si tratta del più efficace piano di sviluppo ed integrazione di cui l’Europa può rendersi protagonista nei prossimi decenni. A sostegno è necessario creare infrastrutture di competenza dedicate e strumenti finanziari con modello paziente di rendimento ed orizzonte intergenerazionale. L’esperienza dell’Harmonic Innovation Hub si pone in questa prospettiva. Esiste una utilità geo-politica: il Mediterraneo è uno degli scenari sensibili di maggior rilievo, per l’oggi e per il domani (recente e remoto). Esiste una utilità geo-economica: il Mediterraneo è la seconda economia mondiale, tra le più significative per tassi di crescita attesi nel prossimo trentennio, la più rilevante per potenzialità (e facilità) di implementazione di modelli di crescita innovativi e sostenibili. Esiste una utilità geo-grafica: il Mediterraneo è la cerniera in cui si salda l’orizzonte di convergenza tra «l’Oriente antico, l’Europa longeva e l’Africa giovane». Ma, forse, esiste un utilità ancor più significativa. In tanti, da sempre, hanno guardato al Mediterraneo ed alla sua Storia (assirobabilonese, fenicia, magno-greca, araba, giudaica, cristiana, bizantina, ottomana, normanno-sveva, rinascimentale, angioina, borbonica, angloamericana) come il topos (non solo fisico) in cui l’Umanità può perennemente ritrovare e rinnovare se stessa. «Rassicurante passato, oh! Mediterraneo!... La sua vita rinasce sui nostri dolori. Prende il volo! e da quali ceneri – luminosa fenice!» Da Albert Camus a Braudel, da Algeri a Ventotene: focolai diffusi sui quali è possibile rintracciare in filigrana, non senza qualche sorpresa, il disegno di un itinerario ricco di intersezioni feconde. Perché, in fondo, è questo il vero tesoro che custodisce il Mediterraneo, quale sedimento stratificato di una luce primigenia di cui si può e si deve non avere paura: la ricchezza eternamente insuperabile di una antropologia fondata sulla centralità della persona; sulla ricomposizione della frattura tra verità dell’essere e verità del fine; sul passaggio dalla dimensione teleologica e deontologica dello sviluppo sostenibile a quella ambiziosamente ontologica; sul dialogo tra immanenza e trascendenza, tempo finito ed eternità infinita, scienza e sapienza; sul recupero di un “senso” ed un “orientamento” di futuro; sulla generatività di un “pensiero alto” utile a caratterizzare con contenuti solidi e profondi l’era superficiale e liquida del nuovo “umanesimo digitale”, tanto evocato e poco sostanziato. La cultura dell’ “armonia”, intesa come “metodo”, può valorizzare i pensieri diversi, superando nel contempo sia la tendenza all’esasperazione del relativismo politicamente corretto che l’abitudine alla radicalizzazione intransigente del dogmatismo assolutistico, in questa perenne spinta verso la novità sempre nuova che muove l’Umanità, emancipandola dal rischio del pensiero unico (o dei pensieri unici e reciprocamente escludenti). Per questo la si chiama Innovazione Armonica. Il Mediterraneo creolo e meticcio ne è custode e può esserne frontiera. Tra Europa, Africa e Medio Oriente. Per l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente.

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