LA BCE HA VISTO LUNGO RIGUARDO L'INFLAZIONE !
Le decisioni di politica monetaria
della Bce sono basate sui dati e i
dati ufficiali ieri hanno evidenziato per gennaio nell’area dell’euro un’inflazione da record, un
livello mai così alto per quel mese
dal 1997, da quando esistono le
statistiche europee. La stima flash
di Eurostat ha rilevato un’inflazione principale (headline) annua
al 5,1% contro il 5% di dicembre,
un rialzo (sia pur una media della
solita frammentazione) che ha disatteso le previsioni degli analisti
convergenti su una forte decelerazione al 4,4%-4,5% rispetto al
mese precedente. Anche l’inflazione di fondo annuale, quella più
seguita dalla Bce sul medio termine, ha deluso le aspettative perché il calo è risultato modesto,
scendendo dal +2,6% di dicembre
al +2,3 per cento.
L’inflazione a gennaio nell’area dell’euro è l’elefante nella stanza del Consiglio direttivo
della Bce oggi.
La Banca centrale europea finora ha mantenuto l’orientamento accomodante della sua politica
monetaria nella convinzione che
l’aumento dell’inflazione tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 sarebbe stato un fenomeno “temporaneo”, con il tasso inflazionistico
che si aspetta possa scendere, e
parecchio, per fine anno. Nel 2022
l’inflazione per la Bce dovrebbe
assestarsi al 3,2% nell’area dell’euro: ma questa previsione andrà aggiornata con le proiezioni di
marzo e poi in corso d’anno.
I dati mese per mese e trimestre per trimestre quest’anno saranno infatti decisivi per capire
quanto a lungo l’inflazione resterà sopra il 2%, quanto impiegherà
per scendere e su quale livello
chiuderà l’anno, in uno scenario
di fine pandemia. L’inflazione,
per disattendere le previsioni della Bce fino a far scattare una stretta monetaria, dovrebbe salire «in
maniera persistente notevolmente sopra il 2%».
La Bce resta vigile. Oltre alle
evoluzioni della pandemia, alle
tensioni geo-politiche, ai prezzi
impazziti dell’energia e ai colli di
bottiglia nelle catene di valore, gli
esperti economisti dell’Eurosistema monitoreranno da vicino
gli impatti dell’impennata dell’inflazione sui salari: in Germania nelle ultime trattative in corso dallo scorso mese, per esempio nel settore bancario, i sindacati stanno chiedendo un aumento del 4,5%. Ma per scuotere
la Bce i salari dovrebbero crescere ben oltre il 3% in media nell’area dell’euro su base annua: il
3% è considerato in linea, dovesse
l’inflazione stabilizzarsi al 2%.
Ma per la Bce il mercato del lavoro nell’area dell’euro non è ancora arrivato a questo punto.
Le ultime proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema risalenti a dicembre prevedevano per il 2023 e il 2024 un’inflazione sotto l’obiettivo di medio
termine del 2%, un livello che ha
consentito alla Bce finora di mantenere il programma APP openended con acquisti netti programmati al ritmo mensile di 20 miliardi a partire dal prossimo ottobre.
E che ha cementato la forward
guidance con l’indicazione di tassi
«su livelli pari o inferiori a quelli
attuali» mentre l’inflazione galoppa sopra il 5%.
Le prossime proiezioni dell’Eurosistema arriveranno in
marzo e, salvo decisioni a sorpresa oggi date però come altamente
improbabili, le colombe in Bce
preferiscono aspettare il Consiglio direttivo del 10 marzo per
eventualmente rivedere la politica
monetaria alla luce di nuovi dati.
La Bce è sempre pronta a rivedere tutti i suoi strumenti: ne ha
ben più sul tavolo rispetto alla Federal Reserve (due programmi di
acquisti netti, i prestiti mirati TLTRO e i tassi negativi). Gli acquisti
netti del programma standard
APP cesseranno «poco prima che
la Bce inizierà a innalzare i tassi di
interesse». In una recente intervista a una testata lituana, il capo
economista Philip Lane ha comunque chiarito: «se l’inflazione
dovesse risultare dai dati troppo
alta rispetto al 2%, allora certamente reagiremmo». La prima
decisione in tale scenario sarebbe
quella di terminare gli acquisti
netti dell’APP. Solo in seguito, la
Bce inizierebbe a pensare a un
rialzo dei tassi: perché oltre al timore di un’inflazione troppo alta
c’è anche quello di una stretta
troppo prematura. Qualsiasi decisione, in qualsiasi direzione, c’è da
aspettarsi che sarà graduale.
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