STUPIDA RAZZA

domenica 6 febbraio 2022

Boom del carovita? Elefante nella stanza alla vigilia della Bce

 

LA BCE HA VISTO LUNGO RIGUARDO L'INFLAZIONE !

Le decisioni di politica monetaria della Bce sono basate sui dati e i dati ufficiali ieri hanno evidenziato per gennaio nell’area dell’euro un’inflazione da record, un livello mai così alto per quel mese dal 1997, da quando esistono le statistiche europee. La stima flash di Eurostat ha rilevato un’inflazione principale (headline) annua al 5,1% contro il 5% di dicembre, un rialzo (sia pur una media della solita frammentazione) che ha disatteso le previsioni degli analisti convergenti su una forte decelerazione al 4,4%-4,5% rispetto al mese precedente. Anche l’inflazione di fondo annuale, quella più seguita dalla Bce sul medio termine, ha deluso le aspettative perché il calo è risultato modesto, scendendo dal +2,6% di dicembre al +2,3 per cento. L’inflazione a gennaio nell’area dell’euro è l’elefante nella stanza del Consiglio direttivo della Bce oggi. La Banca centrale europea finora ha mantenuto l’orientamento accomodante della sua politica monetaria nella convinzione che l’aumento dell’inflazione tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 sarebbe stato un fenomeno “temporaneo”, con il tasso inflazionistico che si aspetta possa scendere, e parecchio, per fine anno. Nel 2022 l’inflazione per la Bce dovrebbe assestarsi al 3,2% nell’area dell’euro: ma questa previsione andrà aggiornata con le proiezioni di marzo e poi in corso d’anno. I dati mese per mese e trimestre per trimestre quest’anno saranno infatti decisivi per capire quanto a lungo l’inflazione resterà sopra il 2%, quanto impiegherà per scendere e su quale livello chiuderà l’anno, in uno scenario di fine pandemia. L’inflazione, per disattendere le previsioni della Bce fino a far scattare una stretta monetaria, dovrebbe salire «in maniera persistente notevolmente sopra il 2%». La Bce resta vigile. Oltre alle evoluzioni della pandemia, alle tensioni geo-politiche, ai prezzi impazziti dell’energia e ai colli di bottiglia nelle catene di valore, gli esperti economisti dell’Eurosistema monitoreranno da vicino gli impatti dell’impennata dell’inflazione sui salari: in Germania nelle ultime trattative in corso dallo scorso mese, per esempio nel settore bancario, i sindacati stanno chiedendo un aumento del 4,5%. Ma per scuotere la Bce i salari dovrebbero crescere ben oltre il 3% in media nell’area dell’euro su base annua: il 3% è considerato in linea, dovesse l’inflazione stabilizzarsi al 2%. Ma per la Bce il mercato del lavoro nell’area dell’euro non è ancora arrivato a questo punto. Le ultime proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema risalenti a dicembre prevedevano per il 2023 e il 2024 un’inflazione sotto l’obiettivo di medio termine del 2%, un livello che ha consentito alla Bce finora di mantenere il programma APP openended con acquisti netti programmati al ritmo mensile di 20 miliardi a partire dal prossimo ottobre. E che ha cementato la forward guidance con l’indicazione di tassi «su livelli pari o inferiori a quelli attuali» mentre l’inflazione galoppa sopra il 5%. Le prossime proiezioni dell’Eurosistema arriveranno in marzo e, salvo decisioni a sorpresa oggi date però come altamente improbabili, le colombe in Bce preferiscono aspettare il Consiglio direttivo del 10 marzo per eventualmente rivedere la politica monetaria alla luce di nuovi dati. La Bce è sempre pronta a rivedere tutti i suoi strumenti: ne ha ben più sul tavolo rispetto alla Federal Reserve (due programmi di acquisti netti, i prestiti mirati TLTRO e i tassi negativi). Gli acquisti netti del programma standard APP cesseranno «poco prima che la Bce inizierà a innalzare i tassi di interesse». In una recente intervista a una testata lituana, il capo economista Philip Lane ha comunque chiarito: «se l’inflazione dovesse risultare dai dati troppo alta rispetto al 2%, allora certamente reagiremmo». La prima decisione in tale scenario sarebbe quella di terminare gli acquisti netti dell’APP. Solo in seguito, la Bce inizierebbe a pensare a un rialzo dei tassi: perché oltre al timore di un’inflazione troppo alta c’è anche quello di una stretta troppo prematura. Qualsiasi decisione, in qualsiasi direzione, c’è da aspettarsi che sarà graduale.

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