Via libera a maggioranza alla nuova tassonomia energetica Ue che serve a classificare i prodotti finanziari ”green”. Forti proteste per l’inclusione di gas e nucleare considerate fonti di transizione verso l’obiettivo zero emissioni di CO2 nel 2050.Dopo un lungo tira-e-molla e con una decisione che rischia di lasciare strascichi polemici, la Commissione europea ha pubblicato ieri la sua proposta di atto delegato con il quale intende classificare le fonti di energia verdi e convogliare miliardi di euro in investimenti privati. Il testo, poco cambiato rispetto alla bozza di fine anno, stabilisce che gas e nucleare sono entrambe fonti di transizione, utili per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come promesso dai Ventisette. «Questo è un passo importante verso il raggiungimento del nostro obiettivo ambientale – ha spiegato in una conferenza stampa a Bruxelles la commissaria agli affari finanziari Mairead McGuinness –. Voglio precisare che questa classificazione non è uno strumento di politica energetica a livello europeo, ma piuttosto intende offrire utili punti di riferimento al settore finanziario. Le scelte energetiche rimangono nelle mani dei governi». A cavallo dell’anno, l’esecutivo comunitario aveva pubblicato una prima proposta che è stata oggetto di analisi da parte di esperti e governi (si veda Il Sole 24 Ore del 2 gennaio). Non sono mancate le critiche su più fronti per via della presenza di entrambe le fonti, gas e nucleare, nella classificazione, chiamata comunemente tassonomia. La Commissione europea ha detto ieri di avere cercato e trovato un compromesso «basato sulla scienza, pragmatico e responsabile». Il desiderio di Bruxelles è di ridurre le emissioni nocive, ma assicurando il bisogno energetico e controllando i prezzi. Ha detto la signora McGuinness: «Una schiacciante maggioranza dei commissari ha approvato la proposta». Secondo quanto trapelato, tre commissari avrebbero votato contro (il popolare Johannes Hahn e i socialisti Josep Borrell ed Elisa Ferreira). Critiche sarebbero giunte da quattro commissari (i liberali Didier Reynders e Margrethe Vestager e i socialisti Paolo Gentiloni e Frans Timmermans). Nella nuova proposta, obiettivi intermedi nel funzionamento delle centrali a gas (2026 e 2030) sono stati eliminati. Resta solo l’obiettivo finale di avere entro il 2035 esclusivamente impianti funzionanti con un carburante ecologico. Quanto ai parametri, che l’Italia aveva chiesto fossero allentati, questi restano immutati. Le centrali sono ritenute verdi se emettono meno di 100 grammi di CO2 per kWh. Un periodo di transizione permetterà di costruire entro il 2030 impianti che emettono fino a 270 grammi di CO2. Sul fronte nucleare, la Commissione europea precisa che le centrali producono soprattutto scorie con livelli minimi di radioattività. Le scorie più pericolose pesano per l’1% del totale. Impianti nucleari di terza generazione devono ricevere i permessi di costruzione prima del 2045 per ottenere un’etichetta di investimento verde, ed essere situati in un Paese con un piano e fondi per smaltire in sicurezza i rifiuti radioattivi entro il 2050. L’atto delegato deve ora essere vagliato dal Consiglio e dal Parlamento. Entrambe le istituzioni possono solo respingerlo, il primo a maggioranza rafforzata, il secondo a maggioranza semplice. Da un lato, il testo proposto oggi è un compromesso che dovrebbe essere accettato da una maggioranza di Paesi e possibilmente da una maggioranza di deputati. Notava nei giorni scorsi un diplomatico: «Non c’è una maggioranza contro il nucleare e neppure una maggioranza contro il gas». La Realpolitik dovrebbe quindi avere la meglio, alla luce degli ambiziosi obiettivi ambientali. Nel contempo, tuttavia, le critiche non mancano. Il voto di un Paese dipenderà dagli equilibri di politica interna (in particolare in Germania dove al governo siedono tre partiti piuttosto diversi tra loro). Alcuni Paesi, come l’Austria, notano come il testo proposto oggi non sia in linea con il regolamento sulla tassonomia energetica: c’è il timore di un ricorso dinanzi alla Corte europea di Giustizia. «Considerare fonti verdi l’energia nucleare e il gas fossile è ambientalismo di facciata puro e semplice», ha commentato dal canto suo l’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC). Secondo Ariadna Rodrigo, esponente di Greenpeace: «Qualcuno sta cercando di togliere miliardi di euro alle energie rinnovabili per investirli in tecnologie che o non fanno nulla per combattere la crisi climatica, come il nucleare, o che peggiorano attivamente il problema, come il gas fossile».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
domenica 6 febbraio 2022
Energia, ok alle regole Ue Proteste per il nucleare
Via libera a maggioranza alla nuova tassonomia energetica Ue che serve a classificare i prodotti finanziari ”green”. Forti proteste per l’inclusione di gas e nucleare considerate fonti di transizione verso l’obiettivo zero emissioni di CO2 nel 2050.Dopo un lungo tira-e-molla e con una decisione che rischia di lasciare strascichi polemici, la Commissione europea ha pubblicato ieri la sua proposta di atto delegato con il quale intende classificare le fonti di energia verdi e convogliare miliardi di euro in investimenti privati. Il testo, poco cambiato rispetto alla bozza di fine anno, stabilisce che gas e nucleare sono entrambe fonti di transizione, utili per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come promesso dai Ventisette. «Questo è un passo importante verso il raggiungimento del nostro obiettivo ambientale – ha spiegato in una conferenza stampa a Bruxelles la commissaria agli affari finanziari Mairead McGuinness –. Voglio precisare che questa classificazione non è uno strumento di politica energetica a livello europeo, ma piuttosto intende offrire utili punti di riferimento al settore finanziario. Le scelte energetiche rimangono nelle mani dei governi». A cavallo dell’anno, l’esecutivo comunitario aveva pubblicato una prima proposta che è stata oggetto di analisi da parte di esperti e governi (si veda Il Sole 24 Ore del 2 gennaio). Non sono mancate le critiche su più fronti per via della presenza di entrambe le fonti, gas e nucleare, nella classificazione, chiamata comunemente tassonomia. La Commissione europea ha detto ieri di avere cercato e trovato un compromesso «basato sulla scienza, pragmatico e responsabile». Il desiderio di Bruxelles è di ridurre le emissioni nocive, ma assicurando il bisogno energetico e controllando i prezzi. Ha detto la signora McGuinness: «Una schiacciante maggioranza dei commissari ha approvato la proposta». Secondo quanto trapelato, tre commissari avrebbero votato contro (il popolare Johannes Hahn e i socialisti Josep Borrell ed Elisa Ferreira). Critiche sarebbero giunte da quattro commissari (i liberali Didier Reynders e Margrethe Vestager e i socialisti Paolo Gentiloni e Frans Timmermans). Nella nuova proposta, obiettivi intermedi nel funzionamento delle centrali a gas (2026 e 2030) sono stati eliminati. Resta solo l’obiettivo finale di avere entro il 2035 esclusivamente impianti funzionanti con un carburante ecologico. Quanto ai parametri, che l’Italia aveva chiesto fossero allentati, questi restano immutati. Le centrali sono ritenute verdi se emettono meno di 100 grammi di CO2 per kWh. Un periodo di transizione permetterà di costruire entro il 2030 impianti che emettono fino a 270 grammi di CO2. Sul fronte nucleare, la Commissione europea precisa che le centrali producono soprattutto scorie con livelli minimi di radioattività. Le scorie più pericolose pesano per l’1% del totale. Impianti nucleari di terza generazione devono ricevere i permessi di costruzione prima del 2045 per ottenere un’etichetta di investimento verde, ed essere situati in un Paese con un piano e fondi per smaltire in sicurezza i rifiuti radioattivi entro il 2050. L’atto delegato deve ora essere vagliato dal Consiglio e dal Parlamento. Entrambe le istituzioni possono solo respingerlo, il primo a maggioranza rafforzata, il secondo a maggioranza semplice. Da un lato, il testo proposto oggi è un compromesso che dovrebbe essere accettato da una maggioranza di Paesi e possibilmente da una maggioranza di deputati. Notava nei giorni scorsi un diplomatico: «Non c’è una maggioranza contro il nucleare e neppure una maggioranza contro il gas». La Realpolitik dovrebbe quindi avere la meglio, alla luce degli ambiziosi obiettivi ambientali. Nel contempo, tuttavia, le critiche non mancano. Il voto di un Paese dipenderà dagli equilibri di politica interna (in particolare in Germania dove al governo siedono tre partiti piuttosto diversi tra loro). Alcuni Paesi, come l’Austria, notano come il testo proposto oggi non sia in linea con il regolamento sulla tassonomia energetica: c’è il timore di un ricorso dinanzi alla Corte europea di Giustizia. «Considerare fonti verdi l’energia nucleare e il gas fossile è ambientalismo di facciata puro e semplice», ha commentato dal canto suo l’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC). Secondo Ariadna Rodrigo, esponente di Greenpeace: «Qualcuno sta cercando di togliere miliardi di euro alle energie rinnovabili per investirli in tecnologie che o non fanno nulla per combattere la crisi climatica, come il nucleare, o che peggiorano attivamente il problema, come il gas fossile».
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