STUPIDA RAZZA

domenica 6 febbraio 2022

Diritti sulla CO2 al record storico Per il gas segnali di distensione

 

Nessuna novità per le forniture di petrolio dal fronte dell’Opec+, che in un vertice durato appena 16 minuti – probabilmente il più breve della storia – ha confermato come da attese i piani di produzione. Ma i riflettori restano comunque accesi sui mercati dell’energia, soprattutto in Europa, dove da un lato c’è da registrare il nuovo record storico dei diritti per l’emissione di CO2, sopra 94 euro per tonnellata, e dall’altro sembra finalmente avvicinarsi una svolta per gli approvvigionamenti di gas: mentre le condizioni meteo si mantengono clementi e il Gnl continua ad arrivare in quantità da primato, potremmo presto assistere anche a una decisa ripresa dei flussi dalla Russia, dettata da motivi commerciali se non da una precisa volontà politica. Anche se la situazione è ancora molto incerta – ed è decisamente troppo presto per tirare un sospiro di sollievo – qualche segnale di distensione ha già cominciato a manifestarsi sul mercato, riportando il prezzo del gas sotto 80 euro per Megawattora al Ttf, in ribasso del 15% da inizio settimana. Il combustibile resta comunque tuttora molto costoso: il quadruplo rispetto a un anno fa. Anche il petrolio scambia su livelli elevati, vicini ai massimi dal 2014: il Brent, poco mosso dopo l’esito scontato del vertice Opec+, ieri scambiava intorno a 89 dollari al barile (la settimana scorsa aveva superato i 91). Quanto ai “diritti per inquinare”, hanno raggiunto un picco di 94,62 euro/tonnellata nel corso della giornata di ieri, con un balzo favorito secondo gli analisti dalla proposta per la tassonomia verde europea, che almeno in parte salva il gas (si veda il pezzo in pagina). Negli ultimi dodici mesi il rialzo è di oltre il 160% e in assenza di interventi da parte della Commissione Ue è difficile intravvedere un’inversione di tendenza. Un cambio di rotta al contrario potrebbe essere vicino, come si diceva, sul mercato del gas. Purché si arrivi alla fine dell’inverno senza ondate di gelo. E ovviamente purché non ci sia un’ulteriore escalation nelle tensioni con la Russia. Così come sono state le leggi di mercato – ossia i prezzi più alti del mondo – ad attirare in Europa volumi mai visti di Gnl (l’equivalente di ben 15,6 miliardi di metri cubi a gennaio), così sono le leggi di mercato che presto dovrebbero portarci maggiori forniture da Gazprom. Il colosso russo finora ha sempre rispettato gli obblighi contrattuali e almeno nelle ultime settimane se arrivava poco gas era anche perché ai clienti non conveniva richiederne di più: la parte “fissa” delle forniture take-or-pay (quella più conveniente, che Gazprom è tenuta a consegnare e i clienti a ritirare o pagare comunque) si era esaurita e comprare volumi extra dai russi costava molto più caro che attingere alle scorte o rifornirsi altrove. Ma ora la situazione è cambiata: il gas di Gazprom è tornato ad essere economicamente vantaggioso, fanno notare alcuni analisti, tra cui Paul Martin di Argus. Inoltre, se a fine 2021 gli acquirenti avevano forse esaurito la quota fissa nei contratti take-or-pay, con l’anno nuovo si è ricostituita la “dote” di gas a cui attingere a condizioni di favore. Qualche segnale di risalita dei flussi dalla Russia è già visibile: il Nord Stream 1 è tornato a funzionare a pieno regime e i transiti via Ucraina sono balzati addirittura a 80 milioni di metri cubi al giorno martedì, circa il doppio di quanto Gazprom si è impegnata per contratto a trasportare attraverso il Paese. C’è ancora qualche incertezza sulla pipeline YamalEurope, ma anche in questo caso la situazione è migliorata: dopo oltre 40 giorni il gas ha smesso di andare “al contrario”, dalla Germania alla Polonia anziché viceversa, tuttavia non c’è ancora stata una ripresa dei flussi nella direzione normale. Una prenotazione di capacità di trasporto martedì sera aveva fatto ben sperare, poi è stata cancellata dal sistema. Forse però è solo questione di tempo.

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