STUPIDA RAZZA

martedì 1 febbraio 2022

Mercati più tranquilli: una incognita in meno

 

I mercati finanziari hanno già abbastanza grattacapi cui pensare. La crisi in Ucraina, che rischia di far cadere l’intera Europa in una crisi energetica. La svolta delle banche centrali, che sta facendo salire i tassi in tutto il mondo e cadere le Borse. Piazza Affari inclusa. Ci mancava solo l’incertezza politica in Italia. Ecco perché tra gli investitori la rielezione di Sergio Mattarella rappresenta la soluzione migliore e più rassicurante. Perché favorisce la permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Perché scongiura (sperano le Borse) una crisi di Governo. Perché permette di proseguire sulla (pur difficile) strada del Pnrr senza sorprese politiche. E perché apre forse la porta a un’elezione successiva di Draghi alla Presidenza della Repubblica tra qualche anno. Sui mercati la conferma del «dream team» Mattarella-Draghi è dunque percepita come la migliore soluzione: ecco perché è prevedibile un rilassamento dello spread tra BTp e Bund lunedì. Ma non bisogna farsi illusioni: sui mercati di problemi oggi ce ne sono di molto maggiori, per cui la reazione positiva potrebbe durare poco. Lo dimostra anche il fatto che il tema Quirinale nell’ultima settimana è comunque restato dietro le quinte, fuori dai radar degli investitori, nonostante il clamore che ha avuto sui nostri media. E non ha avuto riflessi particolari sui mercati. La Borsa di Milano ha perso questa settimana l’1,83%, esattamente come quella di Francoforte (-1,83%) e solo un filo in più di quella di Parigi (-1,45%). E da inizio anno il confronto è simile. Se si guarda lo spread tra BTp e Bund, qualche momento di tensione c’è stato in questi giorni, con alti e bassi anche improvvisi a seconda delle votazioni più o meno gradite che arrivavano da Montecitorio. Ma in fin dei conti, lo spread tra BTp e Bund era a 136 punti base a fine 2021 e ha chiuso a 139 venerdì. Certo, se lo si confronta con l’andamento dello spread tra i titoli spagnoli e quelli tedeschi (passato tra alti e bassi da 77 punti base di fine 2021 e 75 di venerdì) una maggiore tensione sull’Italia si nota. Ma si tratta di poca cosa. Lo stesso messaggio arriva se si osservano le quotazioni dei credit default swap sull’Italia, quelle speciali polizze assicurative che servono agli investitori per coprirsi dal rischio di insolvenza della Repubblica italiana. Ebbene, anche qui da inizio anno si nota una certa stabilità: il “premio” da pagare era a 91 punti base a fine 2021 ed è sullo stesso livello ora, pur con punte a 93. Certo, si tratta di livelli più elevati (sia sui titoli di ta di livelli più elevati (sia sui titoli di Stato sia sui Cds) rispetto a qualche mese fa. Ma è difficile capire quanto sia stata colpa dell’incertezza politica (che c’è stata e ha pesato senza dubbio) e quanto della svolta della Bce (che da marzo ridurrà significativamente gli acquisti di titoli di Stato), della Fed e della crisi Ucraina. Di carne sul fuoco ce n’è talmente tanta, che è difficile stabilire dove nascano i mal di pancia dei mercati. Ma la conferma di Mattarella al Quirinale (e indirettamente di Draghi a Palazzo Chigi) lascia al loro posto due figure molto stimate a livello internazionale. Questo elimina, almeno nel medio termine, il rischio di instabilità politica e di elezioni anticipate in un Paese con un debito gigantesco come il nostro. Questo è un problema in meno sui mercati. Purtroppo, però, di problemi ce ne sono tanti altri. L’instabilità finanziaria è dunque destinata a durare ancora un po’ lo stesso.


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