STUPIDA RAZZA

lunedì 21 febbraio 2022

Speranza sogna mascherine e pass a vita

 

 Roberto Speranza non è pentito. Anzi, leggendo l’i nte r v ista che ha concesso ieri a Re - p ub b l ic a si capisce che è fiero di quanto ha fatto negli ultimi due anni. Che l’Italia sia tra i Paesi europei con il più alto tasso di morti per Covid e quello che ha chiuso più a lungo le persone in casa, bloccando l’economia e privando i propri cittadini di alcuni diritti fondamentali, tra i quali la libera circolazione e il lavoro, non gli fa ritenere di aver sbagliato qualcosa. Anzi, come ha spiegato al quotidiano diretto da Maurizio Molinari, il ministro della Salute rivede il film degli ultimi 24 mesi e si sente orgoglioso di aver fatto le cose giuste. «Mai pensato di mollare. Nemmeno per un istante». All’inizio sottovalutò il virus, dicendo che non sarebbe sbarcato in Italia e sconsigliò l’uso delle mascherine ritenendo che non fossero indispensabili, arrivando perfino a regalare casse di dispositivi di protezione ai cinesi? Ma chi poteva sapere che la pandemia sarebbe giunta nonostante S p e ra n za avesse vietato i voli in arrivo da Pechino? «Nessuno conosceva il Covid. C’erano solo parziali informazioni dalla Cina». Dunque il ministro della Salute poteva non sapere ciò che stava per piombarci addosso: un’auto assoluzione per manifesta ignora n za . Il nostro Paese si fece cogliere impreparato, senza un piano in grado di fronteggiare un’epidemia, come invece sarebbe stato necessario e come il rapporto Zambon, dal nome del funzionario dell’Oms che lo ha redatto, ha evidenziato prima che dal ministero si dessero da fare per imboscarlo? Beh, ma neanche gli altri avevano un piano pandemico che consentisse di reagire tempestivamente a un contagio così diffuso. «Nessuno al mondo aveva un manuale d’istruzioni». Dunque ogni errore o ritardo è giustificato e S p e ra n za può dormire sonni tranquilli. Il ministro stava guardando in tv la partita della Roma quando l’assessore alla sanità della Lombardia lo informò che a Codogno era stato scoperto il paziente zero. «Decido subito di partire. Firmo le prime ordinanze». Non si sa per dove partì l’ex assessore all’urbanistica del Comune di Potenza, né abbiamo ricordi molto nitidi delle sue circolari, che, fin dal l’inizio, parvero un po’ confuse. Si sa di certo che quando avrebbe dovuto dichiarare zona rossa alcune aree della provincia di Bergamo, evitando che il virus si diffondesse, S pe ra nza non fece niente e neppure sollecitò Giuseppe Conte, che allora era presidente del Consiglio, a fare qualche cosa. «Non mandammo subito le camionette a chiudere tutto il Paese, provammo a circoscrivere l’area». Peccato però che il virus fosse già scappato e poco dopo furono costretti non a mandare le camionette, ma i camion per trasportare altrove le bare che i cimiteri della zona non erano più in grado di ospitare. S p e ra n za non ha motivo di pentirsi nemmeno per aver sostenuto fino all’ultimo la linea della terapia a base di paracetamolo e vigile attesa. Ai medici che cercavano di affrontare l’e pid e - mia con altre cure oppose i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, per ribadire che i pazienti dovevano rimanere chiusi in casa senza far niente e solo quando le cose si mettevano al peggio dovevano essere ricoverati. Quante vittime sia costata questa folle scelta è sotto gli occhi di tutti, ma il ministro anche in questo caso non ha ripensamenti. «Molti hanno cambiato linea dieci volte: apriamo, chiudiamo, vacciniamo, anzi no. Io ne ho sempre avuto una sola: l’ev i - denza scientifica». E anche adesso che è evidente che di scientifico nelle sue scelte non c’era nulla, il segretario dei nostalgici del Pci non ha dubbi. Anzi, fosse per lui continuerebbe come ha fatto finora. Infatti, S p e ra n za r i bad i - sce la necessità di tenere in vita il green pass, nonostante i contagi degli ultimi sei mesi ne abbiano dimostrato l’inutilità. E si capisce che vorrebbe prolungare lo Stato d’emergenza all’i n f i n i to, invece che sospenderlo il 31 marzo, come sarebbe normale visto che questa è la linea adottata in quasi tutta Europa. Che il ministro abbia nostalgia del periodo in cui il governo poteva imperversare con i Dpcm, annunciando in piena notte nuove misure e altri giri di vite, lo si capisce anche dalla linea sui vaccini, che lo spinge più avanti perfino di dove si sia spinta l’Ema, ossia l’a ge n z i a europea del farmaco. A Spera n za non sono bastate due dosi e neppure il booster. Ora sogna la quarta iniezione per tutti in vista dell’e s ta - te. Del resto si capisce che l’uomo ancora si emoziona al pensiero di quando, nell’estate del 2020, a Villa Pamphilj, nel pieno degli inutili Stati Generali voluti da Giuseppe Conte per rilanciare il Paese dopo il lockdown, annunciò l’arrivo di un vaccino che lui stesso aveva contrattato con le multinazionali. «Era l’i n i z io del nostro riscatto». Soprattutto era l’inizio della sua carriera politica da ministro della puntura. Una siringa, oltre a salvarti la vita, a volte ti porta lontano. Purtroppo, non lo ha portato lontano da n oi . P.S.: Ciò che ha detto Spera n za a Re p ub b l ic a lo mette in netto contrasto con il presidente del Consiglio, sia in materia di riaperture che di green pass e quarte dosi. Vedremo presto chi comanda dei due: se il capo di un partitino dello zero virgola o il premier che doveva - e deve - salvare l’Italia. Anche da S p e ra n za . (GIOCANO ALLO SCARICA BARILE !)

Nessun commento:

Posta un commento