Se c’è un fondamento certo
del diritto e cons eg ue nte m e nte
della legge è
quello della responsabilità degli atti che
compie una persona che è
sempre individuale. Tant’è
vero che se viene condannata
- come spesso accade ultimamente - una gang, di minori o
adulti che siano, la condanna
non riguarda il gruppo ma le
singole persone. La responsabilità è infatti
la capacità di rispondere dei
propri comportamenti, rendendone ragione e accentandone le conseguenze. Insomma, chi sbaglia paga e - come
si dice - i danni son suoi. In
Italia questo vale per tutti
fuorché per i magistrati per i
quali se e quando paga lo Stato. Qualcosa che va contro i
principi più elementari del
diritto. La Costituzione all’articolo 27 ci ricorda che «la
responsabilità penale è sempre individuale». Ma la questione non cambia in ambito
civile dove chiunque (a regola
anche un membro della magistratura) commetta un atto
doloso o colposo volontariamente o con negligenza, imprudenza o imperizia oppure
per l’inosservanza di leggi e
regolamenti che causi ad altri
un ingiusto danno deve risarcire personalmente il danno.
Se io entro in un ufficio o in
uno studio Mediaset e do una
martellata in testa a qualcuno provocandogli un danno
sono tenuto a risarcire il danno personalmente, sia in sede civile sia penale, io non
Mediaset. Perché un magistrato che commette un errore e provoca un danno non è
tenuto a risarcire il danno ma
lo deve fare lo Stato al posto
suo? Cosa cambia tra me e il
magistrato per cui siamo sottoposti a due trattamenti diversi da un punto di vista legale? Nulla. È semplicemente
una evidente e marchiana ingiustizia nei miei confronti
rispetto a lui che può ripararsi dietro lo Stato.
Nello stesso tempo in cui la
Corte costituzionale ha bocciato - in modo francamente
incomprensibile - il referendum che appunto voleva inserire nel nostro ordinamento la responsabilità civile dei
giudici, è uscito un libro dell’ex sindaco di Milano, G abriele Albertini, scritto con
il collega e amico Sergio Roto n d o,Rivoglio la mia Milano.
Il Sindaco rimette i pantaloni
edito da De Ferrari. Non parlerò degli aspetti politici del
libro perché sono parte in
causa avendo fatto, con orgoglio, parte della sua giunta
per quattro anni, salvo dire
che se il centrodestra avesse
candidato lui alle ultime elezioni avrebbe vinto, ma da
quelle parti ci sono vari comportamenti masochistici e
i n s piegabi l i .
Quello di cui voglio parlare
-e per cui vale certamente la
pena leggerlo - è invece la vicenda, durata ben 16 anni, di
una battaglia ingaggiata da
Alber tini contro la Provincia
di Milano condannata nel
2021 per un danno erariale
nei confronti dello Stato
avendo acquistato senza senso quote della Serravalle. Sedici anni di accuse di aver
ingaggiato una battaglia per
soli fini politici essendo la
Provincia guidata da una
giunta di centrosinistra. Il
procedimento penale finì -
come racconta Alber tini -
nelle mani dell’allora sostituto Alfredo Robledo che non
chiese né l’archiviazione né il
rinvio a giudizio durante lunghi sette anni. Lo stesso Robl e d o indagò alcune banche e
due dirigenti del Comune nominati da Alber tini per l’ac -
quisto di derivati con l’ac c u s a
di truffa aggravata (pesantissima) e poi finì tutto in una
bolla di sapone con l’a s s o lu -
zione di tutti gli imputati e
con una plusvalenza per il
Comune di 950 milioni di euro. Come racconta Alber tini,
«la mia piena innocenza dall’accusa venne riconosciuta
dal giudicato definitivo ma il
magistrato non venne mai
pu n i to » .
Perché? Quella domanda
che certamente è risuonata
nella testa di Gabriele Alberti n i risuona anche nella testa
delle 90.000 persone innocenti che non solo non vengono risarcite ma si trovano pure a dover pagare la parcella
dell’avvocato. Grazie ad Alber tinie all’ex ministro EnricoC o s ta si è riusciti oggi a far
stanziare una cifra irrisoria
ma importante da un punto
di vista simbolico di 8 milioni
l’anno per pagare le spese
dell’avvocato difensore.
Queste 90.000 persone,
prima ancora che cittadini,
ricordano la contraddizione
del personaggio biblico Giobbe, contraddizione tra il giusto che soffre senza colpa e il
malvagio che prospera. In
questo caso non si tratta di
una domanda sul senso della
vita, ma sul perché, in Italia,
una delle culle del diritto,
non si riesca a fare giustizia
facendo pagare personalmente la colpa del magistrato
che sbaglia ma lo Stato con i
soldi di tutti noi, compresi
quei 90.000. Bene ha fatto a
ricostruire Alber tini la sua
vicenda perché possa essere
di monito a chi ha la responsabilità di fare le leggi.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
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