STUPIDA RAZZA

lunedì 21 febbraio 2022

I magistrati rimangono intoccabili

 Se c’è un fondamento certo del diritto e cons eg ue nte m e nte della legge è quello della responsabilità degli atti che compie una persona che è sempre individuale. Tant’è vero che se viene condannata - come spesso accade ultimamente - una gang, di minori o adulti che siano, la condanna non riguarda il gruppo ma le singole persone. La responsabilità è infatti la capacità di rispondere dei propri comportamenti, rendendone ragione e accentandone le conseguenze. Insomma, chi sbaglia paga e - come si dice - i danni son suoi. In Italia questo vale per tutti fuorché per i magistrati per i quali se e quando paga lo Stato. Qualcosa che va contro i principi più elementari del diritto. La Costituzione all’articolo 27 ci ricorda che «la responsabilità penale è sempre individuale». Ma la questione non cambia in ambito civile dove chiunque (a regola anche un membro della magistratura) commetta un atto doloso o colposo volontariamente o con negligenza, imprudenza o imperizia oppure per l’inosservanza di leggi e regolamenti che causi ad altri un ingiusto danno deve risarcire personalmente il danno. Se io entro in un ufficio o in uno studio Mediaset e do una martellata in testa a qualcuno provocandogli un danno sono tenuto a risarcire il danno personalmente, sia in sede civile sia penale, io non Mediaset. Perché un magistrato che commette un errore e provoca un danno non è tenuto a risarcire il danno ma lo deve fare lo Stato al posto suo? Cosa cambia tra me e il magistrato per cui siamo sottoposti a due trattamenti diversi da un punto di vista legale? Nulla. È semplicemente una evidente e marchiana ingiustizia nei miei confronti rispetto a lui che può ripararsi dietro lo Stato. Nello stesso tempo in cui la Corte costituzionale ha bocciato - in modo francamente incomprensibile - il referendum che appunto voleva inserire nel nostro ordinamento la responsabilità civile dei giudici, è uscito un libro dell’ex sindaco di Milano, G abriele Albertini, scritto con il collega e amico Sergio Roto n d o,Rivoglio la mia Milano. Il Sindaco rimette i pantaloni edito da De Ferrari. Non parlerò degli aspetti politici del libro perché sono parte in causa avendo fatto, con orgoglio, parte della sua giunta per quattro anni, salvo dire che se il centrodestra avesse candidato lui alle ultime elezioni avrebbe vinto, ma da quelle parti ci sono vari comportamenti masochistici e i n s piegabi l i . Quello di cui voglio parlare -e per cui vale certamente la pena leggerlo - è invece la vicenda, durata ben 16 anni, di una battaglia ingaggiata da Alber tini contro la Provincia di Milano condannata nel 2021 per un danno erariale nei confronti dello Stato avendo acquistato senza senso quote della Serravalle. Sedici anni di accuse di aver ingaggiato una battaglia per soli fini politici essendo la Provincia guidata da una giunta di centrosinistra. Il procedimento penale finì - come racconta Alber tini - nelle mani dell’allora sostituto Alfredo Robledo che non chiese né l’archiviazione né il rinvio a giudizio durante lunghi sette anni. Lo stesso Robl e d o indagò alcune banche e due dirigenti del Comune nominati da Alber tini per l’ac - quisto di derivati con l’ac c u s a di truffa aggravata (pesantissima) e poi finì tutto in una bolla di sapone con l’a s s o lu - zione di tutti gli imputati e con una plusvalenza per il Comune di 950 milioni di euro. Come racconta Alber tini, «la mia piena innocenza dall’accusa venne riconosciuta dal giudicato definitivo ma il magistrato non venne mai pu n i to » . Perché? Quella domanda che certamente è risuonata nella testa di Gabriele Alberti n i risuona anche nella testa delle 90.000 persone innocenti che non solo non vengono risarcite ma si trovano pure a dover pagare la parcella dell’avvocato. Grazie ad Alber tinie all’ex ministro EnricoC o s ta si è riusciti oggi a far stanziare una cifra irrisoria ma importante da un punto di vista simbolico di 8 milioni l’anno per pagare le spese dell’avvocato difensore. Queste 90.000 persone, prima ancora che cittadini, ricordano la contraddizione del personaggio biblico Giobbe, contraddizione tra il giusto che soffre senza colpa e il malvagio che prospera. In questo caso non si tratta di una domanda sul senso della vita, ma sul perché, in Italia, una delle culle del diritto, non si riesca a fare giustizia facendo pagare personalmente la colpa del magistrato che sbaglia ma lo Stato con i soldi di tutti noi, compresi quei 90.000. Bene ha fatto a ricostruire Alber tini la sua vicenda perché possa essere di monito a chi ha la responsabilità di fare le leggi.


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