STUPIDA RAZZA

lunedì 21 febbraio 2022

«Vedo troppa ipocrisia su Mani pulite»

«Ho passato qualche giorno fuori dall’Italia. Così ho potuto starmene lontana da questo anniversario di Mani Pulite » . Senatore Stefania Craxi, nel trentennale di Tangentopoli, per la prima volta, si fa strada una nuova lettura di quel periodo tormentato. Emergono più voci critiche e meno applausi celebrativi. Che effetto le fa? «Era ora. Ma vorrei rivendicare un fatto: quando ho cominciato questa battaglia di verità ero sola. Sola e controcorrente, anche rispetto ad alcuni socialisti c o nv i nt i “che il morto non dovesse afferrare il vivo”. Oggi si è aperta finalmente una riflessione, da più parti, ed è bene sia così. Ma vedo in giro troppe lacrime di coccodrillo». È un pentimento fuori tempo massimo, anche da parte di molti protagonisti dell’e p o ca? «Non esiste un tempo massimo. Esiste il linguaggio della verità. Va bene il pentimento, ma se accompagnato da onestà intellettuale e dal coraggio di chiedere scusa. Verso Craxi è stata commessa un’i nf a mi a irreparabile. Nel frattempo è stato distrutto il sistema politico e falsato que l l o d e m o c ratico. L’Italia passa da una crisi all’altra e conta zero sullo scenario internazionale. Ecco i risultati di Ta n ge nto p o l i » . Gherardo Colombo ha detto: «Il lancio di monetine a Craxi mi disturba ancora». « L’aria è cambiata. La stragrande maggioranza delle persone si sono rese conto e molti cercano giustificazioni per una storia inemendabile. Sono come gatti che si arrampicano sugli specchi. Scivolano». Colombo ha anche detto: «Venimmo trattati da eroi, ma non fu colpa nostra», bensì dei giornali. «Senza l’intervento della stampa il loro colpo di Stato non sarebbe riuscito. All’epoca i quattro grandi giornali italiani, C o r rie re, Re p ub b l ic a , Sta m p a e Un ità , concordavano quotidianamente i titoli e gli obiettivi. E non lo dico io: lo hanno ammesso due persone c he al l’epoca erano vicedirettori, Antonio Polito e Piero Sanson ett i » . Ha puntato il dito sui poteri dietro certi giornali… «A chi appartenevano quei quotidiani? Ad imprenditori legati al mondo finanziario che non sono stati nemmeno sfiorati dalle inchieste. E dunque, cos’è stata Tangentopoli, se non un grande disegno del potere finanziario che non accettava più il primato della polit ic a? » . Antonio Di Pietro oggi dice: ci  hanno fermato quando arrivammo ai piani alti del potere. «Di Pietro dovrebbe spiegare queste sue affermazioni, altrimenti è meglio che taccia. Io constato che lui è stato ministro nei governi della sinistra; recentemente Francesco Greco è stato assunto come commissario anticorruzione dal sindaco di Roma del Pd Gualtieri; Gherardo Colombo si è seduto nel cda della Rai in quota sinistra». Erano legati alla sinistra anche durante le inchieste? «Hanno detto che quelle di Mani Pulite non erano inchieste politiche, salvo poi entrare in politica. Faccia lei... ». Nel giorno dell’anniversario di Tangentopoli, Piercamillo Davigo è stato rinviato a giudizio nel caso Amara. Un contrappasso dantes c o? «Si potrebbe dire: c’è sempre un giudice a Brescia. Prima per Di Pietro, ora per Davigo. Ma resto garantista con tutti, anche con lui. Però essere garantisti non significa accettare la logica astrusa delle sentenze che non si comm e nta n o m a i » . C io è ? «Esistono sentenze ingiuste. E quelle io non solo le commento, ma le combatto. La verità è che questo Paese è pieno di sepolcri imbiancati ipocriti. Sa come li definiva mio padre?». C o m e? «“Becchini, bugiardi ed extrate r re s tr i”. Becchini, perché hanno concorso all’uccisione del sistema politico, creando un vulnus democratico. Bugiardi, perché hanno fatto finta di non sapere. Ed extraterrestri, perché hanno fatto finta di vivere sulla luna fino al giorno prima, per poi presentarsi come “uo m i n i nuov i”. Con una faccia che non oso definire». Qual è stata la principale conseguenza politica di Mani Pulite? «La distruzione del sistema democratico con tutto ciò che ne consegue. Dopo tanti anni, dobbiamo ammettere che la corruzione c’è adesso più di prima. In tutti i settori della società. Perché è innanzitutto un problema culturale, di funzionamento del sistema, prima che un tema giudiziar io » . Si dice che prima la corruzione costituisse un sistema, mentre adesso sono perlopiù questioni personali. «Il finanziamento illegale alla politica era effettivamente un sistema. Ma un sistema che ha mantenuto questo Paese dalla parte de ll ’Occidente democratico. La corruzione invece, come disse Craxi, è un reato, e come tale va p e r s eg u i to » . Andrebbe ripristinato il finanziamento ai partiti? «Se ne parla da più parti ed a più riprese dopo la sbornia anticasta che ha figliato leggi giustizialiste astruse e capestro. Ma prima di parlare di finanziamento dovremmo porci il problema di quale politica finanziare…». Dal ’92 i partiti non sono mai re su s c i tati ? «No. Quelli di oggi non sono partiti ma comitati elettorali, talvolta anche eterogenei. I partiti erano altro. La gavetta cominciava dal basso, c’era un confronto continuo con il territorio, dai sindaci fino ai dirigenti nazionali. Oggi sono dei marchi in franchising». È tramontato anche l’i nte re s s e per la politica delle giovani genera z io n i ? «Non mi sembra, visti i tanti movimenti che nascono. Ma una volta chi voleva far sentire la propria voce poteva farlo. I partiti erano strutture aperte. C’e ra n o sezioni in ogni paese. Adesso un giovane che vuole impegnarsi dove va? Quale meccanismo democratico assicura la sua crescita? Deve solo sperare nei favori del potente di turno...». Il populismo è nato con Mani Pu l i te? «Eravamo già grillini prima di Grillo. L’onda populista l’ha alzata la sinistra senza incassare, visto l’imprevisto Berlusconi. Poi, siamo rotolati per dolo e per inerzia fino ai 5 stelle. Dopo trent’an - ni questa classe politica non è stata in grado di costruire nulla che resti in piedi». S p e ra n ze? « L’unica speranza è dare vita ad una grande riforma della Repubblica in senso presidenziale. Era il 1979 quando Craxi parlò per la prima volta della necessità di riformare le istituzioni, in un articolo su L’Ava n ti . Il presidenzialismo sarebbe una svolta che potrebbe persino rivitalizzare i pa rt i t i » . Approva la riforma Cartabia? Quella che vorrebbe smontare le «porte girevoli» tra magistratura e politica? «Si vuole giustamente impedire ai pm di entrare in politica e poi tornare in magistratura. Benissimo: ma chi impedisce ai magistrati di fare politica da magistrati?». Per questo occorre riformare il Csm, no? «Senta, questa riforma della giustizia è acqua fresca. Serve soltanto a prendere i soldi europei per metterli in un sistema che non f u n z io n a » . Dunque non basta cambiare il sistema elettorale del Csm per arginare la guerra tra correnti, il famoso «sistema» di Palamara? «E secondo lei qualcuno si candiderebbe contro il sistema? Andiamo! Mio padre una volta disse: “Verrà il giorno in cui i magistrati si arresteranno tra di loro”. È stato, ancora una volta, una Cassandra inascoltata». Sosterrà i referendum sulla g iu s ti z i a? «Certo, andrò a votare perché i referendum sono sicuramente utili. Ma da soli non basteranno a risolvere i problemi profondi del nostro sistema giudiziario». Pe rch é ? «Serve altro. Occorre ripristinare un effettivo sistema accusatorio, tanto caro a un altro socialista come Giuliano Vassalli, che tuttavia venne demolito dalla Corte Costituzionale. L’unica strada è rivedere la Costituzione: è il solo modo per procedere con una vera riforma del sistema giustizia». Cosa ha provato quando ha visto il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato parlare a reti unificate sui referendum? Un gesto inusuale? «È un segno dei tempi che cambiano. Non trovo nulla di così scandaloso. Amato è persona preparata, intelligente e colta. Constato che parla di tutto ma mai una parola su Craxi e sulle storture di quella brutta stagione che pure ha vissuto da protagonista. Qualcuno può davvero pensare che l’attuale presidente della Corte fosse all’oscu - ro del sistema di finanziamento illegale ai partiti?». Sta di fatto che è al vertice dell’apparato statale… «Craxi, non io, lo ritrasse tra i becchini, quelli che avevano contribuito alla distruzione del sistema dei partiti». Suo padre ha dovuto governare molte crisi internazionali. Come si sarebbe comportato se avesse dovuto gestire questa crisi sanitar i a? «Questo davvero non saprei dirlo. In genere io non faccio né interpretazioni né sedute spiritiche... Per queste bisogna chiedere a qu a l c u n a l tro…». Il fatto che a Palazzo Chigi ci sia un banchiere rappresenta il capitolo finale del declino della politica iniziato con Mani Pulite? «Certamente oggi il primato non è della politica, e le macerie che abbiamo sotto gli occhi sono il prodotto di quella “falsa rivoluzion e”. Il sistema è collassato da tempo ed è incapace di garantire non solo rappresentanza ma anche stabilità e buon governo. Ai nostri giorni un ragazzo promettente non sceglie più la politica, ma piuttosto si dà alla finanza. E questo perché la politica una volta era il terreno di scontro dei migliori: oggi non più».


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