«Ho passato qualche giorno fuori dall’Italia. Così ho potuto starmene lontana da questo anniversario di Mani Pulite » .
Senatore Stefania Craxi, nel
trentennale di Tangentopoli, per
la prima volta, si fa strada una
nuova lettura di quel periodo tormentato. Emergono più voci critiche e meno applausi celebrativi.
Che effetto le fa?
«Era ora. Ma vorrei rivendicare
un fatto: quando ho cominciato
questa battaglia di verità ero sola. Sola e controcorrente, anche rispetto ad alcuni socialisti
c o nv i nt i “che il morto non dovesse afferrare il vivo”. Oggi si è aperta finalmente una riflessione, da
più parti, ed è bene sia così. Ma
vedo in giro troppe lacrime di coccodrillo».
È un pentimento fuori tempo
massimo, anche da parte di molti
protagonisti dell’e p o ca?
«Non esiste un tempo massimo. Esiste il linguaggio della verità. Va bene il pentimento, ma se accompagnato da onestà intellettuale
e dal coraggio di
chiedere scusa. Verso Craxi è stata commessa un’i nf a mi a
irreparabile. Nel
frattempo è stato distrutto il sistema
politico e falsato que l l o d e m o c ratico. L’Italia passa da
una crisi all’altra e
conta zero sullo scenario internazionale. Ecco i risultati di
Ta n ge nto p o l i » .
Gherardo Colombo ha detto: «Il
lancio di monetine a Craxi mi disturba ancora».
« L’aria è cambiata. La stragrande maggioranza delle persone si
sono rese conto e molti cercano
giustificazioni per una storia inemendabile. Sono come gatti che si
arrampicano sugli specchi. Scivolano».
Colombo ha anche detto: «Venimmo trattati da eroi, ma non fu
colpa nostra», bensì dei giornali.
«Senza l’intervento della stampa il loro colpo di Stato non sarebbe riuscito. All’epoca i quattro
grandi giornali italiani, C o r rie re,
Re p ub b l ic a , Sta m p a e Un ità , concordavano quotidianamente i titoli e gli obiettivi. E non lo dico io:
lo hanno ammesso due persone c he al l’epoca erano vicedirettori, Antonio Polito e Piero Sanson ett i » .
Ha puntato il dito sui poteri dietro certi giornali…
«A chi appartenevano quei quotidiani? Ad imprenditori legati al
mondo finanziario che non sono
stati nemmeno sfiorati dalle inchieste. E dunque, cos’è stata Tangentopoli, se non un grande disegno del potere finanziario che non
accettava più il primato della polit ic a? » .
Antonio Di Pietro oggi dice: ci hanno fermato quando arrivammo ai piani alti del potere.
«Di Pietro dovrebbe spiegare queste sue affermazioni, altrimenti è meglio che taccia. Io constato che lui è stato ministro nei
governi della sinistra; recentemente Francesco Greco è stato assunto come commissario anticorruzione dal sindaco di Roma del
Pd Gualtieri; Gherardo Colombo si è seduto nel cda della Rai in
quota sinistra».
Erano legati alla sinistra anche
durante le inchieste?
«Hanno detto che quelle di Mani Pulite non erano inchieste politiche, salvo poi entrare in politica. Faccia lei... ».
Nel giorno dell’anniversario di
Tangentopoli, Piercamillo Davigo
è stato rinviato a giudizio nel caso
Amara. Un contrappasso dantes c o?
«Si potrebbe dire: c’è sempre un
giudice a Brescia. Prima per Di
Pietro, ora per Davigo. Ma resto garantista con tutti, anche con
lui. Però essere garantisti non significa accettare la logica astrusa delle sentenze che non si comm e nta n o m a i » .
C io è ?
«Esistono sentenze ingiuste.
E quelle io non solo le commento, ma le combatto. La verità è che
questo Paese è pieno di sepolcri
imbiancati ipocriti. Sa come li definiva mio padre?».
C o m e?
«“Becchini, bugiardi ed extrate r re s tr i”. Becchini, perché hanno
concorso all’uccisione del sistema
politico, creando un vulnus democratico. Bugiardi, perché hanno
fatto finta di non sapere. Ed extraterrestri, perché hanno fatto finta di vivere sulla luna fino al giorno prima, per poi presentarsi come “uo m i n i nuov i”. Con una faccia
che non oso definire».
Qual è stata la principale conseguenza politica di Mani Pulite?
«La distruzione del sistema democratico con tutto ciò che ne
consegue. Dopo tanti anni, dobbiamo ammettere che la corruzione c’è adesso più di prima. In tutti i settori della società. Perché è
innanzitutto un problema culturale, di funzionamento del sistema, prima che un tema giudiziar io » .
Si dice che prima la corruzione costituisse un sistema, mentre
adesso sono perlopiù questioni
personali.
«Il finanziamento illegale alla politica era effettivamente un sistema. Ma un sistema che ha mantenuto questo Paese dalla parte
de ll ’Occidente democratico. La
corruzione invece, come disse
Craxi, è un reato, e come tale va
p e r s eg u i to » .
Andrebbe ripristinato il finanziamento ai partiti?
«Se ne parla da più parti ed a più
riprese dopo la sbornia anticasta che ha figliato leggi giustizialiste astruse e capestro. Ma prima
di parlare di finanziamento dovremmo porci il problema di quale
politica finanziare…».
Dal ’92 i partiti non sono mai
re su s c i tati ?
«No. Quelli di oggi non sono partiti ma comitati elettorali, talvolta
anche eterogenei. I partiti erano
altro. La gavetta cominciava dal
basso, c’era un confronto continuo con il territorio, dai sindaci
fino ai dirigenti nazionali. Oggi sono dei marchi in franchising».
È tramontato anche l’i nte re s s e
per la politica delle giovani genera z io n i ?
«Non mi sembra, visti i tanti
movimenti che nascono. Ma
una volta chi voleva far sentire la
propria voce poteva farlo. I partiti
erano strutture aperte. C’e ra n o
sezioni in ogni paese. Adesso un
giovane che vuole impegnarsi dove va? Quale meccanismo democratico assicura la sua crescita? Deve solo sperare nei favori
del potente di turno...».
Il populismo è nato con Mani
Pu l i te?
«Eravamo già grillini prima di
Grillo. L’onda populista l’ha alzata
la sinistra senza incassare, visto
l’imprevisto Berlusconi. Poi, siamo rotolati per dolo e per inerzia fino ai 5 stelle. Dopo trent’an -
ni questa classe politica non è stata in grado di costruire nulla
che resti in piedi».
S p e ra n ze?
« L’unica speranza è dare vita
ad una grande riforma della Repubblica in senso presidenziale. Era il 1979 quando Craxi parlò
per la prima volta della necessità
di riformare le istituzioni, in un
articolo su L’Ava n ti . Il presidenzialismo sarebbe una svolta che
potrebbe persino rivitalizzare i
pa rt i t i » .
Approva la riforma Cartabia?
Quella che vorrebbe smontare le
«porte girevoli» tra magistratura
e politica?
«Si vuole giustamente impedire ai pm di entrare in politica e poi
tornare in magistratura. Benissimo: ma chi impedisce ai magistrati di fare politica da magistrati?».
Per questo occorre riformare il Csm, no?
«Senta, questa riforma della
giustizia è acqua fresca. Serve soltanto a prendere i soldi europei
per metterli in un sistema che non
f u n z io n a » .
Dunque non basta cambiare il
sistema elettorale del Csm per arginare la guerra tra correnti, il famoso «sistema» di Palamara?
«E secondo lei qualcuno si candiderebbe contro il sistema? Andiamo! Mio padre una volta disse:
“Verrà il giorno in cui i magistrati
si arresteranno tra di loro”. È stato, ancora una volta, una Cassandra inascoltata».
Sosterrà i referendum sulla
g iu s ti z i a?
«Certo, andrò a votare perché i
referendum sono sicuramente
utili. Ma da soli non basteranno a
risolvere i problemi profondi del
nostro sistema giudiziario».
Pe rch é ?
«Serve altro. Occorre ripristinare un effettivo sistema accusatorio, tanto caro a un altro socialista come Giuliano Vassalli,
che tuttavia venne demolito dalla
Corte Costituzionale. L’unica strada è rivedere la Costituzione: è il
solo modo per procedere con una
vera riforma del sistema giustizia».
Cosa ha provato quando ha visto il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato parlare a reti unificate sui referendum? Un gesto inusuale?
«È un segno dei tempi che cambiano. Non trovo nulla di così scandaloso. Amato è persona preparata, intelligente e colta. Constato
che parla di tutto ma mai una parola su Craxi e sulle storture di quella
brutta stagione che pure ha vissuto da protagonista. Qualcuno può
davvero pensare che l’attuale presidente della Corte fosse all’oscu -
ro del sistema di finanziamento
illegale ai partiti?».
Sta di fatto che è al vertice dell’apparato statale…
«Craxi, non io, lo ritrasse tra i
becchini, quelli che avevano contribuito alla distruzione del sistema dei partiti».
Suo padre ha dovuto governare
molte crisi internazionali. Come
si sarebbe comportato se avesse
dovuto gestire questa crisi sanitar i a?
«Questo davvero non saprei dirlo. In genere io non faccio né interpretazioni né sedute spiritiche...
Per queste bisogna chiedere a
qu a l c u n a l tro…».
Il fatto che a Palazzo Chigi ci sia
un banchiere rappresenta il capitolo finale del declino della politica iniziato con Mani Pulite?
«Certamente oggi il primato non è della politica, e le macerie
che abbiamo sotto gli occhi sono il
prodotto di quella “falsa rivoluzion e”. Il sistema è collassato da tempo ed è incapace di garantire non
solo rappresentanza ma anche
stabilità e buon governo. Ai nostri
giorni un ragazzo promettente
non sceglie più la politica, ma piuttosto si dà alla finanza.
E questo perché la politica una
volta era il terreno di scontro dei
migliori: oggi non più».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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