Siccità, problemi di approvvigionamento e speculazione riducono del 30% e passa alcune produzioni dove l’Italia era leader. Mancheranno 500 mila tonnellate di riso che se consideriamo il prezzo di 720 euro a tonnellata fa 360 milioni di euro. Di grano tenero ne stiamo perdendo un quarto che significa 750 mila tonnellate per 330 milioni di euro, di frumento manca il 30% che vuol dire 2,5 milioni di tonnellate e 1,3 miliardi di fatturato volati via. L’allarme della Coldiretti: ora c’è la necessità di risorse per sostenere il settore, rischiamo in sicurezza e di essere totalmente dipendenti dall’import. I danni della siccità comunque non hanno colpito allo stesso modo tutte le regioni: manca per esempio la frutta in Emilia Romagna e Campania, mentre c’è poco olio nel Nord Est. Ecco la mappa dell’emergenza divisa per i singoli territori dal Nord al Sud del Pae s e. Mangeremo pane pagandolo molto caro, ma di quei soldi a chi suda il campo andranno solo le briciole e non sarà farina del nostro sacco; faremo un risotto, ma dobbiamo sperare che di “j ap o n ic a” ne sia avanzato un po’ dall’anno scorso. E infine ci dobbiamo raccomandare agli agricoltori, che sono allo stremo, perché non smettano di coltivare del tutto. Riso e grano sono in maggiore sofferenza causa mancanza di pioggia, la disgrazia però ha rimesso al centro del dibattito l’agricoltura. Svelando anche le follie dell’Eu ro pa che con il Farm to Fork vuole lasciare sempre più terreni incolti per evitare (sic!) “danni all’a m bie nte”. In cambio offrono cavallette a colazione. All’Italia in piena emergenza hanno liberato 200 mila ettari di terreno per coltivare cereali, ma solo per un anno. Una miseria in termini di superficie, ma soprattutto le menti eccelse di Bruxelles non sanno che il grano si semina ottobre e si sarebbe dovuto raccogliere a fine giugno. Solo che le spighe erano vuote e i chicchi già tostati. ALLARME Si perderà un terzo della produzione di riso (l’Italia è di gran lunga il primo produttore europeo per qualità e quantità): mancheranno 500 mila tonnellate che per 720 euro a tonnellata fa 360 milioni di euro. Di grano tenero ne stiamo perdendo un quarto che significa 750 mila tonnellate per 330 milioni di euro, di frumento manca il 30% che vuol dire 2,5 milioni di tonnellate e 1,3 miliardi di fatturato volati via. Sarà un problema anche fare la birra: sparito il 20% di orzo che vuol dire 197 mila tonnellate in meno. Un’azienda agricola su dieci ha chiuso, un terzo è in difficoltà per i costi (è tutto fuori controllo: il gasolio agricolo è cresciuto del 195%) e il 46%, oltre 330 mila imprese, è in ginocchio causa siccità. Il sottosegretario leghista all’agricoltura Gian Marco Centinaio ieri ha perso le staffe e ha postato: «Questione siccità; dico ai colleghi politici che non basta andare in mezzo a un campo, fare la foto e dire: non piove Governo ladro. Dite cosa volete e cosa avete proposto». Il riferimento è ai 5Stelle che, pur esprimendo chissà ancora per quanto il ministro dell’a g r icoltura Stefano Patuanelli, si oppongono al piano dei laghetti per la raccolta dell’acqua piovana (3 mila quelli previsti e bloccati da anni dai veti ambientali). Si sono fatti nelle settimane scorse, per dirla con Enzo Jannacci della “canzone intelligente”, tanti bei ragionamenti. Ma era tutta o quasi propaganda bellica per sostenere che la crisi del grano era originata dall’invasione dell’Ucraina. Neanche per sogno: la crisi del grano – in Italia diventata drammatica per via della siccità – è frutto di una speculazione senza scrupoli. La prova l’h a nno data i Consorzi Agrari d’Italia – fanno riferimento a Coldiretti e a Bonifiche Ferraresi la più grande azienda agricola italiana – che hanno spiegato: «Speculazioni sui mercati finanziari, Chicago in testa, e il cartello degli acquirenti che da un paio di settimane non acquistano più prodotto, spingono sotto quota 500 euro/tonnellata il prezzo del grano duro italiano del nuovo raccolto, a livelli che non si raggiungevano da ottobre 2021. La situazione rischia di diventare insostenibile per tante aziende agricole che hanno investito in questi mesi nonostante l’aumento dei costi di gasolio e concimi dovuto al caro energia e alla guerra in Uc ra i n a » .
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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