STUPIDA RAZZA

martedì 12 luglio 2022

«Il pass ritornerà e la salute non c’e nt ra I cittadini sono tenuti ancora sotto scacco»

Il provvedimento di Daspo urbano di Roma per un anno è stato annullato dal Tar del Lazio ad aprile, per quello di Pordenone - un foglio di via addirittura triennale - ha presentato ricorso, la risposta dovrebbe arrivare in settimana. In tutto, dice, gli sono arrivati undici avvisi di garanzia. Ed è stato licenziato «per giusta causa» dall’Agenzia per il lavoro portuale di Trieste. La voce di Stefano Puzzer è però più tranquilla che mai, quando lo rincorri al telefono tra i mille impegni delle giornate spese per il comitato «La gente come noi», e il vento della città friulana che soffia nella cornetta. Anche se nelle ultime ore è arrivata la notizia dell’ennesimo licenziamento tra i portuali di Trieste: riguarda Andrea Donaggio, al suo fianco nel comitato. Sotto gli idranti e i fumogeni del porto di Trieste per le proteste anti green pa s s , Pu z ze r , nacque la sua notorietà. Ora qual è la sua quotid i a n i tà? «La mattina ricevo il resoconto delle richieste d’a i uto ricevute via mail. Con Andrea e con Franco Zonta ci occupiamo di pagare le bollette e di andare ad acquistare i buoni spesa che spediamo con posta certificata». Chi vi chiede aiuto? «Abbiamo messo in piedi una raccolta fondi per tutti i lavoratori sospesi perché senza green pass e per le loro famiglie in difficoltà. Fino ad aprile abbiamo aiutato tutte le categorie, ora sono in prevalenza i lavoratori sanitari, gli unici rimasti a casa». Di che cifre parliamo? «A oggi abbiamo donato 72.000 euro. Spediamo anche una maglietta a chi dona più di 25 euro. Tendenzialmente abbiamo dato un massimo di 150-200 euro a famiglia, anche se ci sono casi in cui siamo intervenuti più di una volta». Tutto rendicontato? «Non scherziamo neanche: nessun giro di contanti, tutto rendicontato al centesimo perché sappiamo che presto o tardi verremo controllati. I registri li abbiamo fatti vidimare a un notaio. Il fondo serve per le spese legali, e appunto per le donazioni a chi è in difficoltà». Temete contestazioni? «Sa com’è, quando si è scomodi per il regime non si s c h e rza » . Lei continua ad andare nelle piazze di tutta Italia. Partecipa a cortei, parla dai pa l ch i . «Se andiamo, non è certo per fare i cantanti. All’i n i z io era giusto far capire cosa stesse accadendo. Mi passi la metafora: tra chi protesta c’è chi abita al primo piano del grattacielo e pensava solo al green pass come inizio e fine di una ingiustizia, e poi ci sono quelli che abitano all’ultimo piano, che conoscono l’agenda 2030 ( d ell ’Onu, «per lo sviluppo sostenibile», ndr) e parlano di transumanesimo». Un popolo variegato, spesso tacciato di complottis m o. «Si rischiava di passare per complottisti, sì. Le assicuro che io penso che nessuno abbia la verità in tasca, e che tutti devono essere liberi di scegliere. Non abbiamo mai imposto alcuna scelta, né siamo stati “c o ntro” qu a l - cuno. Con i camalli del porto di Trieste abbiamo semplicemente fatto emergere ciò che stava accadendo lì. Oggi il disegno sull’economia italiana, però, mi sembra più chiaro che mai a tutti. Le persone si rendono conto anche da sole di quel che sta ac c ad e n d o » . C io è ? «Rischiamo di trovarci presto i soldi del Monopoli nel portafoglio. Ed è iniziata la svendita dei nostri beni, si veda ad esempio ciò che è accaduto con le concessioni demaniali». Presagi di default? «Non fino a che il debito pubblico italiano lo hanno in mano Francia e Germania per buona parte. Forse non ci vogliono ancora far saltare » . La guerra Russia-Ucraina che c’entra con voi che cantate nei cortei «la gente come noi non molla mai»? «Beh, oggi è l’ago della bilancia. Non ce l’abbiamo né con l’Ucraina né con il suo popolo, ovviamente, ma ci interroghiamo sul fatto che il conflitto sia il laboratorio della Nato aperto sui confini della Russia. Spero non si arrivi a uno scontro deleterio per tutti». Torno a lei. Licenziato «per giusta causa», ha detto di essere fiero di essere stato coerente: il 15 ottobre affermò che non sarebbe andato al lavoro finché non ci fosse andato l’ultimo dei lavoratori. Lo pensa ancora? «Certo che sì. E comunque quel licenziamento l’ho impugnato e mi tocca ora aspettare i tempi dei tribunali. Ma c’è un ragazzo, qui al porto, che ha ricevuto una contestazione disciplinare con una sanzione di cinque giorni di sospensione perché non ha mostrato il green pass. Peccato che in fase di conciliazione in Regione sia emerso che non si può far ricorso alla contestazione disciplinare in casi così». Insomma spera di tornare al suo posto. In tanti, e lo sa, l’hanno accusata di non voler lavorare. «Invece il mio lavoro io lo amo, vorrei fare solo quello. Ho iniziato nel ’94 e ci tornerò, ho fiducia nella giustizia. Da ragazzo facevo il facchino, scaricavo il caffè dai container. Poi mi sono specializzato, mi chiamavano per lavorare in tutti i terminal del porto, a turni, e mi piaceva cambiare lavoro tutti i giorni. Facevamo gli autisti, lavori generici, i gruisti…». Un po’ di fastidio lei lo ha sempre dato, però. Anni fa le accuse di urine positive alla c o ca i n a . «Sono stato tra i fondatori di un sindacato autonomo, qui a Trieste, e ho dato così fastidio - evidentemente - che qualcuno ha ritenuto di dovermi far fuori. Nel 2017, a tre mesi dal matrimonio, la notizia di positività alla cocaina. Senza aver fatto nulla. Ho dimostrato con cause giudiziarie che qualcuno aveva manomesso le analisi. Una vicenda vergognosa. E non è stato l’unico atto compiuto ai miei danni, eh». Da quella vicenda ne è uscito pulito, da altre si ved rà . «Pulitissimo, altroché. Io nella giustizia ci credo: sono sicuro che rimetterà a posto le cose e ho fiducia che la verità salterà fuori». Il Daspo di Roma è stato annullato. In novembre ricevette un foglio di via obbligatorio con divieto di soggiorno per un anno dopo una manifestazione non p reav v i s ata . «Ma il ministero degli Interni è stato condannato a pagare anche le spese legali. Non succede spesso, non è di poco conto». A Pordenone un altro Daspo, di tre anni. «Mi hanno accusato di aver assalito un ospedale quando invece chiacchieravo in tutta tranquillità con dei lavoratori sanitari. Non ho mai fatto niente di illegale, eppure sono stato tacciato di qualsiasi cosa, dai media soprattutto». Quando lei si è preso il Covid, molti leoni da tastiera hanno gioito. «Fingendo di ignorare che mi sono vaccinato con due dosi e che quindi dal 15 ottobre avevo il green pass. Non l’ho mai nascosto. A gennaio sono risultato positivo». È stato male? «Per niente, se non un po’ di male alle ossa, come u n’influenza. L’azienda mi ha tacciato di non voler usare il certificato verde per andare a lavorare, ma questa è la mia scelta, anche se mi è costata il licenziamento». Lei sui vaccini è critico… «Di più: invito tutti i vaccinati a fare analisi, per scoprire se il sangue è diverso da prima». Però anche lei si è fatto iniettare il siero. «All’epoca mia madre aveva avuto un infarto. Volevo starle vicino e per forza di cose mi sono vaccinato». Oggi i contagi sono in aum e nto. «E sono sicuro che lo spettro del green pass ritornerà, Ma come le dicevo ormai è chiaro che non è un problema solo a livello sanitario, ma una spirale che coinvolge anche economia, finanza, geopolitica. Persino la siccità: a me sembra l’ennesima campagna di “te r ro r i s m o” per tenere sotto scacco le persone. Però, la prego, ribadisca una cosa fondamental e…». C o s a? «Che ho il massimo rispetto per chi ha perso i suoi cari, e per i morti. Il fatto è che “Tachipirina e vigile atte s a” è stato un grosso errore. E chi ha sbagliato deve pagare. Il governo deve dimettersi e i colpevoli andare a giudizio, e poi in galera». Gli ultimi no green pass a Cortina e Padova. Prossime mosse? Sogna una federazione in vista di possibili obiettivi politici comuni? «Se si vuol fare politica occorre prendere esempio dall’Austria, e unire per davvero tutte le forze senza personalismi e senza leader. Un 5-6% non serve a nessuno, se non a scaldare qualche seggiola e mettersi a posto la famiglia per qualche generaz io n e » . Si può fare entro le prossime elezioni politiche? «Solo se c’è un ideale comune. Personalmente, la politica non mi interessa granché. Certo è che è ora di finirla di delegare sempre a qualcun altro il nostro volere » . Degli attuali partiti salva q ua l cu n o? «Sono uno di quelli che è stato fregato in passato dai 5 Stelle. Ora inizio a pensare che il Movimento sia stato costruito ad arte perché la gente perdesse quel poco di fiducia rimasta nei partiti. Ad oggi non andrei a votare, pure se è un mio dovere. Scriverei sulla scheda che non mi sento rappresentato da nessuno, con tanto di firma. E poi chissà se le elezioni ci saranno per davvero: mettessero lo stato di guerra …». 



Nessun commento:

Posta un commento