Racconta Giuliano Amato: «La ragion politica consisteva nella necessità – esplicitamente indicata - di liberare i consigli di amministrazione dai rappresentanti dei partiti in una stagione nella quale il finanziamento illecito di questi ultimi e la corruzione li stava sempre più delegittimando agli occhi dell’opinione pubblica». Il “Dottor Sottile” è da poco più di una settima a Palazzo Chigi, è inizio luglio 1992. L’anno orribile della Repubblica è già deflagrato con l’assassinio di Falcone, ma il naufragio della lira e l’ondata giudiziaria che travolge tutto e (quasi) tutti sono ancora in agguato. Il governo vara una prima dura manovra – quella davvero grossa arriverà a settembre – ma avvia il processo di privatizzazioni delle imprese pubbliche. Un articolo – il n.15 - del decreto legge sulle misure urgenti di finanza pubblica (quello che tra l’altro stabilì il prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti), stabilisce quello che fino ad allora era l’impensabile: «L’Istituto nazionale per la ricostruzione industriale - Iri, l’Ente nazionale idrocarburi Eni, l’Istituto nazionale assicurazioni - Ina e l’Ente nazionale energia elettrica - Enel sono trasformati in società per azioni con effetto dalla data di entrata in vigore del presente decreto». Detto fatto. Un pezzo di storia del Paese – da Nitti a Beneduce, da Mattei a Fanfani – cambia pelle, e nulla sarà come prima (non sempre in meglio, forse). Scrive Amato in una dettagliata testimonianza pubblicata per Astrid quasi 20 anni fa: «Riportare i partiti al ruolo di rappresentanti della società, facendo loro abbandonare quello di gestori non trasparenti degli apparati era una missione che io stesso avevo enunciato come irrinunciabile, prima ancora di assumere la guida del governo. E il passaggio del loro allontanamento dalle partecipazioni statali fu tutt’altro che facile (…) nel più assoluto segreto, io ed i ministri Barucci, Guarino e Reviglio decidemmo e facemmo decidere dalla neonata assemblea di ciascuno degli ex enti la ricostituzione di consigli con tre soli componenti fra i quali un amministratore unico, tutti estranei ai partiti». Di quel giorno ci sono state ricostruzioni varie, ma certamente i ministri avevano ancora dei partiti alle spalle, e certe decisioni fino ad allora erano state prese a monte dalle segreterie e non dal gabinetto. Ma come detto, le cose non erano più come prima, e del resto Bettino Craxi aveva appena pronunciato il suo celebre discorso alla Camera sul finanziamento della politica, pure, quello, evento considerato spartiacque della storia contemporanea. La lira resta sotto pressione, e andrà sempre peggio fino al settembre della svalutazione e l’uscita dallo Sme. La strada di Maastricht è stata appena intrapresa, il rischio di restare indietro o peggio ancora di andare fuori strada è altissimo, le scelte costano. Un’agenda economica che deve resistere alle terribili contingenze, compresa l’uccisione del giudice Borsellino. Il sindacato viene chiamato a fare la sua parte, e a fine luglio c’è la firma dell’accordo sul lavoro fra il governo e i sindacati confederali: viene abolita la scala mobile e bloccati i salari fino a tutto il 1993 (sarà quello l’anno del celebre accordo del 23 luglio con Ciampi e tutte le parti sociali). Quello delle privatizzazioni è comunque un capitolo da tenere fermo – Ciampi da Governatore commenterà la decisione del governo come di un importante «ribaltamento ordinamentale» – tanto che ad agosto la spa tocca anche alle Ferrovie. Ricorda ancora Amato: «Le ragioni finanziarie, almeno in quella prima fase, non erano quelle di fare cassa a beneficio del Tesoro vendendo le imprese ad acquirenti privati. Erano caso mai quelle di salvaguardare la tenuta finanziaria delle stesse imprese, che, in taluni casi erano avviate verso la bancarotta, mentre in tutti o quasi erano aggravate dagli oneri impropri, che in parte avevano arricchito i loro dirigenti, in parte (a volte minore!) erano andati ai partiti». Inizio settembre da incubo, con lira ormai allo stremo e il bilancio dello Stato bisognoso di enormi iniezioni (il Ragioniere Generale Andrea Monorchio chiede ulteriori 10mila miliardi per l’aumentato costo del servizio di BoT e CcT). Quello, per dire, è l’anno che il debito pubblico scavalla il 100% del pil e – a parte la parentesi del 2007, governo Prodi – non tornerà mai più indietro, anzi. Il governo deve dare segnali e annuncia a sorpresa - per un segnale ai mercati e ai partner -la cessione di Nuovo Pignone e Credito Italiano, operazioni che poi si faranno anche se con modalità diverse tra loro. Insomma, la storia della Repubblica è ad una svolta, ma le cessioni di quelle che per molti anni sono state note come Partecipazioni Statali si faranno. Con il governo Ciampi la regia passerà al direttore generale del Tesoro, Mario Draghi – sono giusto tre decenni anche della nota crociera del panfilo Britannia a largo di Civitavecchia, che per anni ha alimentato sgangherati scenari complottisticiche verrà messo a capo del comitato che prenderà il suo nome, e andrà avanti fino all’inizio del millennio.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
lunedì 11 luglio 2022
La riunione segreta del governo Amato, così Eni e Iri divennero spa
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