STUPIDA RAZZA

domenica 3 luglio 2022

L’inflazione (8%) torna ai livelli del 1986 ma lo spread scende sotto quota 200

 

I rincari dell’energia stanno contagiando tutte le categorie produttive, tanto da spingere l’inflazione di giugno all’8% sull’anno con una crescita dell’1,2% su maggio. Il dato preliminare Istat riposta l’Italia ai livelli del 1986. il costo del così detto carrello della spesa balza del 6% a causa dei rincari degli alimentari e dei detersivi. Intanto la Bce archivia il programma sull’acquisto di bond e lancia lo scudo anti spread che ieri è sceso e ha chiuso a 195 punti base.Inflazione in Italia mai così alta dal gennaio 1986, ben oltre 36 anni fa. Secondo le stime preliminari dell’Istat, lo scorso mese l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registra un aumento dell’1,2% su base mensile, e dell’8,0% su base annua (dal +6,8% registrato mese precedente). Le tensioni inflazionistiche – rileva l’Istituto centrale di Statistica – «continuano a propagarsi dai Beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi». Pertanto, i prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo +3,8%) e al netto dei soli beni energetici (+4,2%) registrano aumenti che non si vedevano rispettivamente da agosto 1996 e da giugno 1996. Nello stesso tempo, l'accelerazione dei prezzi degli alimentari, lavorati e non, spingono ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto “carrello della spesa”, composto da alimentari, appunto, ma anche da beni per la cura della casa e della persona: +8,3% dal +6,7%) mai così alta Inflazione in Italia mai così alta dal gennaio 1986, ben oltre 36 anni fa. Secondo le stime preliminari dell’Istat, lo scorso mese l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registra un aumento dell’1,2% su base mensile, e dell’8,0% su base annua (dal +6,8% registrato mese precedente). Le tensioni inflazionistiche – rileva l’Istituto centrale di Statistica – «continuano a propagarsi dai Beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi». Pertanto, i prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo +3,8%) e al netto dei soli beni energetici (+4,2%) registrano aumenti che non si vedevano rispettivamente da agosto 1996 e da giugno 1996. Nello stesso tempo, l'accelerazione dei prezzi degli alimentari, lavorati e non, spingono ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto “carrello della spesa”, composto da alimentari, appunto, ma anche da beni per la cura della casa e della persona: +8,3% dal +6,7%) mai così alta da gennaio 1986, quando fu +8,6%. Su base tendenziale annua i dati evidenziano ancora di più il balzo enorme: per i beni energetici la crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7% e in particolare degli energetici non regolamentati, da +32,9% a +39,9%. Quindi i prezzi dei Beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +64,3%, e dall'altra a quelli dei beni alimentari, sia lavorati (da +6,6% a +8,2%) sia non lavorati (da +7,9% a +9,6%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5,0%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +7,2%). Come detto l'“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +3,2% a +3,8% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,6% a +4,2%. Su base annua accelerano sia i prezzi dei beni (da +9,7% a +11,4%) sia quelli dei servizi (da +3,1% a +3,4%); si ampia, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -6,6 di maggio a -8,0 punti percentuali). Incrementano anche dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +6,7% a +8,4%). L'aumento congiunturale mensile dell'indice generale è dovuto a diverse componenti e in particolare ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (+6,0%), dei Servizi relativi ai trasporti (+2,0%), degli alimentari lavorati (+1,7%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,3%) e dei beni non durevoli (+0,7%). L’inflazione acquisita per il 2022 è ora pari a +6,4% per l’indice generale e a +2,9% per la componente di fondo. Da ricordare che la media di aumento dei prezzi per l’intero 2021 è stata dell’1,9% e nel 2020 di addirittura del -0,1%, cifre che fotografano l’enorme balzo dei prezzi, che pure sotto pressione già per l’intero secondo semestre dello scorso anno, è stato registrato nei primi sei mesi 2022. Secondo le stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento su base mensile dell'1,2% e dell'8,5% su base annua (da +7,3% nel mese precedente). Quindi sulla base di quanto comunicato, oltre ai prezzi energetici a determinare l'incremento sono anche i prodotti del “carrello della spesa”, e qui certamente pesa la siccità e le conseguenze sui prodotti freschi. Per Coldiretti gli aumenti vanno dal +10,8% per la frutta al +11,8% della verdura, «in una situazione resa già difficile dai rincari legati alla guerra in Ucraina che colpiscono duramente le imprese e le tavole dei consumatori». Il tema del caro-vita sarà al centro di un prossimo incontro tra il governo e le parti sociali, come ha annunciato al termine del consiglio Ue di una settimana fa e ribadito due giorni fa il presidente del consiglio, Mario Draghi.

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