STUPIDA RAZZA

domenica 10 luglio 2022

«MUOIONO I VACCINATI, NON I NO VAX»

 

Andrea Crisanti è un indipendente vero. Anche per questo le sue sortite, spesso, destabilizzano il mainstream. È successo domenica scorsa a In onda, su La 7, quando il microbiologo ha dichiarato: «Tutta la polemica no vax ha creato un cortocircuito:sembrava che morissero solo i no vax ma non era vero». «Nel 98% dei casi», a morire, «sono persone fragili e vaccin ate » . Abbiamo capito bene? «Sono mesi che è così, eh». Fragili vaccinati con quante dosi? «Anche tre: ci sono fragili che non rispondono bene nemmeno al booster. È gente sottoposta a terapie cortisoniche, a immunosoppressori, o sono anziani il cui sistema immunitario non funziona a dovere. Li puoi vaccinare quanto ti pare, ma non rispondono». Il vaccino non serviva anzitutto a proteggere loro? «La vaccinazione ha messo in sicurezza tantissimi fragili. Ma rimane comunque scoperta una fetta importante di loro. Lo stesso Istituto superiore di sanità ha rivelato che la maggior parte dei decessi, sopra il 90%, è di over 75; e in quella fascia d’età, la percentuale di vaccinati viaggia tra il 95 e il 98%...». Che dobbiamo fare, allora? «Dobbiamo proteggere queste persone. Evitare che si infett i n o » . Vaccinarli ancora a che serve, se il farmaco non impedisce il contagio? «I fragili dovrebbero comunque fare la quarta dose perché, a priori, non si sa chi risponde e chi no. È anche per questo che io ho sempre detto che andrebbero misurati i titoli anticorpali, per sapere se ci sono persone che non hanno risposto per niente alla vaccinazione. Dopodiché, un fragile deve innanzitutto proteggersi dal contagio e, quindi, indossare la mascherina sempre. Dovrebbe indossarla anche chi lo accudisce». Torniamo al modello della Great Barrington d e cla ration? Anziché Covid zero, protezione dei vulnerabili? «Adesso ce lo possiamo permettere, perché abbiamo vaccinati e guariti, benché resti un numero importante di fragili, anche vaccinati, che sono su s c ett i bi l i » . Però, se uno non deve infettarsi, quarta o quinta dose fanno poca differenza. «Già. Consideri che in Italia ci sono 7-8 milioni di fragili. L’80% di loro beneficia del vaccino; resta comunque un gruppo importante di persone che, anche se vaccinate, sono suscettibili. Sono queste che spiegano la mortalità attuale da Covid. Se non vogliamo più vedere così tanti morti ogni giorno, l’unico modo è proteggere queste persone». Sul vaccino aggiornato che prospettive ci sono? A un vertice con la Food and drug administration, la rappresentante della Pfizer ha ammesso che la società non è in grado di stabilire se esiste un «correlato di protezione». «Non si sa quale sia nemmeno per il vaccino che abbiamo ad e s s o…». Ah. «Quello che si sa con certezza è che il vaccino tarato sul virus di Wuhan dà una protezione dalla malattia grave anche con Omicron. Il problema è che i prossimi vaccini sono calibrati su varianti isolate trequattro mesi fa, che sicuramente non saranno quelle in circolazione a ottobre. Il vaccino è leggermente aggiornato, però sta sempre un passo ind ietro » . Non ci possiamo aspettare che sia sterilizzante. « No o o o… Nella maniera più a s s o luta » . E allora come se ne esce, se i fragili non devono infettarsi? « Eh … Purtroppo accadrà che tutti questi fragili, che hanno dai 70-75 anni in su, con u n’aspettativa di vita che in Italia arriva circa a 85 anni, nel tempo diminuiranno, finché non rimarranno solo le persone che hanno risposto bene al vac c i n o » . Selezione naturale? «Lo sta dicendo brutalmente lei, io non l’ho detto così…». Il senso è quello. «Fondamentalmente, il problema sarà risolto quando ci sarà una sostituzione per classi d’età età. Quando sarà completata, l’infezione non causerà tanti morti». Nel frattempo, comunque, le persone immunocompetenti e sane devono continuare a vivere normalmente? «Certo, è quello che ho sempre detto. Ormai è inutile cercare di bloccare la circolazione del virus». Guardando i dati dell’Is s, quelli che sembrano essere più protetti, anche dal contag io , sono i vaccinati con due dosi da oltre quattro mesi. È gente che, dopo il primo ciclo di iniezioni, si è infettata? «Sono i guariti, è evidente». L’immunità dei guariti è più stabile e duratura? «Succede con qualsiasi infezione: difficilmente un vaccino riesce a ricapitolare alla perfezione l’immunità indotta dall’infezione naturale». È meglio che i sani si contagino e s’immunizzino così? «Anche questo l’ho sempre detto: dopo la vaccinazione, lasciamo circolare il virus, perché siamo più protetti e chi s’infetta avrà una specie di booster naturale». La vaccinazione di massa può favorire l’emergere delle va r i a nti ? «Fa parte del processo di selezione naturale. Chiaramente, se siamo tutti vaccinati, si avvantaggiano le varianti capaci di bucare il vaccino». Le varianti non si generano negli immunodepressi? «È un discorso complesso. Gli immunodepressi tendono a sviluppare infezioni molto prolungate, che sono incubatrici di varianti. Aumentano la probabilità che emergano varianti, ma non sono necessariamente loro a generarle». I sanitari si lamentano per i troppi medici e infermieri in quarantena, pure se asintom atic i . «Un operatore sanitario ha a che fare costantemente con persone fragili. Sarebbe da incoscienti rischiare che costoro prendano anche il Covid». Lei ne fu il paladino, ma i tamponi di massa servono? «No, non vale più la pena farli, perché non consentono comunque di bloccare la trasmissione del virus. Il tracciamento, con questo indice di trasmissibilità, non ha senso. Il tampone deve farlo chi ha sintomi, anche per stabilire se si tratta di Covid o di un’a l tra malattia; e devono farlo tutti coloro che devono entrare in contatto con i fragili senza le mascherine, per evitare di infetta rl i » . C’è chi invoca il ritorno delle Ffp2. Ma se possiamo lasciar circolare il virus nella popolazione sana, che motivo c’è? «Se uno usa la mascherina solo sull’autobus, ma poi va al bar, al cinema, al teatro, a una festa, al ristorante, o a ballare, la mascherina lo protegge m ez z ’ora al giorno. L’impatto è zero. In questo momento bisogna cambiare paradigma: la priorità è proteggere i fragili. È questo il modo di convivere con il virus».

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