STUPIDA RAZZA

domenica 17 luglio 2022

Voli cancellati, decollano solo le cause: mancati rimborsi per oltre 2 miliardi

 

Oggi lo sciopero dell’Enav , delle compagnie low cost e di Ita renderà ancora più caotica la situazione negli scali europei. Prosegue l’odissea di migliaia di passeggeri lasciati a terra nonostante l’acquisto dei biglietti. Ammonta a due miliardi il mancato rimborso che preannuncia cause legali. Scarico di responsabilità e scambi di accuse tra gestori degli aeroporti, in carenza di personale, e compagnie alle prese con gli scioperi. Quella di oggi sarà una giornata da segnare in rosso sul calendario dei trasporti e delle vacanze. Ai ritardi e alle cancellazioni di voli ormai diventati strutturali per la carenza di personale dei grandi aeroporti e delle compagnie aeree del Nord Europa (si veda Il Sole 24 Ore del 3 luglio), in Italia si aggiungeranno i disagi che saranno causati dallo sciopero di quattro ore, dalle 14 alle 18, indetto da piloti e assistenti di volo delle compagnie low cost Ryanair, Easyjet, Volotea, Malta Air e Crewlink, dai controllori di volo Enav di Milano, Padova, Roma e Brindisi e dai lavoratori delle imprese dei servizi aeroportuali in diversi scali. Saranno più di 100mila gli italiani interessati, direttamente e indirettamente, da ritardi e cancellazioni: la seconda domenica di luglio è uno snodo essenziale per le vacanze estive, il giorno in cui villaggi turistici, organizzatori di viaggi-studio, agenzie e tour operator pianificano il ricambio dei vacanzieri tra la prima e la seconda metà del mese. La modalità di comunicazione di cancellazioni e ritardi sono quelle ormai adottate come prassi dalle compagnie: una mail, la raccomandazione di controllare sulle app lo stato del proprio volo e qualche scarna comunicazione sul sito. Una prassi che sta esasperando i rapporti tra le compagnie, i passeggeri e gli operatori turistici professionali. La nota di Fto, l’associazione di Confcommercio che raggruppa agenzie di viaggio e tour operator è durissima e rende bene l’idea del logoramento. «Al di là dei ritardi e delle cancellazioni dei voli - dice il presidente di Fto, Franco Gattinoni - la cosa più grave è il modo in cui alcune compagnie aeree, soprattutto le low cost, gestiscono i cambi di orario o le soppressioni dei voli. Non è accettabile vedere calpestati i diritti dei viaggiatori in questa maniera, non è possibile che una tratta venga cancellata senza fornire alcuna informazione, magari quando il passeggero è al gate o addirittura è già a bordo». Un po’ quello che venerdì scorso ha fatto intendere la commissaria Ue alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager, che ha invitato le compagnie a rispettare i cittadini e i viaggiatori a far valere i propri diritti. «Le nostre imprese - rincara la dose Gattinoni - sono le prime vittime di queste condotte. Stiamo facendo il massimo per tutelare i clienti con rimborsi, riprotezioni su altri voli, cambi di tratta, transfer ad hoc. E li sosteniamo pure sul fronte legale. Ma non possiamo che chiedere con forza che tutti gli attori del settore rispettino le leggi e le prerogative di chi viaggia. Anche Enac, che ha un ruolo di vigilanza sull’applicazione delle regole, elemento chiave per il funzionamento del mercato, deve adoperarsi per la loro osservanza». La misura è colma e in controluce si intravede quella che sarà l’onda lunga del contenzioso che questa stagione si porterà dietro. Viaggiatori lasciati a piedi contro le agenzie e le compagnie aeree; agenzie di  viaggio e tour operator contro le compagnie aeree; compagnie aeree contro gli aeroporti del Nord Europa, corresponsabili dei disagi. La posta in gioco è altissima: circa cinque miliardi di mancati introiti delle compagnie aeree per la cancellazione dei voli fino a settembre e una cifra che potrebbe superare i due miliardi per gli indennizzi che verranno pagati ai passeggeri per i ritardi e le cancellazioni avvenute entro 14 giorni dai voli. Per avere un’idea precisa dell’entità delle somme, i ritardi accumulati nel solo mese di giugno hanno prodotto circa 500 milioni di indennizzi a carico delle compagnie europee. Agli indennizzi rischiano di aggiungersi anche le cause per i danni ulteriori arrecati ai passeggeri. «Gli indennizzi stabiliti dal regolamento Ue 261/2004 – spiega Maurizio Di Rocco, avvocato esperto di diritto del turismo – non escludono la richiesta di danni ulteriori da parte dei passeggeri o degli operatori professionali. Se si prova che la cancellazione del volo ha impedito al viaggiatore di seguire un corso di lingua o gli ha fatto saltare una vacanza, si possono chiedere i danni. Ma è una strada in salita, almeno in Italia. Le cause durano mediamente tra due e tre anni e comportano costi legali non indifferenti. Per questo le aziende, come ha fatto Volkswagen nel caso diesel-gate, in Italia preferiscono aspettare l’eventuale contenzioso piuttosto che ricorrere a una conciliazione collettiva pre-giudiziale, la via scelta da Volkswagen, per tornare al caso di prima, negli Usa e in Germania». Molto più probabile che a ricorrere al contenzioso saranno gli operatori professionali, agenzie e tour operator, che hanno l’obbligo di rimborsare subito i viaggiatori per poi rivalersi sulle compagnie aeree. Ma sullo sfondo, da qualche giorno, aleggia un’eventualità che finora non era mai stata presa in considerazione: la richiesta delle compagnie aeree agli aeroporti di partecipare all’erogazione degli indennizzi ai viaggiatori. Ne aveva parlato esplicitamente il direttore generale della Iata, Willie Walsh, sottolineando che una quota rilevante dei ritardi è da attribuire al cattivo funzionamento degli scali del Nord Europa. In particolare quelli di Londra, Amsterdam e Francoforte hanno tagliato gli organici del 35- 40% durante il Covid e non li hanno ancora reintegrati nonostante la domanda di voli sia arrivata al 90% dei livelli pre-pandemia. Visto sotto questa luce, il botta e risposta tra l’amministratore delegato dell’aeroporto di Heatrow, John Holland-Kays, che nei giorni scorsi aveva chiesto alle compagnie aeree di non emettere più biglietti fino a settembre, e la compagnia aerea Emirates, che aveva sdegnosamente respinto al mittente la richiesta, assume un aspetto diverso da quello più immediato. In gioco ci sarebbero, appunto, gli indennizzi da corrispondere ai viaggiatori danneggiati e la mossa dell’amministratore delegato di Heatrow sarebbe un tentativo di mettere l’aeroporto al riparo da richieste delle compagnie in capo a cui risiede la responsabilità esclusiva del romborso. «Siamo su un crinale molto sottile», dice Vincenzo De Sensi, professore di diritto delle Crisi d’impresa all’Università Luiss. «Il problema non riguarda singole compagnie o aeroporti. Siamo davanti a una crisi sistemica che può essere risolta solo con un coordinamento delle politiche economiche e fiscali della Ue». Per i rimborsi ai viaggiatori, sostiene De Sensi, «bisogna obbligare le compagnie al rispetto delle regole e a corrispondere quanto dovuto. Ma il rischio è che questo, alla lunga, possa essere il minore dei problemi rispetto alla crisi che, senza interventi strutturali, potrebbe travolgere l’intero sistema del trasporto aereo europeo».

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