STUPIDA RAZZA

domenica 21 novembre 2021

Ma quale pandemia dei non vaccinati Le nuove prove che smontano la balla

 

 L’Istituto superiore di sanità ha diffuso l’u l t imo report settimanale sull’a ndamento dell’epidemia in Italia. Cosa «racconta» la fotografia scattata dall’Iss? Innanzitutto che negli ultimi 30 giorni il 51% delle ospedalizzazioni, il 64% dei ricoveri in terapia intensiva e il 45,3% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino. In termini di numeri assoluti, nell’ultimo mese in terapia intensiva si registrano 424 non vaccinati rispetto a una platea di 8 milioni di persone che hanno evitato la somministrazione, e 177 ricoverati vaccinati completi da meno di 6 mesi su una platea di 39 milioni di vaccinati. Quanto ai decessi, dal 24 settembre al 24 ottobre sono stati 384 i non vaccinati, 19 i vaccinati con ciclo incompleto, 309 i vaccinati con ciclo completo entro 6 mesi e 135 i vaccinati con ciclo completo da più di 6 mesi. Attenzione, però: il focus su ricoveri e decessi va letto tenendo conto del noto «effetto paradosso» per cui il numero assoluto può essere simile, se non maggiore, tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi. Insomma, più aumentano i vaccinati (ormai l’85% degli over 12 ha fatto due dosi) più aumenteranno i rari casi di contagiati e malati anche tra chi è vaccinato: fino potenzialmente a superare in termini assoluti quelli tra la popolazione che non si è vaccinata. Ecco perché, al netto appunto dei numeri assoluti, il tasso di decesso per Covid tra i non vaccinati è rilevato dall’Iss come 9 volte più alto rispetto ai vaccinati, mentre quello di ricovero è 7 volte più alto. «Analizzando il numero dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi negli over 80», si legge nel report, «si osserva che il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati (13 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) è circa 7 volte più alto di quello dei vaccinati con ciclo completo da meno di 6 mesi (1,8 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) e da oltre 6 mesi (1,9 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) mentre, nel periodo 24/09/2021-24/10/2021, il tasso di decesso nei non vaccinati (65 per 100.000) è circa 9 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro 6 mesi (7 per 100.000) e 6 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre 6 mesi (11 per 100.000)» . Alla luce di questi numeri, e al netto dell’«effetto paradosso», continuare a parlare di «epidemia di non vaccinati» centrando tutta la comunicazione sulle percentuali di ospedalizzati/deceduti rischia di essere fuorviante. Soprattutto perché suggerisce che le persone vaccinate non siano rilevanti nell’epidemio - logica del Covid. Secondo un contributo pubblicato su Lan - c et dal professor Günter Kampf d ell’Università di Greifswald si tratta di «una visione troppo semplice» perché «ci sono sempre più prove che gli individui vaccinati continuano ad avere un ruolo rilevante nella trasmissione». Ka m p f ci - ta l’esempio del Massachusetts, in Usa, dove su 469 nuovi casi Covid rilevati durante vari eventi nel luglio 2021, ben 346 di questi (74%) riguardano persone completamente o parzialmente vaccinale. Di queste, 274 (79%) erano sintomatiche. Ma «i valori della soglia del ciclo erano ugualmente bassi tra le persone completamente vaccinate (mediana 22- 8) e le persone non vaccinate, non completamente vaccinate, o il cui stato di vaccinazione era sconosciuto (mediana 21- 5)». Questo significa che la carica virale è elevata anche tra le persone completamente vaccinate. Senza per questo sminuire l’efficacia del vaccino, come del resto aveva già spiegato il Financial Timesqu a l c h e giorno fa, sottolineando che la strategia «zero Covid» non può funzionare ed è anche controproducente per quanto riguarda la campagna vaccinale. Il problema è anche la comunicazione. E l’incapacità di tracciare i soggetti che non hanno fornito una reazione immunitaria adeguata al vaccino. E questo ci porta all’a ltra parte della fotografia scattata dall’Iss. Quella relativa alla durata del vaccino. Il report mostra che l’efficacia del vaccino cala progressivamente, scendendo dopo oltre sei mesi dalla somministrazione dal 79% al 55% nella protezione dall’infe - zione. Giù anche la protezione da malattia severa, che rimane comunque al 95% prima dei sei mesi, all’82% dopo. Nel frattempo, però, uno studio dell’Università di Verona sulla durata degli anticorpi evidenzia la necessità del «booster»: la copertura inizia a calare dopo sei mesi, fino a diventare evanescente nell’arco di 9 mesi perché gli anticorpi prodotti grazie ai vaccini mRna hanno un ciclo vitale che non continua all’infinito, sostiene la ricerca condotta da Gian Luca Salvag no, docente di biochimica dell’università di Verona, pubblicata sulla rivista Clini - cal chemistry and laboratory me dic in e. A rischio sono soprattutto i più anziani, in cui «si è evidenziato un calo così accentuato da ridurre considerevolmente l’efficienza della risposta anticorpale al virus». Guardando i numeri assoluti forniti di ieri dall’Iss si vede, ad esempio, che i casi di ricoveri e decessi negli ultimi 30 giorni tra persone vaccinate con ciclo completo (sia entro 6 mesi sia oltre) riguardano principalmente la fascia 60-79 e over 80. 

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