«Dopo aver giocato a scacchi con le macchine, aver
perso e aver parlato della
sconfitta anche troppo, ora sono maturi i tempi di studiarle con nuove
prospettive, focalizzandoci su come
decidiamo insieme alle macchine». È
l’invito di Massimo Chiriatti in “Incoscienza artificiale”. Un invito che implica un cambio di paradigma: studiare l’intelligenza artificiale come un
sistema ampio che comprende
l’aspetto umano, quello ambientale e
le macchine. In secondo luogo che
questo approccio deve essere profondamente umanistico. Il fine è chiarire
quali siano le nuove frontiere tecnologiche, ma soprattutto come esse siano sfide culturali. Solo così possiamo
capire Neuralink, l’azienda di Musk
che si prepara a creare “gemelli digitali” dei neuroni umani creando così
un ponte tra cervello e computer.
Molti libri sono usciti ultimamente
sulla questione dell’Ia - tra i più recenti “Cervelli a confronto” di Paul
Thagard e “Atlas of AI” di Kate
Crawford -, Chiriatti sceglie una via
personale di non distinguere tra un
aspetto tecnologico, che sovraintende la costruzione del dispositivo, e
una umanistica, che ne studia gli impatti, bensì di attraversare entrambe
le fasi assecondando uno sguardo di
umanista digitale. In questo modo
può descrivere Ibm Debater non solo
come una macchina con delle funzioni, ma come un enorme dispositivo
frutto di un pensiero umano in grado
di partecipare a dibattiti, un po’ come
il computer intelligente immaginato dallo scrittore polacco Stanislaw Lem
e chiamato Golem XIV che dà sfoggio
delle sue potenzialità tenendo pubblici discorsi che mettono in evidenza
un’intelligenza “altra”, non riconducibile a quella umana, sicuramente
non cosciente. Solo tenendo presente
la profonda compenetrazione di bios e techne possiamo avventurarci in
quella “scatola nera” che è il luogo
della elaborazione dei dati e che spesso rimane oscura per precise scelte
industriali. Il punto è che, nonostante
le suggestioni letterarie che includono anche lo straordinario “Il grande
ritratto” di Dino Buzzati, una coscienza non è data nelle Ia, anzi è proprio
l’incoscienza a caratterizzarle.
La sfida metodologica allora è duplice: da una parte Chiriatti invoca un
nuovo approccio teoretico per «avviare un nuovo filone di ricerca con
una nuova figura, l’etologo digitale,
che studi scientificamente il comportamento, lo sviluppo e le capacità»
della Ia, ampliando quindi il raggio di
studio all’ambiente, gli agenti, i
player, gli usi e gli impatti. Dall’altra
immaginarla come un Sistema O, in
riferimento alle categorie sviluppate
da Daniel Kahneman per descrivere
i processi cognitivi. Se il Sistema 1 funziona senza bisogno di controllo
volontario, risponde a sollecitazioni
semplici e mai complesse, e il Sistema 2 svolge invece attività più impegnative che abbisognano di approfondimenti cognitivi, il Sistema 0 è il
software intermediario tra noi e la
realtà e che è appunto caratterizzato
da una “incoscienza artificiale”. L’Ia
ci aiuta a raccogliere dati e, secondo
le nostre indicazioni, li elabora con
crescente autonomia e infine li propone alla nostra coscienza secondo
un processo quanto meno “umanistico”. Bisogna ricordarsi dell’ammonimento per cui «gli algoritmi
non hanno né opinioni né etica»,
quando ci serviamo di Compas, sistema nato per supportare i giudici nelle
loro delicate decisioni. Per supportare e non per sostituire il giudizio, applicando la logica e sottoponendo il
risultato all’umana coscienza.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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