STUPIDA RAZZA

martedì 18 gennaio 2022

Le vittime del vaccino contro lo Stato «Ci fidavamo, ci hanno abbandonato»

 

Effetti avversi. Le vittime del vaccino: ci siamo fidati, lo Stato ci ha abbandonati. Non accettano di essere considerati fantasmi. Cresce il numero delle persone che hanno segnalato gravi reazioni alle vaccinazioni anti Covid, ma rimangono ignorate dallo Stato. Non ci sono solo i «presunti» decessi da post inoculo, incredibilmente sottostimati dalla nostra Agenzia italiana del farmaco che lo scorso settembre parlava di 16 morti «correlabili» con il vaccino, su 608 segnalazioni fatte a quella data da fine dicembre 2020. Le vittime di reazione avversa sono tante, molte dopo mesi continuano ad avere grosse difficoltà a lavorare, a condurre una vita sociale. Si sentono malati senza diagnosi, non curati. Ma soprattutto non ottengono risposte dalle istituzioni, tanto meno risarcimenti. E resteranno senza green pass se decideranno di non fare ulteriori richiami, dopo essere rimasti scottati da «reazioni avverse neurologiche e autoimmunitarie che non si vogliono studiare né curare», come denuncia il comitato Ascoltami che raccoglie testimonianze da ogni parte del Paese. «Stiamo male, è questo che lo Stato dà alle persone che si sono vaccinate?», chiede Alessia, sempre con febbre e dolori muscolari da quando, lo scorso anno, fece la prima dose di Pfizer. Nessuno riesce a spiegarle che cosa le sia capitato, ma la signora è certa che tutto è partito da quella somministrazione. Una farmacovigilanza dovrebbe verificare, controllare, invece silenzio ass o luto. «Volevo vaccinarmi, per proteggere i miei genitori anziani e la suocera, tutti con gravi patologie e comunque immunizzati», racconta Raffaella. «Il 12 maggio mi presentai per la prima dose di Pfizer e il giorno stesso cominciai ad avvertire bruciori intensi agli arti inferiori». Un fuoco che non diminuisce, con il passare dei giorni si diffonde in tutto il corpo, accompagnato da forte astenia, da incapacità di fare qualsiasi movimento. «Al Pronto soccorso mi diedero un antidepressivo, tornata a casa mi si gonfiò il collo e facevo fatica a respirare. Ricoverata con urgenza, fui dimessa poche ore dopo con lo stesso antidepressivo da prendere». Per mesi Raffaella non è riuscita a guidare l’auto, nemmeno a scolare la pasta, ma non era affatto depressione. Passata da uno specialista all’altro, nessuno pensò che potesse trattarsi dell’herpes zoster, meglio conosciuto come fuoco di Sant’Antonio, una delle possibili reazioni avverse da vaccino. «Solo a settembre iniziarono a curarmi con cortisone, ma ancora oggi mi costa fatica fare movimenti, sento che non sono guarita. Segnalai il mio caso all’Aifa, non mi hanno mai contattato. Però nessuno è riuscito a dimostrare che il vaccino non c’e ntra » . Il 4 gennaio la signora ha finalmente ottenuto l’e s o n e ro dal vaccino, con scadenza a fine mese. Poi, se non si fa il richiamo, rimane malata e senza green pass come le autorità l’hanno costretta stare dallo scorso maggio, ignorando la sua condizione di salute. Virostar e immunologi da salotto televisivo ci ripetono ogni giorno che le poche reazioni avverse da siero anti Covid sono «sopportabili e a breve termine», mentre viene ignorata la realtà dei tanti che soffrono danni forse irreversibili. D’altra parte, basta vedere come viene gestita questa ennesima emergenza sanitaria, che non collassa ospedali ma mette a rischio la salute di milioni di persone costrette a immunizzarsi più volte, senza base scientifica, per ottenere un lasciapassare. Secondo il governo siamo in piena quarta ondata, che andrebbe combattuta con super green pass e lockdown dei non vaccinati, però l’Agenzia italiana del farmaco non ha ancora pubblicato il nuovo rapporto sugli eventi avversi. È fermo allo scorso settembre, quando l’Aifa avvisò che il report non sarebbe più stato con cadenza mensile bensì trimestrale. Bizzarra iniziativa, in stato d’emergenza continuamente rinnovato dal governo, quando risulterebbe fondamentale sapere almeno ogni settimana il numero di reazioni avverse segnalate per vaccini ancora sperimentali, così come vengono dichiarati dalle stesse case produttrici. Già non esiste la farmacovigilanza attiva, infatti il 96% segnalazioni che arrivano all’Ai - fa è di tipo spontaneo, quindi rimangono fortemente sottostimate le percentuali di reazioni avverse. Nel nono e fino a oggi ultimo rapporto dell’Agenzia italiana del farmaco, fermo allo scorso settembre, l’85,4% delle segnalazioni risultava «riferita a eventi non gravi» e solo il 14,4% a eventi avversi gravi. Solo si fa per dire, la percentuale è comunque alta e preoccupante, ma sicuramente non corrisponde alla quantità di eventi occorsi dopo il vaccino. L’Aifa specificava che il 53,6% circa delle segnalazioni gravi riportava come esito la «risoluzione completa» o il «miglioramento», mentre il 29% risultava non ancora guarito al momento della segnalazione. Dando per buoni i dati pubblicati, ma quei cittadini in generico miglioramento o non ancora guariti avranno o no diritto a un trattamento, un ristoro, una considerazione? O devono restare nell’o m b ra , spesso ancora malati o costretti a rivaccinarsi? L’Aifa tace. Siamo a metà gennaio e, in piena variante Omicron, non è dato sapere se doppie dosi o richiami stanno creando problemi ai consenzienti o ai forzati del vaccino anti Covid.

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