Tanto per cambiare, la scuola ha affrontato l’en n e si m a riapertura piombando nel caos. Così, a due anni esatti dall’ini - zio del contagio, le cronache del ritorno in classe di milioni di studenti italiani raccontano di proteste, inefficienze, timori per la sicurezza dei ragazzi e dei docenti, che hanno portato ineluttabilmente a un flop, certificato dall’altissimo tasso di defezioni a tutti i livelli. Il problema è che l’introdu - zione di una serie di norme cervellotiche, lungi dal rassicurare, ha prodotto maggiore incertezza, scoraggiando i genitori e - a completare il déjà vu - gettando allo sbaraglio i dirigenti scolastici e il personale degli istituti. Il risultato è stato che, in media, in un Comune su otto la scuola non è ripartita. In totale sono stati 1.044 i Comuni che hanno deciso di far slittare il rientro in classe: 43 in Calabria, 22 nel Lazio, 10 in Piemonte, 9 in Abruzzo, 7 in Molise, 3 in Lombardia, 3 in Sardegna, 2 in Basilicata, uno in Veneto e 4 in Puglia. Sarebbe invece del 10% la stima delle assenze tra prof e personale Ata. Stessa percentuale tra gli studenti, almeno secondo quanto dichiarato dal presidente dell’associazione nazionale presidi Antonello Giann el l i . Col risultato che da tutte le parti del Paese si è levata una protesta praticamente unanime dei presidi, alimentata dalla constatazione di essere stati abbandonati al proprio destin o. Nella lista di lamentele stilata dai dirigenti scolastici, abbondano le segnalazioni di norme contraddittorie e lacunose, di problemi atavici come l’inadeguatezza e il degrado delle strutture (su cui il ministero continua elegantemente a glissare) e la mancanza dei prodotti e dei dispositivi promessi dal governo per la sanificazione e la protezione degli studenti. Il già citato Giannel - li, ha lanciato l’allarme spiegando che, in queste condizioni, nel giro di una settimana l’esplosione del contagio nelle aule potrebbe portare 200.000 classi in Dad e che, già da ieri, gli istituti sono in sofferenza rispetto ai supplenti da impiegare per i docenti positivi. Il che lo ha portato a dire che la scelta di ripartire in queste condizioni non lo ha trovato d’accordo, così come hanno manifestato la propria contrarietà molti suoi colleghi di scuole e licei sparsi per tutto il Paese. Sulla lunghezza d’onda dei presidi si è trovato il consigliere scientifico del ministro della Salute, Walter Ricciardi, per il quale «sono mancati interventi strutturali e oggi gli studenti possono essere il detonatore del contagio». Per R ic c i a rd i alla scuola va prestata «una particolare attenzione, in tutti gli aspetti, dalla purificazione dell’aria, alle mascherine, il personale, l’atten - zione a una serie di procedure, i trasporti locali, un’a l tra grande carenza, che sono stati rafforzati in maniera non sufficiente». In particolare su que s t’ultimo punto, non pochi presidi hanno lamentato che, dopo due anni, nemmeno questa volta si è intervenuti in modo incisivo a valle dell’esten - sione del super green pass, saturando pericolosamente le corse. Ci sono stati istituti, come il Francesca Morvillo di Roma, in cui non si sono presentati 976 alunni su 1.371 e le classi dell’infanzia sono vuote, mentre il preside dell’Is t i tuto Vittorio Emanuele II di Genova ha parlato di «classi decimate», ma a fare la sintesi più efficace è stato Mario Rusconi, dirigente dell’Anp Lazio: «Classi a rango ridotto, mancanza diffusa di docenti, impiegati e bidelli. Non si vedono le mascherine Ffp2 e nulla si sa dello screening ministeriale degli studenti». Per i suoi colleghi piemontesi «in queste condizioni era meglio rinviare l’apertura delle scuole». Sul fronte studentesco, il malumore è sfociato nelle proteste più tradizionali e politicizzate, come gli «scioperi» decretati nella Capitale, a Napoli, Bari, Catanzaro e in tutta la Sardegna e l’occ upa zio ne del Liceo Manzoni a Milano, mentre un coro unanime di protesta si è levato da numerosi istituti per segnalare anche la mancanza dei tamponi, definiti «introvabili». Sul versante politico, a parlare è stato in primis il premier Mario Draghi, che nella conferenza stampa «in differita» ha ribadito che il ritorno in presenza a scuola ha obbedito a una precisa priorità politica stabilita dal governo, aggiungendo che a questa conclusione l’esecutivo è arrivato di concerto con le Regioni. Dai governatori, però, non sono mancati - oltre alla «rivolta» di Vincenzo De Luca - delle perplessità come quelle del presidente della Puglia M ich el e E m i l i a n o, per il quale «non è possibile obbligare alla presenza in classe e i genitori devono avere il diritto di chiedere la Dad» o quello calabrese Roberto Occhiuto, che avrebbe preferito un differimento di un paio di settimane. Dalle forze politiche, le critiche di Fratelli d’Italia si sono per una volta saldate con quelle di Sinistra italiana: per il partito di Giorgia Meloni «non basta solo affermare a parole, come ha fatto il governo, che si vogliono garantire le lezioni in presenza, ma bisognerebbe soprattutto attivarsi per far sì che ciò accada», mentre il segretario di Si Nicola Fratoianni si è trattato di una «ripartenza all’insegna del caos e dell’i mp rov v i s a z io n e » .
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento