C’è la carne sintetica, prodotta coltivando cellule animali in laboratorio. Ci sono i cibi “senza”, privi di lattosio o di glutine, e quelli “arricchiti”, magari di ferro o di selenio. Ci sono gli integratori alimentari. Ci sono gli alimenti vegan, prime fra tutti le bevande alternative al latte. E ci sono persino le farine di insetti. Tutti insieme, formano la categoria del cibo modificato, un mercato che nel mondo ha raggiunto i 500 miliardi di dollari e che attira un crescente interesse da parte degli investitori. I numeri arrivano dall’Area studi Mediobanca, che non a caso al cosiddetto novel food ha appena dedicato un report. Secondo i suoi analisti, il mercato dei cibi funzionali potrà contare su un tasso di crescita medio annuo del 6,9% che porterebbe il comparto a 750 miliardi di dollari nel 2027. La categoria più consistente è quella dei cibi per il controllo del peso, che già vale 214 miliardi di dollari, seguita dagli integratori che valgono a livello globale 140 miliardi. I baby food arrivano a 73 miliardi, mentre le specialità vegan fatturano 25 miliardi e hanno il tasso di crescita atteso più alto, intorno al 9%. Il mercato italiano In Italia una parte di questi alimenti 2.0 fa storcere il naso al made in Italy più tradizionale, in particolare agli allevatori e ai trasformatori di latte. Ma è un dato di fatto che l’attenzione nei loro confronti è in crescita: sia da parte di chi è attento al tema della salute, sia da parte di chi persegue una sempre maggiore sostenibilità. Si calcola per esempio che tra il 2016 e il 2020 le malattie cardiovascolari abbiano prodotto nella Ue 38,5 milioni di casi di ospedalizzazione, per un costo diretto e indiretto pari a 1.330 miliardi di euro nel quinquennio: un consumo regolare di Omega-3 avrebbe portato a una riduzione del 5% circa del rischio di malattia cardiaca, con minori ospedalizzazioni e quindi un risparmio di 64,5 miliardi di euro. Quanto alla sostenbilità ambientale, invece, ricorda il report di Mediobanca che la filiera alimentare è responsabile del 26% delle emissioni di gas serra, e di tale quota il 50% è riferibile alle sole attività di allevamento. Nel campo degli integratori l’Italia è già il maggiore mercato europeo, con acquisti che nel 2020 hanno toccato i 3,8 miliardi di euro nel 2020. Gli alimenti per l’infanzia rappresentano un mercato da 0,3 miliardi di euro, mentre la nutrizione specializzata in senso stretto vale ulteriori 0,7 miliardi. Sempre nel nostro Paese l’insieme dei prodotti “senza” vale altri 6,9 miliardi di euro: i più richiesti sono gli alimenti per celiaci, seguono le referenze senza conservanti, quelle senza olio di palma e quelli senza lattosio. Poi c’è tutto il capitolo delle proteine alternative, dalla produzione di carne derivata dai legumi alle bistecche coltivate in laboratorio, fino all’impiego alimentare degli insetti e delle alghe. Secondo Mediobanca tutti questi segmenti insieme dovrebbe passare entro il 2035 dall’attuale 2% all’11% del mercato complessivo delle proteine, per un valore globale attorno ai 290 miliardi di dollari. A volumi, la crescita media annua al 2035 sarebbe del 14%, trainata principalmente dai derivati vegetali. Carne sintetica e insetti Una frontiera a parte riguarda la cosiddetta carne sintetica, che non proviene cioè dalla macellazione di animali vivi, ma è prodotta in laboratorio a partire da serie di cellule animali coltivate e alimentate con sieri di origine animale o vegetale. Il settore della carne in vitro è ancora allo stato embrionale, ma l’interesse attorno ad esso è cresciuto: oggi nel settore operano circa cento start up che, nel 2020 hanno raccolto capitali per 370 milioni di dollari, sei volte l’ammontare raccolto nel 2019. Al di là delle questioni etiche, lo sviluppo della carne sintetica consentirebbe di centrare una serie di obiettivi ambientali in termini di riduzione dello sfruttamento della terra (95% in meno rispetto all’allevamento), di abbattimento delle emissioni di gas serra (fino all’87% in meno) e di risparmio d’acqua. Anche le farine di insetti sono un alimento sui cui gli investitori mondiali si stanno già misurando: si stima che nel 2023 l’industria mondiale degli insetti raggiungerà un valore di circa un miliardo di dollari, per poi arrivare a 4,6 miliardi di dollari nel 2027, con un tasso di crescita medio annuo del 44%. Nei Paesi occidentali sono ormai operative circa 400 imprese di allevamento e commercializzazione di insetti, essenzialmente grilli e tarme della farina.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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