Cresce l’allarme intorno alle aziende dell’indotto automotive, a cominciare dalle multinazionali. Sul tavolo i primi 1.200 esuberi indicati da Bosch e Marelli, una anticipazione, secondo i sindacati, di un impatto pesante sul lavoro che nei prossimi mesi potrebbe coinvolgere tra i 4 e i 5mila addetti. Lo stesso ministero dello Sviluppo economico ha deciso di convocare i responsabili delle principali aziende del settore in un incontro nato fuori dalla logica dei tavoli istituzionali – ce ne sono in piedi sue per il settore al Mise – necessario per focalizzare quali sono le sfide industriali e che peso hanno le minacce per l’occupazione.I numeri emersi dai tavoli sindacali di Bosch e Marelli la settimana scorsa danno il senso del possibile impatto. Il gigante tedesco della componentistica, che a Bari ha un polo industriale tutto focalizzato sulle produzioni per i motori diesel, ha annunciato almeno 700 esuberi da qui al 2027 ma per i sindacati, se non si lavorerà sulla riconversione delle produzioni, è a rischio l’intera fabbrica pugliese che conta circa 1.700 addetti. Per Marelli la riorganizzazione porterà ad una riduzione dell’organico in Italia per circa 550 persone, in aree però non collegate alla produzione. Realtà a cui potrebbero presto affiancarsi i casi di Vitesco e Denso, multinazionali alle prese con produzioni strettamente collegate ai motori tradizionali, a corto dunque di prospettive industriali future. Si tratta di una sorta di prima linea del fronte del lavoro, con 4-5mila addetti travolti da una transizione veloce e, sul fronte delle politiche industriali, non governata. Campanelli d’allarme difficili da ignorare, che indicano un’accelerazione delle crisi sul campo a fronte di volumi di mercato in calo e di una transizione che mette nell’angolo le competenze industriali nel settore del Powertrain. Si tratta di un allarme che accomuna tanto il mondo industriale quanto i sindacati. Nella stessa settimana in cui il ministro Giorgetti ha convocato gli esponenti delle principali imprese del settore auto ci sarà anche l’incontro, domani 3 febbraio, tra Federmeccanica e le sigle dei metalmeccanici – Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm – proprio per fare il punto sulle difficoltà del comparto, rimasto a secco, nell’ultima manovra, di incentivi di mercato e sostegni per la transizione.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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